tag:blogger.com,1999:blog-51556740589000293112024-03-13T17:05:03.137+01:00Bambini ZeroSeiBambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.comBlogger173125tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-90420991991339594542016-05-17T14:13:00.002+02:002016-05-17T14:13:53.566+02:00Esperienze in corso - Maggio 2016. UN’ESPERIENZA FORMATIVA<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitQpe5w3NSNh3xGC6jkPCDOt43skn453dUWOPi9rgIvtgq5cWOppz1p1GFms0pzzsTsllnvsJEtPEZu6FJQVMyeCFh_uAi9571JwyJxB_cVvHNBURRXWkJ3S8FpUoc6oOcrsD3z6pQ6nDO/s1600/Esperienze+in+corso_logo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEitQpe5w3NSNh3xGC6jkPCDOt43skn453dUWOPi9rgIvtgq5cWOppz1p1GFms0pzzsTsllnvsJEtPEZu6FJQVMyeCFh_uAi9571JwyJxB_cVvHNBURRXWkJ3S8FpUoc6oOcrsD3z6pQ6nDO/s320/Esperienze+in+corso_logo.jpg" style="cursor: move;" width="195" /></a>Di Sara Genny Chinnici</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
La cooperativa sociale “Koinè” onlus di Novate Milanese, a partire dall’anno educativo 2012-2013, ha partecipato a un progetto di ricerca, del dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa”, dell’Università Milano-Bicocca. </div>
<div style="text-align: justify;">
</div>
<a name='more'></a>Le educatrici dei servizi alla prima infanzia della cooperativa (tredici asili nido e un centro prima infanzia) hanno svolto un percorso formativo, con l’obiettivo di favorire nei gruppi di lavoro l’appropriarsi di metodologie, empiricamente validate, per accompagnare la crescita emotiva dei bambini. I risultati della ricerca sono stati pubblicati nel volume di Alessia Agliati, Ilaria Grazzani e Veronica Ornaghi: La socializzazione emotiva nei contesti educativi per l’infanzia. Conversare sulle emozioni al nido (Edizioni Junior-Spaggiari Edizioni, Parma, 2015).<br />
<div style="text-align: justify;">
I contenuti del percorso formativo hanno generato significativi cambiamenti nel nostro operato.</div>
<div style="text-align: justify;">
Nella relazione con i bambini, le educatrici ci raccontano che la formazione le ha sostenute nell’avvicinarsi con sensibilità e cura al mondo emotivo dei piccoli, arricchendo la relazione con e fra i bambini. Inoltre, hanno preso consapevolezza della loro responsabilità in relazione allo sviluppo emotivo dei bambini e alle loro competenze.</div>
<div style="text-align: justify;">
“Ora quando li guardo nei momenti di gioco spontaneo, il mio obiettivo è di vedere i loro comportamenti prosociali. Mi sono accorta che prima intervenivo tempestivamente in alcune situazioni, non lasciavo al bambino la possibilità di gestire e comprendere quella determinata situazione, cercavo di limitare i danni e di fargli provare meno frustrazione possibile. Ora sono più consapevole delle loro potenzialità della loro capacità di entrare in relazione con l’altro. Il mio ruolo è quello di accompagnare il bambino nel vivere la propria emozione, dandogli gli strumenti per riconoscerla, per dargli un nome, per gestirla, affrontarla e regolarla”.</div>
<div style="text-align: justify;">
Questa assunzione di responsabilità delle educatrici si è trasformata anche in una presa di consapevolezza delle proprie competenze, portandole poi a un lavoro individuale su questi temi.</div>
<div style="text-align: justify;">
“Ho bene in mente che noi abbiamo una grande responsabilità nei confronti dei bambini, rispetto alle scelte che facciamo e all'impegno che ci mettiamo. Il cambiamento innanzitutto è avvenuto dentro di me, nel modo di vedere, ragionare e poi affrontare alcune emozioni, soprattutto quelle negative. Sto cercando anche di ampliare il mio vocabolario emotivo. Mi accorgo, inoltre, che mentre alcuni interventi sono spontanei, altri non lo sono affatto e presa dalla giornata alcune situazioni mi sfuggono; a posteriori dico fra me e me: «Avrei potuto sfruttare quell'occasione in modo migliore» e mi accorgo che non sono ancora così allenata per riuscire spesso a cogliere alcune occasioni per poterci lavorare insieme ai bambini”.</div>
<div style="text-align: justify;">
Questa formazione ha contribuito, attraverso l’utilizzo sistematico dei protocolli osservativi (carta e matita) riletti e analizzati con le formatrici, a riconoscere le cause delle emozioni che i bambini provano e manifestano, individuando i bisogni sottostanti. Inoltre si è aperto un confronto per passare da una cultura individuale a una cultura di gruppo.</div>
<div style="text-align: justify;">
Infine, la formazione ha consentito nuovi scambi relazionali quotidiani fra educatrici e famiglie, ha permesso lo sviluppo di una maggior consapevolezza reciproca rispetto alla corresponsabilità educativa, fra nido e casa, attorno all’educabilità della competenza emotiva.</div>
<div>
<br /></div>
Bambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-56956079055894295112016-05-17T14:11:00.004+02:002016-05-17T14:11:42.876+02:00Doppio punto di vista - Maggio 2016. QUESTIONE DI TRASPARENZA<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGlwld2C3VEuC-nBhi7ooOzaxXIxLaL1ia-_UZCJMRcayeNarTpvZpYozlEYFdlzFd7z9WEFLyHgc1zLIUsB3hMxk5twc1mGq8cQ_4YWsA9WxpaStwGuQAt3rxHBs5SRO2y3F1LDooIbam/s1600/Doppio+punto+di+vista_logo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjGlwld2C3VEuC-nBhi7ooOzaxXIxLaL1ia-_UZCJMRcayeNarTpvZpYozlEYFdlzFd7z9WEFLyHgc1zLIUsB3hMxk5twc1mGq8cQ_4YWsA9WxpaStwGuQAt3rxHBs5SRO2y3F1LDooIbam/s320/Doppio+punto+di+vista_logo.jpg" width="197" /></a>di Claudia
Ottella<o:p></o:p></div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
Il principio della
trasparenza è un concetto che oggi viene utilizzato per definire la possibilità
che deve essere data ai cittadini di accedere a tutte le informazioni che riguardano
l’attività della Pubblica Amministrazione, allo scopo di favorire forme diffuse
di controllo democratico sulle istituzioni. </div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
</div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
I servizi educativi, in quanto
servizio pubblico, non sono esenti da tale principio. Peraltro, alla luce di
recenti fatti di cronaca, che hanno messo in evidenza spiacevoli situazioni, la
reazione spontanea di chi è al di fuori di essi è proprio la richiesta di
controllo sulle dinamiche che avvengono all’interno, quasi che, attraversandone
le pareti e ipotizzando strategie di vigilanza diretta delle famiglie, i
problemi che generano tali circostanze si potessero dissolvere.<o:p></o:p></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<b><i>Il punto di
vista dei servizi</i></b><o:p></o:p></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
Una prospettiva di
trasparenza imposta, anche per chi nulla avrebbe da nascondere, non appare
allentante, soprattutto nei termini di veder cadere invece, in nome di tale
innegabile principio, il valore della fiducia reciproca nel patto costruito con
le famiglie. Ribaltando il problema, ci domandiamo che cosa accadrebbe invece
se fossero i servizi ad aprirsi in modo diverso, costante, continuo,
dimostrando che quei confini che si vorrebbero forzatamente travalicare, in
realtà non esistono. In questo caso, l’impulso a compiere il primo passo
scaturisce dai servizi, che uscendo fuori e varcando le soglie delle aule
possono manifestarsi senza titubanze. Provando a immaginare di non restare
chiusi dentro le stanze di scuole e nidi, e di abitare giardini, strade, parchi
cittadini, orti, quartieri, incontrando il mondo senza chiuderlo fuori, mentre
si stemperano naturalmente i dubbi e si dissipa ogni ambiguità, si
permetterebbe anche ai bambini di vivere un modo nuovo e più autentico di fare
scuola. In nome della sicurezza, oggi, ci si imprigiona sempre più spesso
dentro le rassicuranti pareti dei servizi: così facendo però, negando ogni
possibile continuità con l’esterno, rendiamo sempre più inaccessibile e
sconosciuto il dentro. E ciò che è ignoto spesso intimorisce.<o:p></o:p></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<b><i>Il punto di
vista delle famiglie</i></b><o:p></o:p></div>
<br />
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
Ogni genitore, che affida
il suo bene più prezioso ad altri, ha il bisogno e il diritto di essere
rassicurato rispetto all’aver correttamente riposto la propria fiducia. Il
desiderio di vedere all’interno delle mura in cui i bambini trascorrono molte
ore è legittimo e comprensibile: c’è da domandarsi, però, se tale desiderio
persisterebbe qualora queste mura fossero implicite anziché reali, se non
fossero barriere ma solo un alveo aperto allo sguardo, pareti traspiranti tra
il dentro e il fuori. Di fronte a un’istituzione che si muove nel mondo, non
asserragliata e inaccessibile, ma orientata all’esterno, disponibile ad aprire
il varco, forse decadrebbe la necessità di introdursi con prepotenza. Il patto
di fiducia, indispensabile in ogni processo educativo, non sarebbe in alcun
modo messo in discussione, se validato quotidianamente dalle incursioni della
scuola fuori. <i>“Se la soglia è
aperta, facilmente praticabile, senza ostacoli, significa che tra il dentro e
il fuori c’è continui-tà, che chi sta dentro accoglie chi sta fuori e
viceversa” </i>(L. Ottolini, “Soglie”, in
M. Guerra, a cura di, <i>Fuori.Suggestioni
nell’incontro tra educazione e natura</i>, Franco
Angeli, Milano, 2015), con una trasparenza spontanea e generatrice di fiducia,
dove lo stare fuori diventa proiezione della realtà dentro.<o:p></o:p></div>
Bambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-46927948529706424282016-05-17T14:10:00.003+02:002016-05-17T14:12:01.534+02:00Domandano si impara - Maggio 2016. QUANTE PAROLE? QUALI PAROLE?<div style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVvDuwStjFzwUUeTC4AlnZkgWaUp_2yIrPCxEggpIgURpl1EHrFkbuS3D86uOb92FGGtAvOE1Re71vG-FTbNHJzKW5im98WziWQcjKvRDdL5fFJDz4KOX_iCOMs46wKI6JyLABY_eAH4dA/s1600/Domandando+si+impara_logo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgVvDuwStjFzwUUeTC4AlnZkgWaUp_2yIrPCxEggpIgURpl1EHrFkbuS3D86uOb92FGGtAvOE1Re71vG-FTbNHJzKW5im98WziWQcjKvRDdL5fFJDz4KOX_iCOMs46wKI6JyLABY_eAH4dA/s320/Domandando+si+impara_logo.jpg" width="200" /></a><i>di Elisabetta Marazzi</i></div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Parlare con bambini e adulti è talvolta più complesso di quanto non sembri e rimanda a saperi spesso dati per scontati o non considerati. In particolare, mi vengono alla memoria alcuni episodi d’interazione con i bambini, che vorrei raccontare.<br />
<br />
<a name='more'></a><br /><br />
Un primo esempio riguarda una sezione eterogena di una scuola dell’infanzia. Entrando in classe una bambina di 4 anni mi guarda e io, avvicinandomi a lei, la saluto e le chiedo: “E tu chi sei?”. Lei mi guarda e poi, indirizzando lo sguardo alla sua destra, allunga il braccio verso la parete che le è accanto e, indicandomi il suo simbolo, mi dice: “Sono la ciliegia!”. Io rimango perplessa, poi giro gli occhi verso la parete e vedo che siamo proprio accanto al pannello delle presenze su cui sono attaccati tutti i simboli dei bambini. A quel punto mi rivolgo nuovamente alla bambina e, scusandomi per non essermi espressa chiaramente, le chiedo il nome.</div>
<div style="text-align: justify;">
Un altro esempio è ancora di scuola dell’infanzia. Un gruppo di bambini di 3 anni e mezzo sta giocando liberamente. Io sono seduta e li sto osservando. Un bambino mi si avvicina e mi chiede: “Tu dove abiti?” e io rispondo: “Un po’ lontano da qui”. Il bambino allora mi guarda e nuovamente chiede: “E dov’è?”.</div>
<div style="text-align: justify;">
E poi ancora… durante il momento del pranzo in un nido un gruppo di bambini di circa 18 mesi è seduto a tavola e sta mangiando. L’educatrice per sostenere i bambini nell’assaggiare le verdure dice: “Me le mangerei io!!!” ed ecco che un bambino le allunga la posata con sopra un po’ di verdura prendendo sul serio l’affermazione scherzosa dell’adulta.</div>
