lunedì 12 ottobre 2015

Doppio punto di vista - settembre 2015. A PROPOSITO DI CAMBIAMENTO

Settembre, periodo di nuovi inizi: parte un nuovo anno educativo con l’avvio di nuovi progetti, di nuovi percorsi lavorativi, rinnovamenti nei gruppi di lavoro e soprattutto partenza di una nuova avventura per molti bambini che iniziano la loro esperienza al nido o alla scuola dell’infanzia. 


È il periodo per eccellenza dell’ambientamento, un processo di cui, in questa rubrica, non voglio parlare fornendo una lista di consigli utili o approfondendo le pratiche, consapevole che ogni servizio le sviluppa secondo modalità e caratteristiche che lo contraddistinguono. Vorrei invece provare brevemente a focalizzare l’attenzione su due punti di vista, quello dei servizi e quello delle famiglie, per riflettere su rappresentazioni, emozioni, investimenti affettivi che caratterizzano questa fase, con apprensioni e fatiche diverse ma al contempo molto simili.

Il punto di vista dei servizi
L’ambientamento è quel periodo dell’anno carico d’impegno professionale, non solo fisico, ma soprattutto emotivo; è il momento in cui le proprie sicurezze spesso sono messe in discussione perché le strategie che hanno sempre funzionato con quel bambino non portano a nessun risultato, perché sembra impossibile che il nuovo gruppo possa cominciare a conseguire il livello di adattamento che ci si aspetta… L’interazione con i bambini e le bambine risulta particolarmente faticosa e fa emergere tutte le ansie rispetto alla propria adeguatezza e competenza ma è proprio il momento in cui viene richiesto di trasmettere, all’opposto, sicurezza e serenità, raddoppiando la fatica. Lo richiedono i bambini, che cercano negli adulti il riferimento di fronte al loro smarrimento, lo richiedono le famiglie, che vivono sentimenti ambivalenti, lo richiedono spesso le istituzioni, che impongono tempi e obiettivi.

Il punto di vista delle famiglie

Ogni famiglia ha una storia, abitudini e appartenenza a una cultura che rendono differente l’approccio a questo momento, ma non è certo scontato pensare che in ogni caso si tratti di un passaggio, molto spesso da un vissuto di fusione affettiva della coppia madre-bambino alla prima reale esperienza di separazione. Questo momento segna un mutamento degli equilibri, non solo organizzativi e pratici, perché sovente segna per le mamme anche la ripresa dell’attività lavorativa, ma soprattutto relazionali. Affidare un figlio ad altre persone che non fanno parte della stretta cerchia familiare implica vissuti di sensi di colpa, timori, ansie. Spesso dietro le eccessive preoccupazioni e le continue richieste di rassicurazione si nasconde la necessità di continuare a sentirsi l’unico riferimento per i propri piccoli, mentre restano sempre i dubbi sulla scelta fatta: e ciò che accade dentro al nido, nel momento in cui si comincia il processo di separazione, resta per i genitori quasi un “mistero” carico di curiosità, che può essere anche vera e propria preoccupazione rispetto al benessere del bambino, almeno finché, con il trascorrere delle settimane non si concretizza quel rapporto di fiducia, fondamentale per ristabilire il giusto senso di serenità nel momento del distacco.

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