tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post1651809350406425014..comments2023-10-04T18:10:13.094+02:00Comments on Bambini ZeroSei: Tra anticipo, obbligo e identità deboleBambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.comBlogger2125tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-88847455917544269972014-07-16T12:34:24.279+02:002014-07-16T12:34:24.279+02:00Ho il piacere di commentare quest'articolo scr...Ho il piacere di commentare quest'articolo scritto da una Persona, Docente, che per me ha avuto molta importanza durante l'iter formativo nell'università di Firenze. L'ho dovuto rileggere più volte per soffermarmi con attenzione su alcuni punti per me essenziali da affrontare, come per esempio: cosa significa per un genitore permettere che suo figlio/a frequenti la scuola dell'infanzia, quali sono le sue aspettative, cosa richiede alla scuola scelta, e come il confronto con gli insegnanti possa fare da ponte tra alunno/a famiglia e scuola. Sentir parlare, a mio umile avviso, di anticipo scolastico fa solo venire i brividi, brividi di timore per un pensiero "emanato" su una realtà scolastica, educativa, pedagogica dunque, formativa, che ahimè solo chi la vive nel quotidiano la conosce, ecco perchè ancora una volta mi sembra un pensiero tanto lontano dall'esigenza di un bambino/a di 5 anni che ha necessità di concludere il suo percorso in un ciclo di iniziazione così delicato e ricco di stimoli, che non può essere "anticipato" a mio avviso sarebbe solo TRONCATO...credo, da ciò che ho visto nella mia complessa e massiccia esperienza scolastica in una scuola dell'infanzia, che ci sia più bisogno di valorizzare la continuità. Un percorso a metà non permette che un'identità si sviluppi a tappe, la continuità invece crea un collegamento arricchente che recupera forgia e trasforma quanto già consolidato. Non ritengo di avere le competenze per affermare se è meglio o no l'anticipo dell'ingresso del bambino nella scuola primaria, ma posso dire che se un bambino/a vive la scuola dell'infanzia non come essa è stata pensata veramente bensì come unico avvio al ciclo d'istruzione successivo condito di ansie paure costrizioni palestra di competizione, e se queste effettivamente non vengono poi smontate una volta arrivati in prima elementare, ecco credo che la cosa si ribalterebbe, e un insegnante di scuola dell'infanzia riacquisterebbe voce, perchè il luogo comune della poca importanza della sua funzione è palesemente smentita da un dato di fatto oggettivo: la fascia 3-5 anni è un'età così delicata complessa e immensa che davvero andrebbe solo resa migliore lavorando su di essa con competenze e professionalità. Per me è la colonna dorsale di un'intera vita, ecco perchè forse la più sottovalutata e "attaccata". Ringrazio la dott.ssa Panchetti per il suo contributo e concludo con una sua notevole affermazione: "la scuola dell’infanzia, scuola che ha solamente 46 anni, è giovane, fragile, vulnerabile e “senza parola” e ciò richiede interventi di mediazione, di protezione e di valorizzazione delle buone pratiche, come le esperienze positive sul curricolo verticale".Valentina https://www.blogger.com/profile/04985869281613204287noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-56632143549550117222014-07-05T20:28:37.281+02:002014-07-05T20:28:37.281+02:00Sono d'accordo, la scuola dell'infanzia se...Sono d'accordo, la scuola dell'infanzia sembra "scomparsa" dal dibattito, mentre resta un momento essenziale per uno sviluppo positivo dei bambini. "Scomparsa" come sembra scomparso il concetto di "infanzia", travolto da una visione "adulta" dei bambini. Anche la scuola a volte cade in questo, con uno sguardo troppo rivolto esclusivamente agli apprendimenti precoci. E' un caso o, forse, davvero l'inizio di una nuova discussione, che oggi, 5 luglio, sull'inserto del sabato di "Repubblica" "D", Umberto Galimberti tratta da par suo gli stessi argomenti ben affrontati dall'articolo di Panchetti.<br /><br /><br />Anonymousnoreply@blogger.com