<div style="text-align: justify;">
Sono brevi narrazioni, esempi che, credo, possano rimandare all’esperienza che l’educatrice vive nella quotidianità educativa, situazioni che raccontano come “La coppia insegnamento/apprendimento non è divisibile […]. In realtà insegnanti e studenti compiono nello stesso tempo le due azioni di insegnare e apprendere” (P. Perticari, M. Sclavi, a cura di, Il senso dell’imparare, Anabasi, Milano, 1994). Molteplici sono quindi le occasioni attraverso cui sperimentare che, nella relazione con i bambini, le parole che diciamo hanno un peso e possono farci cogliere la pluralità dei pensieri dei bambini stessi e le modalità attraverso cui i più piccoli apprendono e scoprono: “Ecco dunque la bella sfida che ci troviamo davanti: comprendere che l’errore può diventare l’inizio e non il termine del percorso, ed essere consapevoli che davanti abbiamo menti che hanno diritto al nostro rispetto, anche se arrivano a conclusioni a cui noi non eravamo preparati. Accettare la non banalità dell’essere umano e il suo divenire” (ibidem).</div>
<div style="text-align: justify;">
I momenti di scambio verbale con i bambini, le situazioni di narratività tra adulto e bambino, le domande che poniamo e le affermazioni di cui siamo portatori possono avere più di un significato in stretta connessione con il contesto, lo spazio e la storia delle persone con cui interagiamo poiché “L’espressione di sé è personale, ricerca l’autenticità, descrive valori, emozioni, bisogni che il soggetto sente, vive dentro di sé. La comunicazione invece ha carattere sociale, è fatta per qualcuno (per l’insegnante, per i compagni, per i genitori ecc.), risponde alle caratteristiche dell’interazione e della relazione con i destinatari” (E. Nigris, a cura di, Esperienza e didattica, Carocci, Roma, 2007).</div>
<div style="text-align: justify;">
Ecco quindi che ascoltarsi nello scambio comunicativo significa ascoltare le proprie aspettative e, soprattutto, indagare i ricchissimi mondi possibili che l’altro può offrirci.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Bambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-9198020514949432002016-05-17T14:09:00.001+02:002016-05-17T14:09:16.847+02:00Domandando si impara. Aprile 2016. PRESTO CHE È TARDI! QUANTO TEMPO ABBIAMO?<div class="Paragrafobase">
<i>di Elisabetta
Marazzi</i><o:p></o:p></div>
<br />
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
La nostra vita quotidiana è
governata da un continuo conto alla rovescia, da una costante rincorsa in cui
siamo sempre a chiederci: <i>“E adesso cosa
facciamo?”</i> o a dire ai bambini cosa
devono fare, come se “fermarsi” e “stare” siano indicatori dell’inadeguatezza.<i><o:p></o:p></i></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<i>“Gli studi di
sociologia del tempo considerano il tempo come il frutto di una costruzione
sociale e di una dialettica tra il sistema di esperienza-condotta individuale e
i sistemi collettivi di organizzazione delle attività. In questa prospettiva
l’esperienza di socializzazione all’uso del tempo è per il bambino una forma di
apprendimento e interiorizzazione dei modi di concepire e vivere il tempo in uso
nella società cui appartiene” </i>(A.
Bondioli, G. Nigito, a cura di, <i>Tempi, spazi, raggruppamenti</i>,
Edizioni Junior, Azzano S. Paolo, Bg, 2008). È la società a dettare sovente i
tempi, è il contesto in cui viviamo a scandire i ritmi della vita di ciascuno e
in questa scansione i bambini cercano di comprendere come tenere insieme tutti
i loro pezzi: quelli della relazione, del gioco, dell’esperienza proposta
dall’adulto a scuola e a casa. I bambini ci osservano, ascoltano e rispondono
alle nostre, talvolta, troppo frenetiche richieste e quando provano a
rallentare i nostri tempi li reputiamo poco interessati, inattivi o oppositivi.
La loro inattività viene scambiata quasi per pigrizia anziché per bisogno di
elaborazione degli apprendimenti e ridefinizione del proprio essere nello
spazio e nel tempo di appartenenza: <i>“La moltiplicazione di stimoli […] crea una massa di dati che chi
li subisce non è messo nella condizione di poterli assimilare, nel nostro caso
di renderli esperienza […] gli episodi non accedono ad unità, rimangono gli
urti, gli </i>chocs<i>, le combinazioni casuali. Il
comportamento rischia di perdere quella dimensione di riflessione
indispensabile a renderlo atto libero e responsabile. Viene annullata la
sensazione di appartenenza di sé rispetto ai propri vissuti” </i>(P. Malavasi, a cura di, <i>Pedagogia dell’ambiente</i>, ISU,
Milano, 2005).<o:p></o:p></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
Ecco allora che
riappropriarsi del tempo e dei tempi di vita, di lavoro, di gioco e di ozio
(inteso come un fare altro) permetterebbe ai bambini di occuparsi della
narrazione di sé e delle esperienze vissute per rielaborarle e farle proprie.
Impadronirsi nuovamente di tali tempi significa assumersi la responsabilità, in
qualità di professionisti, di scegliere come organizzare e gestire i tempi dei
servizi educativi in modo tale che siano efficaci per la narratività dei
bambini e non per la richiesta acritica di alcune scelte sociali, per la
narrazione di un processo e non per la realizzazione di un prodotto: <i>“Una buona organizzazione è quella che
presenta un disegno chiaro degli eventi della giornata, un’articolazione dei
momenti di routine e di attività che si mantiene stabile nel corso del tempo
[…]. L’agenda della giornata non deve tuttavia essere assolta in modo rigido,
ma così da tenere conto delle esigenze impreviste sia dei singoli che del
gruppo e senza trascurare le ricadute educative che una tale organizzazione –
con i suoi ritmi, scansioni e alternanze, con le esperienze e le attività che
propone – può di giorno in giorno determinare”</i> (Bondioli e Nigito, <i>op. cit.</i>). <o:p></o:p></div>
<br />
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
Un bel dì il Cappellaio
Matto di Lewis Carrol disse ad Alice: <i>“Se tu conoscessi il Tempo come lo conosco io, non ne parleresti
con tanta confidenza. […] Se invece ti fossi mantenuta in buoni rapporti con
lui, farebbe fare al tuo orologio tutto quello che vuoi”... </i>che avesse ragione?!<o:p></o:p></div>
Bambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-19704770265093431592016-05-17T14:07:00.003+02:002016-05-17T14:08:05.686+02:00Doppio punto di vista - Aprile 2016. IL PROCESSO DI DOCUMENTAZIONE<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKoaqMr57RNZvekIY_4qJkAFJSfT2FIWKlG7Ra4w89yiklD01civerGQpkOINpntRSOjU_cgQmNrLmkVC6sR0eHvR9QWl31D_Tp-Va4OWSj21n8HUgwvgizfl5p-eN2QVKkodWb6eP7SOg/s1600/Doppio+punto+di+vista_logo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjKoaqMr57RNZvekIY_4qJkAFJSfT2FIWKlG7Ra4w89yiklD01civerGQpkOINpntRSOjU_cgQmNrLmkVC6sR0eHvR9QWl31D_Tp-Va4OWSj21n8HUgwvgizfl5p-eN2QVKkodWb6eP7SOg/s320/Doppio+punto+di+vista_logo.jpg" width="197" /></a><i>Di Claudia Ottella</i><br />
<br />
<br />
L’anno educativo si appresta a volgere al termine e nei servizi si fa strada l’urgenza di documentare e rendere visibili i percorsi di apprendimento che hanno attraversato la vita di scuole e nidi.<br />
<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
Se consideriamo il processo di documentazione dal doppio punto di vista, gli interrogativi che sorgono possono riguardare la funzione e la forma che a esso viene attribuita ma soprattutto l’angolazione da cui decidiamo di rendere esplicita la pratica quotidiana.<br />
<br />
Il punto di vista dei servizi<br />
Se l’educazione è un progetto che muove dall’intenzionalità, la documentazione è la dichiarazione di quali sono i valori che attraversano le nostre azioni. È un impegno per l’intero servizio, deve offrire uno sguardo approfondito sui bambini e sulle loro esperienze di apprendimento, sui processi attraverso cui queste si sono articolate e sugli spazi in cui hanno avuto luogo. Documentare è una forte responsabilità educativa perché racconta chiaramente qual è il bambino che abbiamo in mente (E. Luciano, “Il bambino che ho in mente”, in M. Carr, Le storie di apprendimento. Documentare e valutare nei servizi per l’infanzia, Edizioni Junior-Spaggiari Edizioni, Parma, 2012). In questo senso sembra quasi scontato dire che l’attività di documentazione dovrebbe essere frutto di un processo di riflessione del gruppo di lavoro, che dia realmente visibilità alla mappa condivisa che orienta le azioni educative. In realtà occorre porre molta attenzione, perché non si tratta solo di descrivere e raccontare ma di saper attribuire valore alle complessità dei percorsi, di dare rilievo alla multiformità delle dinamiche. Documentare, dunque, in questo senso richiede che i servizi sappiano esercitare sguardi e fornire prospettive in un’ottica non solo informativa, ma capace di restituire “trame e orditi delle diverse esperienze che il bambino vive nel contesto educativo e scolastico” (ibidem) Il frutto di questo lavoro poi, deve essere percepito oltre le mura dei servizi: raccontarsi fuori è una responsabilità, condividere la cultura dell’infanzia che quotidianamente coltiviamo, un impegno costante.<br />
<br />
Il punto di vista delle famiglie<br />
Se la documentazione è uno strumento importante per valorizzare le storie di apprendimento che si generano nei servizi, altrettanto lo è come mezzo per rendere partecipi tutti gli attori in esse coinvolti. Spesso le famiglie sono una parte dimenticata di questo processo, in cui sono percepite solo come fruitori: un aspetto poco considerato è la possibilità che la documentazione si trasformi in una raccolta di confronti. Le famiglie possono fornire sguardi, pensieri e significati ai percorsi vissuti, offrendo un’occasione irripetibile di dialogo che va oltre la pura trasmissione di informazioni. Co-costruire con le famiglie alcune parti di documentazione può riservare piacevoli sorprese e, oltre a consolidare il percorso di partecipazione condivisa della vita dei servizi, contribuisce a sviluppare la coerenza educativa.<br />
<br />
La documentazione ha un ruolo fondamentale soprattutto nel momento in cui diventa circolare: solo così si rivela utile per gli educatori, interessante per le famiglie ed efficace per la diffusione della cultura dell’infanzia.<br />
<br />Bambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-63070741957275494152016-05-17T14:06:00.000+02:002016-05-17T14:06:12.798+02:00Esperienze in corso - Aprile 2016. INFANZIA, SERVIZI E QUESTIONI DI “GENDER”<div class="Paragrafobase">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4X91aaWlzWnhEaVtKS2R4v_CREBZ9O5_qzSCSescS8VQR5rJP0ncvalxO0MYgRtLhP7eVjSrt1hMa0wIlOtPnGi6SWPL40j2DgosGWAKHH9LPYiUgwId2o_kQYkmyYLwbxpUJhgbz1nbZ/s1600/Esperienze+in+corso_logo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4X91aaWlzWnhEaVtKS2R4v_CREBZ9O5_qzSCSescS8VQR5rJP0ncvalxO0MYgRtLhP7eVjSrt1hMa0wIlOtPnGi6SWPL40j2DgosGWAKHH9LPYiUgwId2o_kQYkmyYLwbxpUJhgbz1nbZ/s320/Esperienze+in+corso_logo.jpg" width="195" /></a><i>Di Ginevra
Rella</i><o:p></o:p></div>
<div class="Paragrafobase">
<br /></div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
Negli ultimi mesi la polemica sui cosiddetti “libri gender” ha percorso l’Italia, talvolta riproponendosi nei servizi educativi purtroppo non nei termini di dialogo sull’educazione, quanto di battaglia ideologica.</div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
</div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
Proverò qui a riposizionare il tema, poiché non ritengo la presenza di libri che parlano ai bambini di diversità, di famiglie al plurale, di legami affettivi, frutto di una volontà d’imposizione di valori nei servizi, quanto una tensione e una necessità sia etica che educativa. </div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
Accogliere ciascuno, riconoscendolo nella sua identità personale, familiare e culturale, è quanto ci richiede in primis la Convenzione sui diritti dell’Infanzia dell’ONU. Affinché queste non siano parole vuote, dobbiamo interrogarci su cosa rappresenti realmente nella quotidianità di un bambino o di una bambina di 2, 3, 4 anni sentirsi accolto e riconosciuto all’interno del contesto che la società ha predisposto per lui/lei. Non è sicuramente una citazione nel Progetto pedagogico o l’adesione del servizio a un’iniziativa per il 21 novembre, Giornata internazionale dei Diritti all’Infanzia e dell’Adolescenza che lo rappresenta: per un bambino o una bambina la differenza si colloca nella misura in cui si sentirà accolto/a insieme alla sua famiglia nella quotidianità del servizio, nella misura in cui potrà riconoscere la sua esperienza nei libri che percorre insieme ai pari e reinventarla attraverso i materiali di gioco...</div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
Nell’incontro con l’esperienza dell’altro, ciascun bambino arricchisce la propria, acquisendo maggiore consapevolezza di se stesso, in modo progressivamente più ricco e articolato. Proprio uno dei testi messi “al bando” racconta in modo intenso il valore di riconoscersi nella diversità, ciascuno con il proprio modo di essere, lontano da ogni omologazione: Io e te (Côté, 2010) narra l’amicizia fra un coniglietto e un maialino che, dopo aver reciprocamente provato a trasformarsi l’uno nell’altro, scoprono quanto ci si possa voler bene nel riconoscimento delle rispettive diversità.</div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
In quest’ottica, si evidenzia come i servizi educativi non si pongano l’obiettivo propagandistico di far aderire il bambino o la bambina a una visione del mondo univoca e magari in contrasto con quella familiare, quanto di aprire la persona in crescita all’idea che vi sono diversi modi di percorrerlo e pensarlo, riconoscendo l’esperienza di ciascuno, senza pretesa di posizionarle in una scala valoriale. </div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
Qui si colloca il dialogo con la famiglia: come servizi educativi, non ci si propone di giungere necessariamente a una coincidenza di valori, quanto di rendere possibili e reali un confronto e una negoziazione sulle prassi che da questi discendono (Vandenbroeck, 2010). A partire dal valore di fondo di cui il servizio si fa portatore, rappresentato dal rispetto dell’identità e della cultura familiare di ciascuno, è necessario impegnarsi a progettare contesti di confronto autentici, in cui dare spazio alle diverse voci e metterle in dialogo. Si potrà quindi leggere e discutere fra adulti dei testi che verranno proposti ai bambini e alle bambine, raccontando le modalità e il contesto in cui abbiamo progettato che ciò avvenga. Ci sarà modo di raccogliere spunti sulle modalità di coinvolgimento delle famiglie reinventando occasioni che non siano la “festa del papà a cui però può venire lo zio”, evitando che famiglie monogenitoriali, con padri lontani o diversamente composte si sentano escluse e, al contempo, senza che i papà stessi si sentano poco valorizzati. Sarà possibile un confronto con la famiglia sul racconto delle origini di un bambino che si interroga sulla “mamma di pancia” e la “mamma di cuore” che tanto incuriosisce i compagni e le compagne di sezione… Una molteplicità di situazioni, che nasce nello specifico di ciascun incontro fra un servizio, un gruppo di lavoro e le famiglie che il servizio lo vivono, molti interrogativi e possibilità che si traducono in un cammino che non arricchisce solo i bambini e le bambine, ma fa crescere anche gli adulti che insieme a loro lo percorrono.</div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
Per raccogliere questa sfida educativa è necessario che educatori e insegnanti si aprano a una riflessione e a un confronto su svariati livelli.</div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
Preliminare a ogni lettura proposta ai bambini o a ogni decisione sull’indire una festa “del papà”, o ”delle persone care”, è imprescindibile un confronto nel gruppo di lavoro. L’impegno è quello di aprire un dialogo in cui sensibilità e valori diversi possano emergere, affinché ciascuno possa riflettere su come i propri impliciti entrano in gioco nella relazione con la famiglia, vivendo al contempo in prima persona la coesistenza di diverse visioni del mondo.</div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
Di fronte a questa diversità un rischio che potrebbe nascere è la scelta dell’astensione: non essendovi verità di scienza esatta, cosa potrebbe essere più sicuro che veleggiare lontano da questi temi, rimanendo sul terreno neutrale del gioco con i materiali naturali, dell’accostamento alla lingua inglese, della tempera?</div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
Questo sì rappresenta a mio avviso un grande rischio: prescindere come contesti educativi dai temi dell’educazione affettiva e della diversità come riconoscimento di ciascuno nella sua personale esperienza, significa trasmettere attraverso tale “scelta agita” non solo il rifiuto dell’individuo nella sua identità ma altresì un’immagine di essere umano parziale, non riconoscendo la centralità nell’esperienza umana del vissuto familiare e della componente affettiva e comunicando così la “pericolosità” di tematiche su cui i cittadini di oggi e domani hanno diritto di essere accompagnati nella crescita.</div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
Come professionista e come genitrice, mi sono a lungo interrogata su cosa vorrei trasmettere a mio figlio, per la sua esperienza nel mondo e per ciò che la sua esperienza porterà al mondo. Con quell’unico desiderio di un mago della lampada che ciascuno di noi prova a tradurre in mille scelte quotidiane, vorrei trasmettergli il rispetto per se stesso e per gli altri.</div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
Côté G., Io e te, Nord-Sud, Milano, 2010.</div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
Maalouf A., L’identità, Bompiani, Milano, 2008.</div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
Manzani S., Figli di uno stesso sesso. Abbattere le barriere educative nei confronti delle famiglie omogenitoriali, Fernandel, Ravenna, 2011.</div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
Marzano M., Mamma, papà e gender, Utet, Torino, 2015.</div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
Nigris E., Ecologia della differenza. Conoscenza e valorizzazione delle differenze dei bambini nella Scuola per l’Infanzia, secondo i Nuovi Orientamenti della Scuola Materna, Edizioni Junior, Bergamo, 1997.</div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
ONU, Convenzione Internazionale sui Diritti dell’infanzia, New York, 1989.</div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
Vandenbroeck M., Educare alla diversità sociale, culturale, etnica, familiare, Edizioni Junior, Azzano S. Paolo (Bg), 20</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
Bambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-67811063390471844162016-03-22T12:23:00.005+01:002016-03-22T12:23:51.098+01:00Esperienze in corso. Marzo 2016. INNOVAZIONE E RICERCA<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzhtFS4C0JjcU18m-7PCjj2kLMz2OceBIdFaqnyqjWSRPzg69IffbOuyAC62gfFGbnQvn5HETjhbSzeT-GjC36UGClce0km5UaOOHBeugcaOfBjM7S4W2dyckyHftm13xPEqSrNsZB9caK/s1600/Esperienze+in+corso_logo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzhtFS4C0JjcU18m-7PCjj2kLMz2OceBIdFaqnyqjWSRPzg69IffbOuyAC62gfFGbnQvn5HETjhbSzeT-GjC36UGClce0km5UaOOHBeugcaOfBjM7S4W2dyckyHftm13xPEqSrNsZB9caK/s320/Esperienze+in+corso_logo.jpg" width="195" /></a><i>Di Federica
Player</i><o:p></o:p></div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: GandhiSerif-Regular, serif;">C</span><i><span style="font-family: GandhiSerif-Italic, serif;">onsolidamento e innovazione. Dalle buone prassi a una
sperimentazione permanente</span></i><span style="font-family: GandhiSerif-Regular, serif;"> è il titolo del progetto tutto modenese avviato nell’anno
educativo 2014-2015 che ha coinvolto quattro servizi educativi comunali 0-3
anni del Comune di Formigine, affidati a Gulliver in concessione: nidi
d’infanzia “Barbolini”, “Mago di Oz”, “Alice” e “Don Zeno”. </span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: GandhiSerif-Regular, serif;"></span></div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: GandhiSerif-Regular, serif;">Il Coordinamento
pedagogico Gulliver in coerenza con il Coordinamento pedagogico dell’Unione dei
Comuni del Distretto Ceramico ha coniugato il percorso formativo
sull’osservazione per l’anno educativo 2014-2015 con lo strumento di
valutazione del progetto pedagogico previsto dalla Regione Emilia-Romagna con
particolare riferimento alla dimensione funzionamento del gruppo di lavoro. Il
progetto è stato condotto con l’obiettivo specifico di garantire alle
educatrici percorsi formativi permanenti e di renderle più consapevoli del
proprio lavoro educativo, per arrivare a fare dell’innovazione un’intenzione
quotidiana.<o:p></o:p></span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: GandhiSerif-Regular, serif;">Come coordinatrice mi sono concentrata sulla creazione di un’unica
identità di servizio e un unico linguaggio per creare un pensiero pedagogico
condiviso. In questo lavoro abbiamo valorizzato i punti di forza dei quattro
servizi, le risorse gestionali disponibili, utilizzando lo strumento di
valutazione come pista di lavoro progettuale. Gli incontri in intercollettivo
si sono sviluppati con cadenza mensile per tutto l’anno scolastico. La logica
dell’intercollettivo, già per noi una prassi operativa abituale che si
connotava come spazio meramente organizzativo semestrale, dall’inizio della
sperimentazione è divenuta cornice di senso e si è riqualificata in momenti di
formazione permanente. Partendo dall’uso delle buone domande, utilizzate come
elementi propulsori del nostro lavoro, tracce che orientano il pensiero di chi
agisce l’osservazione, ambito di metariflessione condivisa, abbiamo dato
l’avvio a una serie di sperimentazioni inerenti la progettazione e la
documentazione. Concretamente abbiamo lavorato sulla creazione di Strumenti
progettuali: dagli intenti progettuali alle </span><i><span style="font-family: GandhiSerif-Italic, serif;">ipotesi progettuali</span></i><span style="font-family: GandhiSerif-Regular, serif;">, dalla </span><i><span style="font-family: GandhiSerif-Italic, serif;">mappa concettuale</span></i><span style="font-family: GandhiSerif-Regular, serif;"> a uso interno delle
educatrici come scrittura progettuale, di osservazione e di verifica, alla </span><i><span style="font-family: GandhiSerif-Italic, serif;">pannellatura</span></i><span style="font-family: GandhiSerif-Regular, serif;"> </span><i><span style="font-family: GandhiSerif-Italic, serif;">mappata in progress</span></i><span style="font-family: GandhiSerif-Regular, serif;"> per tracciare ed
evidenziare il processo progettuale dei bambini. Il processo ha così consentito
di aumentare spazi di riflessione e di confronto dei collettivi attraverso lo
scambio delle esperienze di ricerca aperta e partecipata di adulti e bambini.<o:p></o:p></span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: GandhiSerif-Regular, serif;">Nel nuovo anno scolastico siamo ripartiti dallo strumento di
valutazione ponendo le famiglie al centro della nostra attenzione, pensando e
ripensando spazi di comprensione, per capirsi partendo dalla
presentazione/discussione di alcuni strumenti progettuali, dal concetto di
cura, all’analisi dei bisogni impliciti, espliciti e latenti delle famiglie.
Abbiamo quindi introdotto il concetto di ricognizione partecipata che vuole
diventare contesto di apprendimento significativo per i tre attori della relazione:
ricognizione dei bambini, delle famiglie, degli educatori.<o:p></o:p></span></div>
<div class="Nessunostileparagrafo" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: GandhiSerif-Regular, serif;">Quindi partecipazione come ricerca di un esito riconosciuto da
tutti, risultato di un lavoro creativo ondiviso.</span><o:p></o:p></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
Bambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-17366528770847118442016-03-22T12:22:00.003+01:002016-03-22T12:22:34.806+01:00Doppio punto di vista. Marzo 2016. COMUNICAZIONI<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTQMuBsezCiAzIk4nnala2NHuFTfT8-1VWn9W6IEiO9LasjW5lsHrQeQBrus62z1SFdbFfjsgpTlu6_UXQtTG9pFzcTpSC6qeFu1jEnrj-V3VzfGbVzTJVixWVsqs1rVjLFiFt4KwJY1EZ/s1600/Doppio+punto+di+vista_logo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTQMuBsezCiAzIk4nnala2NHuFTfT8-1VWn9W6IEiO9LasjW5lsHrQeQBrus62z1SFdbFfjsgpTlu6_UXQtTG9pFzcTpSC6qeFu1jEnrj-V3VzfGbVzTJVixWVsqs1rVjLFiFt4KwJY1EZ/s320/Doppio+punto+di+vista_logo.jpg" width="197" /></a></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: -0.1pt;"><i>Di Claudia Ottella</i></span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: -0.1pt;"><br /></span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: -0.1pt;">Il
rapporto e le comunicazioni tra nido/scuola e famiglia sono un aspetto cruciale
della vita dei servizi; </span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: -0.1pt;"></span></div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: -0.1pt;">la relazione tra educatori, insegnanti e genitori è
sicuramente espressione di condivisione e di arricchimento reciproco che si
alimenta con il trascorrere del tempo, dell’esperienza e che si consolida nella
pratica, usuale, di incontri programmati come laboratori, assemblee, feste,
colloqui, ambientamento ecc. Ma non solo. Esiste una fitta trama di
comunicazioni, che spesso va oltre la vita istituzionale dei servizi.</span><o:p></o:p></div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<b><span style="letter-spacing: -0.1pt;">Il punto di vista dei servizi</span></b><i><span style="letter-spacing: -0.2pt;"><o:p></o:p></span></i></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<i><span style="letter-spacing: -0.2pt;">“Nel
lavoro educativo, e in quello con le famiglie in particolare […] l’assunzione
di responsabilità della relazione spetta ai servizi educativi”</span></i><span style="letter-spacing: -0.2pt;"> <span style="text-transform: uppercase;">(</span>M.
Guerra, E. Luciano, </span><i><span style="letter-spacing: -0.2pt;">La
relazione con le famiglie nei servizi e nelle scuole per l’infanzia</span></i><span style="letter-spacing: -0.2pt;">, Edizioni Junior, Azzano S. Paolo, 2009<span style="text-transform: uppercase;">)</span> e, certamente, responsabilità dei
servizi è anche la modalità di gestione delle comunicazioni. Molte parole, nel
tempo si sono spese per valorizzare l’importanza dei contenuti delle
comunicazioni con le famiglie, che devono andare ben oltre alle informazioni di
carattere fisiologico medico, per interessarsi anche agli aspetti sociali e
relazionali della vita del bambino e della famiglia nel suo complesso e devono
trovare un delicato equilibrio tra la comunicazione agita rispetto a quella
verbalizzata. Le strategie e le scelte comunicative permettono ai servizi di
avere uno strumento per costruire una “storia insieme”, un’alleanza e un
progetto condiviso improntato allo scambio e al confronto reciproco. La moderna
tecnologia oggi offre piattaforme che spesso vengono percepite come mezzi per
dialogare meglio e più velocemente, per comunicare con un linguaggio semplice, comprensibile
e moderno. Tutto ciò non solo per informare e aggiornare sull’andamento e le
novità del servizio ma anche per fare una sorta di “operazione simpatia”. Se
questo indubbiamente può rendere più diretti e immediati i rapporti con le
famiglie, è importante essere in grado di gestire e distinguere i livelli
comunicativi, i ruoli, la sfera professionale da quella privata. E insieme a
questa forma di comunicazione deve permanere comunque sempre la comunicazione
ufficiale delle conversazioni importanti.</span><o:p></o:p></div>
<div class="Nessunostileparagrafo" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<b><span style="letter-spacing: -0.1pt;">Il punto di vista delle famiglie</span></b><span style="letter-spacing: -0.15pt;"><o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: -0.15pt;">Se da
un lato i servizi devono garantire una forte esperienza del “noi”, dall’altro
devono porsi come obiettivo la creazione di una comunicazione diretta e
personalizzata. Se, dunque, i modi in cui si creano, si gestiscono ed evolvono
le modalità interattive e gli scambi d’esperienza con il servizio – in quanto
istituzione – non possono essere semplici formalizzazioni, all’opposto non
bisogna cadere in un eccesso di richiesta di familiarizzazione e immediatezza.
Se usati correttamente, i moderni strumenti di comunicazione possono essere
estremamente utili per risolvere problemi organizzativi e fornire rapide
informazioni; sono senza dubbio un mezzo valido per informare e mantenere i
contatti, prestando attenzione a non abusare con messaggi non pertinenti che
distolgono l’attenzione dai contenuti rilevanti o, rischio ancor più grande, a
fornire informazioni che deformano la realtà e che possono trasformare un fatto
banale, facendogli assumere connotazioni sovradimensionate, poi difficilmente
gestibili.</span><o:p></o:p></div>
Bambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-46235212087167470082016-03-22T12:21:00.000+01:002016-03-22T12:21:09.294+01:00Domandando si impara. Marzo 2016. PERCHÉ LE COLLEGHE NON ASCOLTANO?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEio7lrSsOIJwU4Fu3ya41xVM40VxiC-jbHKTksn5cduzDiYCSrrO9DOGOhVlPS83xoeVxqD6X7XKJ8MYK7L-l54rH2xbK2m7B4qZS9eYTPH3zX3fGouO7FIlOZ7O-uGwjbYXflxNveDkOhx/s1600/Domandando+si+impara_logo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEio7lrSsOIJwU4Fu3ya41xVM40VxiC-jbHKTksn5cduzDiYCSrrO9DOGOhVlPS83xoeVxqD6X7XKJ8MYK7L-l54rH2xbK2m7B4qZS9eYTPH3zX3fGouO7FIlOZ7O-uGwjbYXflxNveDkOhx/s320/Domandando+si+impara_logo.jpg" width="200" /></a></div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
<i>di Elisabetta
Marazzi</i><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: -0.1pt;">L</span>avorare in un contesto educativo vuol dire incontrarsi con
colleghe e colleghi con cui confrontarsi quotidianamente, significa lavorare
con altri adulti e stare nella relazione con persone che, inizialmente, non
sono note e che sono accomunate solo dal fare lo stesso mestiere. </div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
</div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
Fare
l’educatore comporta costruire relazioni professionali all'interno di un
gruppo, relazioni che non sono date ma che vanno create progettando situazioni
e contesti adeguatamente agevolanti: <i>“Che per costituire un gruppo non basti la presenza simultanea di
più soggetti nello stesso luogo è un’acquisizione ovvia per la maggior parte
degli addetti ai lavori nei diversi ambiti educativi. Si è consapevoli,
generalmente, che occorre un obiettivo condiviso verso cui tendere con la
motivazione a raggiungerlo; che i tempi e il luogo dello stare insieme, nonché
la loro organizzazione, devono essere codificati secondo una scansione
esplicitata e accettata da tutti; che i vari soggetti devono attivare scambi
comunicativi attraverso cui realizzare una reciprocità di riconoscimento, di
coesione, di appartenenza”</i> (M. Contini, a cura di, <i>Il gruppo educativo. Luogo di scontri e
di apprendimenti</i>, Carocci, Roma, 2000).<o:p></o:p></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
L’idea di un buon gruppo di
lavoro è sovente quella in cui tutti vanno d’accordo e condividono gli stessi
pensieri e gli stessi significati connessi al fare educativo. Il conflitto, lo
scontro, la disapprovazione sembrano non dover essere parte di una rete di
collaboratori che possa definirsi adeguata. Di fatto, come accade nelle altre
relazioni, incontrarsi vuole anche dire scontrarsi: <i>“Il primo momento da prevedere nel
rapporto tra soggetti motivati a raggiungere insieme un obiettivo comune è lo «scontro»:
di modi di conoscere, sentire, comunicare che non collimano, ma divergono e si
contrappongono; di modi d’interpretare e valutare quella contrapposizione; di
modi di prefigurare le possibili vie di superamento dello scontro stesso. Con
la diversità dell’altro, se la si prende davvero in considerazione e la si
rispetta, ci si scontra e non ci si incontra, almeno inizialmente. Per arrivare all'incontro occorre lavorare a lungo, ridefinire i propri parametri di
riferimento cognitivi e i propri repertori affettivo-comunicativi, acquisendone
consapevolezza e attivando una tensione al cambiamento che lasci spazio all'emergere della differenza: propria e altrui”</i> (<i>ibidem</i>).<o:p></o:p></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
Ecco quindi che parte del
bagaglio formativo dell’educatore dovrebbe forse essere una sorta di
apprendistato del conflitto per far sì che ciascun professionista impari a
riconoscere, tollerare e gestire, in maniera efficace e produttiva, per sé e
per gli altri i conflitti e le divergenze di opinioni o posizioni: <i>“Il gruppo di tipo pedagogico può
costituire un’occasione preziosa per sperimentare, accanto e prima dei momenti
d’incontro con l’altro anche momenti di «scontro», in cui emergono le
rispettive diversità e tramite i quali si può individuare e costruire la
propria differenza”</i> (<i>ibidem</i>).<o:p></o:p></div>
<br />
<div class="Nessunostileparagrafo" style="text-align: justify;">
La complessità forse non sta tanto nell'ascoltare o meno, nel
sentirsi ascoltati o meno (dal punto di vista dell’avere ragione) quanto,
piuttosto, nel riuscire a cogliere che le differenze sono un’occasione e che
queste diversità sono elemento fondamentale per un gruppo di lavoro, il quale,
per costituirsi e mantenersi, non solo non deve essere mai dato per scontato
ma, soprattutto, necessita del costante impegno di ciascuno e
dell’irrinunciabile contributo di tutti.<o:p></o:p></div>
Bambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-53258871040898688042016-03-22T12:18:00.004+01:002016-03-22T12:18:35.992+01:00Pensieri in libertà. Febbraio 2016. QUALE SCUOLA PER QUALE EUROPA?<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLp-PuwiKSwQiH0MdMrDcY84zJ2rXmLPDM4A8hIsSwIVYviXEz8RkYkDnRVJKqnnuuPjMynbIFeIVWasgSBswR5wdTdY9jnUu317mwge76nsNDMPMTwBw52SAiHAl7IMTOKayu50wY6Xzj/s1600/Pensieri+in+liberta%25CC%2580_logo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhLp-PuwiKSwQiH0MdMrDcY84zJ2rXmLPDM4A8hIsSwIVYviXEz8RkYkDnRVJKqnnuuPjMynbIFeIVWasgSBswR5wdTdY9jnUu317mwge76nsNDMPMTwBw52SAiHAl7IMTOKayu50wY6Xzj/s320/Pensieri+in+liberta%25CC%2580_logo.jpg" width="193" /></a><i>di Daniele
Barca</i><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="01testobaseGandhiSerif" style="text-align: left;">
<br /></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span class="PensieriinlibertCapolettara"><span style="letter-spacing: 0.1pt;">H</span></span><span style="letter-spacing: -0.1pt;">o letto recentemente il rapporto della rete Eurydice
sulla scuola dell’infanzia in Europa (Key data on Early Childhood Education and
Care in Europe, 2014), uno spaccato interessante di un duplice atteggiamento
dei Governi europei: </span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: -0.1pt;"></span></div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: -0.1pt;">un forte interesse, al di là della soluzione individuata,
per la prima infanzia e per i curricula 0-6 e, al contempo, la difficoltà ad
assicurare una qualità rilevante in epoca di crisi e riduzione della spesa a
fronte di costi elevati.<o:p></o:p></span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: -0.1pt;">Accesso
e qualità in Europa presentano molte variabili (chi li organizza, secondo quali
modelli e curricula) e diverse scelte (privilegiare la cura o l’educazione,
inserire già nel curricolo di istruzione). <o:p></o:p></span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: -0.1pt;">Per l’accesso
colpiscono due dati. Nell’Unione Europea a 28 Paesi il 93% dei bambini sopra i
4 anni è inserito in un percorso di preistruzione mentre, all’opposto, solo il
30% al di sotto dei 3 anni accede a una struttura pubblica o convenzionata per
la primissima infanzia. Dati tutto sommato comprensibili se si pensa alla
diffusione della cura casalinga in molte realtà e alla possibilità estesa dei
congedi parentali in molte altre. Un filo rosso accomuna questi numeri. In
entrambi i casi la scelta è più di carattere sociale che di carattere
educativo. Per dirla meglio, mandare i bambini a scuola sin da piccolissimi è
un’esigenza legata al lavoro dei genitori più che alla convinzione, seppur
esistente, che il percorso educativo debba cominciare presto. E questo non solo
nella “mammona” Italia. Specularmente per i decisori e per chi progetta i
curricula vi è la difficoltà di fare una giusta media tra cura ed educazione,
tra assistenza ai bisogni primari e costruzione di progetti educativi; un
equilibrio che pende per la prima nei primi anni, ma che comunque è costate in
tutte le scelte pedagogiche dei Paesi analizzati.<o:p></o:p></span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: -0.1pt;">Rendere
i percorsi per l’infanzia veri percorsi educativi segue, quindi, principalmente
due strade. L’innovazione nei curricula, come nelle nostre </span><i><span style="letter-spacing: -0.1pt;">Indicazioni</span></i><span style="letter-spacing: -0.1pt;"> che in questo senso possono fare scuola,
anche se lo iato tra i documenti e la realtà non sempre dà ragione di «pensate»
illuminate. E l’obbligatorietà di almeno un anno di scuola 0-6, fenomeno che
ancora nel 2013 vedeva Croazia, Italia, Lituania, Romania, Slovacchia, Islanda
e Turchia al palo, anche se, nel contempo, Croazia e Romania recentemente hanno
scelto di rendere obbligatorio un anno di pre-primaria.<o:p></o:p></span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="letter-spacing: -0.1pt;">Il
vero nodo, però, sottolinea la ricerca, anche per dare senso e obbligatorietà
all’azione, è la qualità dei docenti, sia per quanto riguarda il titolo di
provenienza e la qualificazione tramite concorso e formazione. Con una
differenza sull’utilizzo di personale più qualificato generalmente a partire
dai 3 anni e un focus sull’orario di servizio rapportato al numero dei bambini
assegnati. </span><span style="letter-spacing: -0.2pt;">Due
aspetti su cui riflettere, perché se è vero che una tradizione di cura spinge a
ritenere meno necessarie competenze avanzate, e anche vero che, per esempio, la
conoscenza dei fondamentali delle neuroscienze potrebbe aiutare molto le
maestre nella comprensione delle potenzialità sin dall’età infantile. Senza
dimenticare che non sarebbe corretto parametrare numeri e orari per il ciclo
dell’infanzia senza tenere conto della delicatezza dei compiti. Forse le recenti
e, purtroppo ricorrenti, cronache di violenze perpetrate dalle maestre
dovrebbero dirci qualcosa...</span><o:p></o:p></div>
<br />
<div class="01testobaseGandhiSerif">
<br /></div>
Bambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-21685671440170774072016-03-22T12:17:00.002+01:002016-03-22T12:17:20.375+01:00Esperienze in corso. Febbraio 2016. L'OSTEOPATIA NEI SERVIZI PER L'INFANZIA<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzhtFS4C0JjcU18m-7PCjj2kLMz2OceBIdFaqnyqjWSRPzg69IffbOuyAC62gfFGbnQvn5HETjhbSzeT-GjC36UGClce0km5UaOOHBeugcaOfBjM7S4W2dyckyHftm13xPEqSrNsZB9caK/s1600/Esperienze+in+corso_logo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjzhtFS4C0JjcU18m-7PCjj2kLMz2OceBIdFaqnyqjWSRPzg69IffbOuyAC62gfFGbnQvn5HETjhbSzeT-GjC36UGClce0km5UaOOHBeugcaOfBjM7S4W2dyckyHftm13xPEqSrNsZB9caK/s320/Esperienze+in+corso_logo.jpg" width="195" /></a></div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
<span style="color: windowtext; font-family: "Times New Roman",serif; mso-bidi-font-style: italic;"><i>Di Giusy Di Consolo</i></span><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif;">L'osteopatia pediatrica può essere
considerata un’attività preventiva? Il neonato può avere un parto traumatico
sia che nasca con parto naturale che con cesareo. L’impegno cranico, durante la
nascita, è tale che lo stesso ha una grossa capacità di modellamento per
potersi adattare. </span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif;"></span></div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif;">Questo modellamento può portare a pressioni o tensioni
craniche che non si risolvono spontaneamente.<o:p></o:p></span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif;">Se l’adattamento fisiologico posturale
non avviene, l’osteopata interviene per riequilibrarlo e per permettere una
migliore fisiologia, eliminando le disfunzioni ed evitando che queste si
possano manifestare in futuro. A seconda delle disfunzioni posturali presenti,
nel bambino possono infatti manifestarsi successivamente problematiche
specifiche quali:<o:p></o:p></span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="margin-left: 36pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Symbol;">·<span style="font-family: 'Times New Roman'; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: 'Times New Roman', serif;">allergie, asma, faringiti, sinusiti,
otiti, difficoltà respiratoria;<o:p></o:p></span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="margin-left: 36pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Symbol;">·<span style="font-family: 'Times New Roman'; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: 'Times New Roman', serif;">disturbi del sonno, suzione
difficoltosa, rigurgiti, difficoltà a deglutire, agitazione e irritabilità,
coliche;<o:p></o:p></span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="margin-left: 36pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Symbol;">·<span style="font-family: 'Times New Roman'; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: 'Times New Roman', serif;">alterazioni a carico della colonna e
del sacro che possono dare luogo a manifestazioni posturali che si
evidenzieranno durante la crescita come scoliosi, dismetrie e dimorfismi degli
arti inferiori (ginocchia vare, valghe, alterazioni dell’arco plantare);<o:p></o:p></span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="margin-left: 36pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Symbol;">·<span style="font-family: 'Times New Roman'; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: 'Times New Roman', serif;">emicranie, cefalee, strabismo,
cattive occlusioni legate a lesioni o tensioni delle membrane intracraniche o
cranio-sacrali.<o:p></o:p></span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif;">La maggior parte delle problematiche
elencate potrebbe portare patologie che si manifestano in età adulta e che
potrebbero essere prevenute con l’osteopatia in tenerissima età, fortificando
da un lato i bambini e alleggerendo dall’altra i genitori dall’impegno e dalle
ansie derivate dalle malattie dei propri figli.<o:p></o:p></span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif;">Sulla base di questi assunti nasce il
Progetto prevenzione Eureka/SOMA che si basa sullo screening generale,
posturale e sensoriale dei bambini e delle bambine dei nostri servizi per
l’infanzia, effettuati da docenti della scuola di osteopatia SOMA.<o:p></o:p></span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif;">A seconda dei risultati dei test i
bambini seguiranno dei percorsi personalizzati.<o:p></o:p></span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif;">Il progetto è preceduto da un </span><i><span style="font-family: 'Times New Roman', serif;">battage</span></i><span style="font-family: 'Times New Roman', serif;"> informativo che prevede il coinvolgimento e il consenso
dei genitori e un’informazione puntuale agli educatori. <o:p></o:p></span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif;">La particolarità di questo progetto
consiste nel fatto che per la prima volta in Italia viene fatto uno screening
sistematico all’interno dei servizi per la prima infanzia arricchito da alcune
peculiarità:<o:p></o:p></span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="margin-left: 36pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Symbol;">·<span style="font-family: 'Times New Roman'; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: 'Times New Roman', serif;">l’impatto socio-economico della
prevenzione;<o:p></o:p></span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="margin-left: 36pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Symbol;">·<span style="font-family: 'Times New Roman'; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: 'Times New Roman', serif;">l’impatto sull’evoluzione clinica in
riferimento ai dati epidemiologici;<o:p></o:p></span></div>
<div class="TestoSTILIBASE" style="margin-left: 36pt; text-align: justify; text-indent: -18pt;">
<!--[if !supportLists]--><span style="font-family: Symbol;">·<span style="font-family: 'Times New Roman'; font-stretch: normal;">
</span></span><!--[endif]--><span style="font-family: 'Times New Roman', serif;">la valutazione e la prevenzione sul
bambino.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="TestoSTILIBASE" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif;">Come partner del progetto abbiamo
scelto una delle figure più interessanti dell’osteopatia pediatrica, il dott.
Andrea Manzotti, terapista della riabilitazione, responsabile dell’ambulatorio
di osteopatia pediatrica dell’ospedale di Vimercate, osteopata del reparto di
Terapia intensiva dell’Ospedale dei Bambini Buzzi di Milano, responsabile del
corso di specializzazione in osteopatia pediatrica e tutor per gli studenti
della scuola di osteopatia SOMA presso l’Osteopathic Centre for Children di Londra.</span><o:p></o:p></div>
Bambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-3925819926432570682016-03-22T12:15:00.001+01:002016-03-22T12:15:21.626+01:00Doppio punto di vista - Febbraio 2016. PROSPETTIVE<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTQMuBsezCiAzIk4nnala2NHuFTfT8-1VWn9W6IEiO9LasjW5lsHrQeQBrus62z1SFdbFfjsgpTlu6_UXQtTG9pFzcTpSC6qeFu1jEnrj-V3VzfGbVzTJVixWVsqs1rVjLFiFt4KwJY1EZ/s1600/Doppio+punto+di+vista_logo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgTQMuBsezCiAzIk4nnala2NHuFTfT8-1VWn9W6IEiO9LasjW5lsHrQeQBrus62z1SFdbFfjsgpTlu6_UXQtTG9pFzcTpSC6qeFu1jEnrj-V3VzfGbVzTJVixWVsqs1rVjLFiFt4KwJY1EZ/s320/Doppio+punto+di+vista_logo.jpg" width="197" /></a></div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: GandhiSerif-Regular, serif;"><span style="letter-spacing: -0.133333px; line-height: 15.2px;"><i>Di Claudia Ottella</i></span></span></div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: GandhiSerif-Regular, serif; letter-spacing: -0.1pt; line-height: 120%;"><br /></span></div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: GandhiSerif-Regular, serif; letter-spacing: -0.1pt; line-height: 120%;">Un nuovo anno solare, ci porta pensieri e propositi che
guardano al futuro, profila attese, aspettative, prospettive. Nei servizi
educativi peraltro abbiamo ogni giorno tra le mani il futuro, sono abitati e
vissuti dal futuro e quindi riflettere sulle prospettive di lavoro diventa un
impegno naturale ma necessario, una responsabilità da fare propria.</span><o:p></o:p></div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: GandhiSerif-Regular, serif; letter-spacing: -0.1pt; line-height: 120%;"></span></div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
<b>Il punto di vista dei
servizi</b><o:p></o:p></div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
Ragionare in termini di
prospettiva nell’ambito di un servizio educativo vuol dire saper aprire gli
sguardi oltre il tempo e lo spazio, significa andare oltre i confini del
proprio tempo educativo e dei propri margini strutturali. I servizi educativi
hanno il delicato compito di lavorare nel qui e ora, nel rispetto dei tempi dei
bambini, ma con un occhio al futuro, immaginando il proprio impegno per
l’adulto che domani attraverserà il mondo.<o:p></o:p></div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
In concreto tutto questo si
può realizzare nella partecipazione, nella continuità, nella documentazione:
sfaccettature diverse di un lavoro di progettazione condivisa che può
permettere di non ridurre il proprio ambito di intervento alle mura del nido o
della scuola, ma di far entrare, e di uscire incontro alla comunità, alle
famiglie, agli altri servizi. Il termine prospettive non deve dunque ricondurre
solo a obiettivi da raggiungere quanto piuttosto al favorire nei bambini il
divenire di un percorso, nella consapevolezza dell’essere solo una parte di
esso, e nell’impegno costante a trovare il giusto equilibrio. Questo significa
saper realizzare al proprio interno un’azione di orientamento (o di
ri-orientamento) di pratiche, abitudini, azioni facendole diventare il
risultato di scelte consapevoli, orientate al futuro ma fondate sul presente.<o:p></o:p></div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
<b>Il punto di vista dei
servizi</b><o:p></o:p></div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
Ci sono famiglie per le quali
non è sempre facile intendere il percorso educativo dei bambini in termini di
prospettive, e che riservano al momento le preoccupazioni, gli impegni, le
possibilità: in questi casi tutto rallenta nell’ansia percepita che sia troppo
presto per pensare al domani. In altri casi all’opposto ogni azione è percepita
come funzionale solo al domani, in una rincorsa affannosa del tempo, nel timore
di perdere tappe, di arrivare in ritardo. Due casi opposti, in antitesi, dove
il termine prospettive deve essere ricondotto alla necessità di restituire una
visione di equilibrio tra reale e possibile: dare opportunità ai bambini
immaginando e dando fiducia in ciò che possono essere e possono fare, costruire
e ricercare occasioni di crescita, senza forzare, senza spingere troppo oltre.
Ripristinare armonia nelle prospettive delle famiglie significa restituire
un’immagine di bambino che non deve essere protetto da tutto ciò che nel mondo
può incontrare, ma nemmeno costretto in azioni orientate solo a conquistare un
risultato.<span style="font-family: GandhiSerif-Regular, serif; letter-spacing: -0.1pt; line-height: 120%;"><o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: GandhiSerif-Regular, serif; letter-spacing: -0.1pt; line-height: 120%;">Ogni momento educativo e formativo ha il suo giusto </span><span style="font-family: GandhiSerif-Regular, serif; letter-spacing: -0.2pt; line-height: 120%;">tempo, un tempo che non è mai sprecato. E se
ogni processo è prospettiva fondante dei processi successivi esso deve adeguato
alle possibilità di esperienza del bambino. È dunque lo sguardo </span><span style="font-family: GandhiSerif-Regular, serif; letter-spacing: -0.1pt; line-height: 120%;">adulto che deve divenire uno sguardo aperto,
che deve saper andare oltre e </span><span style="font-family: GandhiSerif-Regular, serif; letter-spacing: -0.2pt; line-height: 120%;">catturare
come un grandangolo una prospettiva più ampia dell’immagine di bambino che
abbiamo di fronte.</span><o:p></o:p></div>
Bambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-39487457015952165732016-03-22T12:13:00.000+01:002016-03-22T12:13:31.212+01:00Domandando si impara - Febbraio 2016. PERCHÉ COSTRUIRE DIALOGO CON I GENITORI?<div class="Paragrafobase">
<i><br /></i></div>
<div class="Paragrafobase">
<i><br /></i></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMCQMGef2E9v8dDkdUx1TT8YKOuL4nOkR9S5M179ZyAqhKF9jpRlZQA33sO35lpbk1suasjhmwzABxnkfCLaL-WTXPLBRntQDhrYVJhbVOVnsxH_4nz6PPt4ivsdKciMG9CJqrWH9EtvQL/s1600/Domandando+si+impara_logo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMCQMGef2E9v8dDkdUx1TT8YKOuL4nOkR9S5M179ZyAqhKF9jpRlZQA33sO35lpbk1suasjhmwzABxnkfCLaL-WTXPLBRntQDhrYVJhbVOVnsxH_4nz6PPt4ivsdKciMG9CJqrWH9EtvQL/s320/Domandando+si+impara_logo.jpg" width="200" /></a></div>
<div class="Paragrafobase">
<i>di Elisabetta Marazzi</i><i><o:p></o:p></i></div>
<div class="Paragrafobase">
<br /></div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
Perché è importante costruire
luoghi e occasioni di ascolto e confronto reciproco in un dialogo costante tra
servizi e famiglie?<o:p></o:p></div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
</div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
Pensiamo a quanto accaduto
nel tempo: le famiglie, rispetto al passato, si trovano a vivere il proprio
ruolo genitoriale in un differente isolamento, sovente si percepiscono come non
adeguate rispetto alle loro competenze e vivono in una realtà di
domanda-risposta che non prevede il tempo dell’attesa né il tempo dell’errore o
del tentativo ragionato. Tutto questo rimanda a uno spazio in cui l’ascolto dei
pensieri e dei bisogni del singolo perdono di valore, mentre ne acquistano
ricette e soluzioni che possano essere valide per tutti, anche se ciascun
soggetto e ciascuna storia sono irripetibili. Di fatto i luoghi attuali di vita
delle famiglie sono culturalmente in cambiamento e prevedono una molteplicità
di saperi che si incontra e scontra senza, spesso, dare vita a nuove conoscenze.
<i>“Parlare di famiglie oggi significa parlare di un oggetto multiforme e
articolato, che rimanda a sistemi di relazioni che si originano, si mantengono
e/o cambiano attraverso processi la cui natura è al tempo stesso interpersonale
e sociale”</i> (M. Guerra e E. Luciano, La relazione con le famiglie nei
servizi educativi e nelle scuole per l’infanzia, Edizioni Junior, Azzano S.
Paolo BG, 2009). Si tratta pertanto di ricominciare a conoscersi
vicendevolmente senza darsi per scontati e assumendo la posizione per cui
l’incontro con un altro non è fattibile senza una sana curiosità dettata da
reale interessamento. Le famiglie non sono “le famiglie” e basta, ma sono le
singole famiglie dotate di caratteristiche uniche, hanno storie e valori che,
se non divengono oggetto di domande, rischiano di cadere nell’ignoto; hanno
quesiti da rilanciare che, se non agevolati nell’essere posti, corrono il
rischio di andare perduti. Nello stesso modo le realtà educative sono uniche e
specifiche e non necessariamente possono essere lette nella loro interezza
dalle famiglie: i servizi educativi devono raccontarsi affinché la loro
complessità e i significati attraverso i quali lavorano possano essere
effettivamente colti.<o:p></o:p></div>
<br />
<div class="Paragrafobase" style="text-align: justify;">
Fare proprie alcune delle
regole dell’arte di ascoltare di Marianella Scalvi può aiutarci ad affrontare e
progettare questo percorso di conoscenza e riconoscimento reciproci: <i>“Non
avere fretta di arrivare a delle conclusioni. Le conclusioni sono la parte più
effimera della ricerca”</i> e <i>“Se vuoi comprendere quel che un altro sta
dicendo, devi assumere che ha ragione e chiedergli di aiutarti a capire come e
perché”</i> (M. Sclavi, <i>Arte di ascoltare e mondi possibili</i>, Mondadori,
Milano, 2003). Tali regole rappresentano un modo di pensare e di stare
all’interno della relazione con le famiglie che viene scelto consapevolmente
dai professionisti dell’educazione e che può favorire la reale costruzione di
una partnership tra le due agenzie formative per eccellenza. Altrettanto tale
atteggiamento può consentire la realizzazione di realtà educative capaci di
influenzare e lavorare sul contesto sociale in cui le agenzie stesse vivono: la
progettazione del dialogo tra nido, scuola e famiglia può favorire l’incontro
dei punti di vista divergenti permettendo alle differenze di generare occasioni
di riflessione e di divenire risorsa e occasione di apprendimento e cambiamento
per tutti.<o:p></o:p></div>
Bambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-48985708517906844122016-02-01T11:27:00.003+01:002016-02-01T11:27:31.835+01:00Pensieri in libertà - Gennaio 2016. ZEROSEI<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6Qg8-fY2x30aqjDWGIU16_DLsNWdUOG_Gngf2Wksd52PluqWGD4FkxERxsvxY0l8PnAgYi-jEe1siUyRBzyOMH4q8IV3i7H0-kH2h0H0ZxJfddE9Ywh3-zatOrDXSRHwZXkOLoOGbRmc3/s1600/Pensieri+in+liberta%25CC%2580_logo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj6Qg8-fY2x30aqjDWGIU16_DLsNWdUOG_Gngf2Wksd52PluqWGD4FkxERxsvxY0l8PnAgYi-jEe1siUyRBzyOMH4q8IV3i7H0-kH2h0H0ZxJfddE9Ywh3-zatOrDXSRHwZXkOLoOGbRmc3/s320/Pensieri+in+liberta%25CC%2580_logo.jpg" width="193" /></a></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i>di Daniele Barca</i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<i><br /></i></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Leggo su un quotidiano della
Capitale che il Comune pian piano lascerà la gestione dei nidi a privati e
delle scuole dell’infanzia allo Stato. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
È un segno dei tempi, la fine (o
l’evoluzione?) di numerose esperienze 0-6 che molti Comuni avevano iniziato
negli anni Settanta per andare incontro alle esigenze crescenti delle comunità
e delle famiglie – sempre più impegnate e più lavoratrici – prima dell’inizio
dell’obbligo scolastico. La parola magica è servizi integrati, che non è una
parolaccia. Non credo che tutto sia dovuto a tutti e nemmeno che si possano
mettere sullo stesso piano condizioni di necessità diverse. Non credo che la
scuola 0-6 debba rispondere a una necessità; così come non credo che gli ISEE
(strumento necessario ma non dirimente) siano le tavole della legge. Chi
conosce le realtà, piccole o grandi che siano, sa che si perpetuano ingiustizie
significative di trattamento.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Credo però nella partecipazione
del singolo e della collettività alla gestione della cosa pubblica. Molti
pensano che lo Stato debba dare tutto, soprattutto nell'istruzione. Si
sottovaluta che l’idea di Stato-Mamma non regge, non tanto e non solo in
termini di sostenibilità economica, quanto di responsabilizzazione del
cittadino e della comunità dei cittadini. Le esigenze sono mutate profondamente
e sono davvero convinto che una scuola pubblica più ricca sia una scuola dove
ognuno fa la sua parte.<o:p></o:p></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Ma lasciamo stare questo
preambolo che ci porterebbe lontano: davvero l’obiettivo 0-6, cioè il ciclo
preobbligo è così lontano in Italia dall'avere una sua unitarietà? La Buona
Scuola nei suoi propositi iniziali intendeva cancellare le attuali “barriere
tra nidi e materne”, introducendo un nuovo modello formativo con l’infanzia
scolastica che <i>“non avrà più cesure: andrà tra zero e sei anni,
ininterrottamente”</i>; che il nido <i>“non sia più un servizio a domanda
individuale, di carattere sociale. Sarà un servizio generale, di carattere
educativo. Tutto viene incardinato sotto la responsabilità unica del Ministero
dell’Istruzione”</i>. Detto grossolanamente: una formula mista in cui lo Stato
fornisce indirizzi e gli Enti locali amministrano. Appunto i servizi integrati.
La legge 107 prevede che entro gennaio 2016 il Governo dovrebbe emanare un
decreto legislativo che modifichi sostanzialmente gli assetti della scuola
dell’infanzia e dei nidi. In nome della specificità dei due percorsi (che
verrebbe, secondo i detrattori, sottintesa rispetto all'unitarietà dei
percorsi) si sono accese molte polemiche; ci sarebbe anche un disegno di legge
già pronto; oggi non è ben chiaro chi possa insegnare a chi e con quale titolo;
si evidenzia da più parti la scarsa chiarezza sui finanziamenti e il fatto che
dietro la formula “servizio integrato” vi potrebbero essere oneri maggiori per
le famiglie. Ho già chiarito che nella partecipazione delle famiglie ci credo,
ma non è l’aspetto che più mi convince di questa rivoluzione culturale: è
proprio l’idea di costruire percorsi non solo assistenziali ma educativi a
convincermi. In molte città si fa fatica a realizzare istituti comprensivi
perché sono mere aggregazioni di scuole diverse. La continuità, in questo mondo
liquido e in educazione, credo sia un valore. Certo con stacchi, differenze e
gradualità, ma comunque un valore... Come credo che 0-6 sia un valore in cui
assistenza/educazione siano per la nostra prima infanzia endiadi fondanti pari
ad autonomia/relazione per la nostra preadolescenza.<o:p></o:p></div>
Bambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-2886719035218582162016-02-01T11:25:00.004+01:002016-02-01T11:25:38.329+01:00Esperienze in corso - Gennaio 2016. QUALE LAUREA NEI “POLI 0-6 ANNI”?<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilJ7Lw1wJTBn9HYEHr9XTu7rK2S2j8HmuNtvh11Ctc3fc3b6eM4k9XGBRC4jFOfohI-CUEqyXMzA3aigSEhTkiDjaR-Ib5IPrDkKVryJo-jJGW_CzHAvQ2wys5uDmJnvpYoYhsE76GvdxR/s1600/Esperienze+in+corso_logo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEilJ7Lw1wJTBn9HYEHr9XTu7rK2S2j8HmuNtvh11Ctc3fc3b6eM4k9XGBRC4jFOfohI-CUEqyXMzA3aigSEhTkiDjaR-Ib5IPrDkKVryJo-jJGW_CzHAvQ2wys5uDmJnvpYoYhsE76GvdxR/s320/Esperienze+in+corso_logo.jpg" width="195" /></a><i>di Alberto Alberani</i><br />
<i><br /></i>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
La legge 107 prevede con gli
articoli 180 e 181 che il Governo sia delegato ad adottare entro febbraio 2017
uno o più decreti legislativi in relazione al “sistema” 0-3 e 3-6. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Non ho
volutamente scritto sistema 0-6 perché sta passando l’idea sbagliata che
scompariranno “nidi e scuole dell’infanzia” sostituite da un unico servizio. Il
punto 7 del comma e) dell’art. 181 ricorda che un decreto legislativo si
occuperà della<i> “promozione della costituzione di poli per l’infanzia per
bambini di età fino a sei anni, anche aggregati a scuole primarie e istituti
comprensivi”</i> e questo probabilmente significa che oltre al servizi 0-3 e
alle scuole 3-6 potranno strutturarsi poli 0-6 che già esistono in molte parti
d’Italia. Questo possibile futuro scenario ci invita ad aprire alcune
riflessioni che, forti delle esperienze realizzate, ci conducono
inevitabilmente a identificare tematiche da riempire di contenuti. Rapporti
numerici, spazi, forme organizzative, attività, costi e finanziamenti... sono
solo alcuni temi su cui sarà necessario prendere decisioni e operare scelte.
Sono tematiche per lo più inserite nel punto 1.3 del comma e) dell’art. 181 che
precedentemente, al punto 1.2, prevede “la qualificazione universitaria e la
formazione continua del personale dei servizi educativi per l’infanzia e della
scuola dell’infanzia”. Già nelle scuole per l’infanzia titoli d’accesso per
l’insegnamento consistono in: laurea in Scienze della formazione primaria
(titolo abilitante all'insegnamento, art. 6, L. 169/2008) e diploma Magistrale
o diploma di Liceo Socio-Psico-Pedagogico conseguito entro l’anno scolastico
2001-2002 (DM 10 marzo 1997) (cfr. <i><a href="http://www.istruzione.it/urp/titoli_accesso.shtml">www.istruzione.it/urp/titoli_accesso.shtml</a></i>).
Differente la situazione nei servizi 0-3 che sono condizionati da legislazioni
regionali molto diversificate. Per fare solo un esempio, dal 1 settembre 2015
per lavorare in servizi educativi per la prima infanzia in Emilia-Romagna è
necessario disporre dei diplomi di laurea: in Pedagogia, Scienze
dell’educazione, Scienze della formazione primaria; diploma di laurea triennale
di cui alla classe L19 del Decreto del Ministero dell’università e della
ricerca 26 luglio 2007; diploma di laurea magistrale previsto dal Decreto del
Ministero dell’università e della ricerca 16 marzo 2007 “Determinazione delle
classi di laurea magistrale”; Diplomi universitari o lauree equipollenti,
equiparate o riconosciute ai sensi di legge (cfr. <i><a href="http://www.regione.emilia-romagna.it/servizi.prima-infanzia.emilia-romagna">www.regione.emilia-romagna.it/servizi.prima-infanzia.emilia-romagna</a>)</i>.
Queste situazioni sono frutto di scelte connesse ai percorsi e alle storie di
questi due mondi e naturalmente dalle dimensioni universitarie e normative.
Dimensione normativa italiana che si arricchisce della Proposta di legge 2656
“Disciplina delle professioni di educatore e di pedagogista” (<a href="http://www.camera.it/leg17/126?idDocumento=2656"><i>www.camera.it/leg17/126?idDocumento=2656</i></a>)
che prevede finalmente – prendendo a riferimento la normativa europea – il
riconoscimento in Italia dell’educatore e del pedagogista. Partendo dalle
situazioni esistenti della scuola dell’infanzia e dei servizi 0-3, dalla
proposta di legge “Iori”, con lo stimolo dei poli 0-6 sarà possibile domandarsi
chi e con quale formazione iniziale lavorerà in questi servizi consapevoli che
oltre alle lobby, oltre ai comprensibili interessi di parte, oltre alle rendite
di posizione ci sono loro, i bambini e le bambine che necessitano di un
accompagnamento qualificato e competente. <o:p></o:p></div>
Bambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-77103910132279595912016-02-01T11:23:00.003+01:002016-02-01T11:23:37.902+01:00Doppio punto di vista - Gennaio 2016. RISCHIO<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHb0O6Ds9GgL0fdoHZE0MrouAf90Q5dMnxT-AiPjX2m0re3tAonlNRtK2AVuocbSU3Mli37RwyAkp__9MlA-P6lR2PYB1LI3Tu9ZbQwUCFjEPko_gtAwJmd6KjGVbpLk4DBuj-h0_MnTLM/s1600/Doppio+punto+di+vista_logo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiHb0O6Ds9GgL0fdoHZE0MrouAf90Q5dMnxT-AiPjX2m0re3tAonlNRtK2AVuocbSU3Mli37RwyAkp__9MlA-P6lR2PYB1LI3Tu9ZbQwUCFjEPko_gtAwJmd6KjGVbpLk4DBuj-h0_MnTLM/s320/Doppio+punto+di+vista_logo.jpg" width="197" /></a><i>di Claudia Ottella</i><br />
<i><br /></i>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Oggi i nostri bambini sono “a
rischio”, non per i pericoli che potrebbero incontrare nella loro vita
ordinaria, familiare e scolastica, ma all'opposto proprio perché non gli
permettiamo più di correre alcun rischio. </div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Durante gli ultimi decenni nella
moderna società occidentale vi è stata una crescente attenzione verso la
sicurezza dei bambini e in modo particolare verso la sicurezza nelle loro
attività negli ambienti di gioco, che ha coinvolto sempre più politici,
genitori e professionisti dell’educazione.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b>Il punto di vista delle
famiglie</b> <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Osservando le nuove generazioni
di genitori ci accorgiamo che quasi ostacolano la crescita dei propri figli,
che tendono a considerarli sempre piccoli e “non ancora capaci di…”. Il rischio
è spesso erroneamente confuso con il pericolo, con la conseguenza che viene
fortemente limitata la possibilità di agire in risposta a un’avvertita ansia di
protezione, che porta a enfatizzare la “sicurezza” del bambino, percepita come
minacciata da azioni apparentemente prive del controllo e della supervisione
diretta dell’adulto. Teniamo i bambini al sicuro, quasi agli arresti
domiciliari, perché “rischiare non è concesso ai bambini e quei genitori che lo
consentono non sono visti come buoni genitori […] ma evitare il rischio
equivale a perdere delle opportunità” (L. Vascotto, “Rischio”, in M. Guerra, a
cura di, Fuori. Suggestioni nell'incontro tra educazione e natura, Franco
Angeli, Milano, 2015).<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<b>Il punto di vista dei servizi</b><o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
L’odierna normativa sulla
sicurezza in relazione agli ambienti utilizzati dai bambini influenza in
maniera decisa le possibilità di gioco che noi offriamo loro. Se è vero che di
recente l’attenzione sulla sicurezza riguardante gli spazi gioco di parchi,
scuole e asili è aumentata in maniera significativa, la domanda che ci dobbiamo
porre è se questa regolamentazione porta a effettivi benefici. Oggi i nostri
servizi dovrebbero aprirsi a pratiche e azioni centrate su un’idea reale di
bambino competente e questo significa che accentuare l’attenzione sulla
sicurezza può essere problematico se, nell'esagerato tentativo di proteggere i
bambini evitando loro qualsiasi possibilità di danno, limitiamo eccessivamente
possibilità d’esperienza e di stimolo importanti per la loro crescita. Il
bambino è in pericolo davvero oggi, ma perché è portato “all'inazione”. Le
nostre azioni educative rischiano di diventare anti-pedagogiche se continuiamo a
sottrarre lui le esperienze nella realtà vera dove sono il corpo, il movimento,
i sensi, le relazioni concrete con le cose e con le persone a guidare la sua
maturazione. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Il senso autentico
dell’educazione, a scuola come in famiglia, dovrebbe essere quello di aprire le
possibilità, i “campi” d’esperienza al bambino, non di chiuderli. Ciò che i
bambini dovrebbero poter fare è rischiare e provare a superare da soli quelle
difficoltà che invece preventivamente gli facilitiamo, esplorare in autonomia
ciò che invece tendiamo preventivamente a svelargli, porsi domande e cercare
risposte prima che siamo noi a dargliele. Dobbiamo quindi riflettere, sia come
educatori che come genitori, sulla nostra iper-protezione tanto amorevole
quanto dannosa e provare a pensare insieme a una progettazione che affronti i
rischi non come realtà da cui porsi al riparo ma come opportunità di crescita.<o:p></o:p></div>
<br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<br /></div>
Bambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-3083405771578374812016-02-01T11:21:00.003+01:002016-02-01T11:21:54.316+01:00Domandando si impara - gennaio 2016. PERCHÉ I GENITORI NON ASCOLTANO?<div class="Paragrafobase">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8feAHGCYB9sBKl1cgAEc8Qes4_ZVQGqc6t4m1VUHT6ciVPKVKMD2sJ9yVAL5UtnlyocpFFGXTEcoZnV8VX10s1JYPLQLJ5T4iAzhKGZAz9J_qnoBAza6IS1uCJu2K11tNYaEDjmEfwdA0/s1600/Domandando+si+impara_logo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEj8feAHGCYB9sBKl1cgAEc8Qes4_ZVQGqc6t4m1VUHT6ciVPKVKMD2sJ9yVAL5UtnlyocpFFGXTEcoZnV8VX10s1JYPLQLJ5T4iAzhKGZAz9J_qnoBAza6IS1uCJu2K11tNYaEDjmEfwdA0/s320/Domandando+si+impara_logo.jpg" width="200" /></a><i>di Elisabetta
Marazzi</i><o:p></o:p></div>
<div class="Paragrafobase">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Genitori che sembrano fare quello
che vogliono, genitori che non rispettano gli orari, che sembrano non
interessarsi allo stato di salute del loro bambino e degli altri bambini del
nido o della scuola, che chiedono in relazione alle loro priorità senza
interrogarsi sul senso delle azioni che vengono compiute dalle educatrici, che
sembrano non vedere perché non domandano o che sembrano invadere spazi non
propri perché chiedono troppo.<o:p></o:p></div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
</div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Le famiglie appaiono diverse,
sono cambiate: a più riprese senti dire che certi atteggiamenti sono
peggiorati, che manca un’assoluta lettura di quello che è il valore della
esperienza che accade dentro il contesto educativo e che le famiglie chiedono e
basta pensando solo a se stesse, ai propri bisogni e alle proprie
caratteristiche di adulti. Ecco allora che sempre più spesso ci si chiede: <i>“Come
facciamo a far arrivare un certo tipo di messaggio?”</i>, <i>“È giusto dire
sempre sì?”</i>, <i>“Il bambino con i suoi bisogni, in tutto questo, che fine
fa?”</i>, <i>“La mia professionalità che valore assume? Sento che viene svilita
nei suoi significati!”</i>.<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Le famiglie sono cambiate, ma
questo era ed è inevitabile: cambiano i contesti sociali ed economici, cambiano
le richieste prestazionali delle realtà in cui viviamo, mutano i ruoli assunti
da ciascuno nei contesti famigliari, noi stessi entriamo in contesti culturali
differenti che ci mettono in contatto con conoscenze altre rispetto a quelle
con cui siamo cresciuti… come potrebbero quindi le famiglie non modificarsi? E
pertanto, come potremmo noi continuare a svolgere il nostro lavoro senza tenere
conto della realtà che noi stessi contribuiamo a creare e senza costruire
dialoghi di senso con questa stessa realtà?<o:p></o:p></div>
<div class="Paragrafobase">
</div>
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
Per lunghi periodi le famiglie
sono state tenute fuori dai contesti educativi e il loro accesso veniva
formalizzato solo attraverso alcune occasioni specifiche. Per molto tempo chi
si occupa di educazione ha lamentato il disinteresse delle famiglie nei confronti
di quanto accade nei luoghi educativi di vita dei loro bambini. Poi un giorno
un genitore chiede perché abbiamo cambiato le foto dell’ingresso o come mai non
è ancora stato esposto il progetto educativo dell’anno, o ancora perché è così
importante portare i bambini in giardino anche a dicembre con il freddo. Allora
è lì che si apre un mondo, lì è lo scarto tra il cogliere in un quesito una
lamentela o un’occasione di approfondimento! Le famiglie chiedono per
comprendere, i genitori nutrono curiosità e bisogno di comprensione per quanto
accade nei contesti educativi, gli adulti di riferimento dei bambini che
frequentano le nostre scuole, nidi, spazi gioco ecc. domandano di divenire
parte attiva di un percorso e noi dovremmo essere altrettanto consapevoli che <i>“la
partecipazione delle famiglie non è un elemento accessorio ma fondante nel
progetto di un servizio educativo”</i> (A. Fortunati, a cura di, Il mestiere
dell’educare, Edizioni Junior, Bergamo, 1998). Ecco allora che forse non si
tratta tanto di genitori che non ascoltano, quanto di sostenere luoghi che
favoriscano ascolto reciproco, non si tratta di pensarla tutti allo stesso modo
ma di accogliere punti di vista diversi dal cui confronto possano generarsi
nuovi saperi e nuove opportunità educative per i servizi, le famiglie, le
équipe educative, le realtà sociali e territoriali e, quindi, i bambini! …Ma ne
riparleremo il prossimo mese!<o:p></o:p></div>
Bambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-4470433277673876382016-01-08T14:41:00.000+01:002016-01-08T14:41:00.411+01:00Esperienze in corso - Dicembre 2015. LE APP CAMBIERANNO I SERVIZI?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGUT3zjVyZ5xrGz86ekMoBoE_yL71xbw6aMAlNsFdMn_z8KtClNtIlXWsGrpkuMcRfKayqQN1Q5rbS-XsajbNbepQ4zTvVzbg2TiAtEK8V-hFO0bAsSxD3RoOeJrCS9vZIk8eLSZq-mLsp/s1600/Esperienze+in+corso_logo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiGUT3zjVyZ5xrGz86ekMoBoE_yL71xbw6aMAlNsFdMn_z8KtClNtIlXWsGrpkuMcRfKayqQN1Q5rbS-XsajbNbepQ4zTvVzbg2TiAtEK8V-hFO0bAsSxD3RoOeJrCS9vZIk8eLSZq-mLsp/s320/Esperienze+in+corso_logo.jpg" width="195" /></a></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<span style="font-family: 'Times New Roman', serif; line-height: 120%;">Di Alberto
Alberani</span></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.41cm; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
La legge 107 e i
successivi decreti previsti negli articoli 180 e 181 prefigurano
sicuramente un tempo di importanti riforme per ciò che riguarda i
servizi educativi 0-3 e la scuola per l’infanzia. </div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Mentre
rifletteremo, discuteremo, troveremo accordi per innovare il sistema,
i bisogni delle bambine, dei bambini e delle loro famiglie
continueranno a modificarsi essendo essi connessi alle realtà
sociali ed economiche che non attendono gli accordi dei vari attori e
le svariate burocrazie. Tali bisogni troveranno risposte
diversificate che produrranno varie reazioni.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Mentre ci confrontavamo
sulla proposta di legge 1260, sono state offerte nuove risposte ai
bisogni delle famiglie, grazie alla diffusione della sharing economy
e alla facilità di circolazione delle informazioni introdotta dalle
nuove tecnologie, in particolare dagli smartphone.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Mi asterrò
dall’esprimere giudizi ma, sta di fatto, che dopo “Uber” e
“Blablacar” per la condivisione delle spese di viaggio, dopo
“Airbnb” e “Couchsurfing” per la ricerca di alloggi, e dopo
tante altre più o meno famose app, anche nell’ambito
socio-educativo sono comparse applicazioni che permettono il
reperimento di assistenti familiari (smettiamola di chiamarle
badanti!) e il reperimento di babysitter. Eccone alcune.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
“Familydea” non è
propriamente una app ma un portale che ho ultimamente incrociato;
offre “servizi e soluzioni per la famiglia” così come il
servizio “Comete” e “Prontoserenità”. Si tratta di servizi
in gran parte proposti da cooperative sociali che si avvalgono di
personale qualificato assunto con regolare contratto di lavoro,
organizzato dalle loro tecnostrutture. Sul versante delle vere e
proprie app, una su tutte è “Le cicogne” il cui slogan cita:
<i>“Trovare la tua babysitter non è mai stato così semplice!”</i>,
che favorisce l’incontro tra domanda delle famiglie e prestazione
di servizio di babysitter registrate nel sito. Infine uno sguardo
all’Europa: in Francia e in Inghilterra troviamo “Kidsitter”
con profilo, calendario con le disponibilità orarie, competenze,
costo ecc. La rete “Kidsitter” sbarcherà presto anche in Italia.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
La realtà delle app, dei
siti, delle piattaforme, dei social network è in veloce evoluzione e
probabilmente si sviluppa perché risponde con rapidità alle
richieste delle famiglie.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Ribadisco non è mia
intenzione esprimere giudizi sul fenomeno, ma lo riporto come realtà
esistente e consiglio alle persone più curiose di mettersi nei panni
di una famiglia e quindi di provare ad approfondire le modalità di
funzionamento.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Sicuramente è necessario
non abbassare lo sguardo evitando di guardare come la realtà si sta
rapidamente modificando, il più delle volte in modo spontaneo e
informale, al di là delle regole e delle norme che vincolano il
tradizionale funzionamento dei classici servizi educativi... Una
realtà che molte volte cambia le cose più velocemente di
quanto ci aspettiamo e che probabilmente potrebbe essere agita e
governata invece che subita.</div>
<br />
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Di fronte
alla grave crisi e al calo di iscrizioni che sta affliggendo i
servizi tradizionali non vorrei che la nostra concentrazione si
focalizzasse sul trovare il modo migliore di chiudere il sacco, senza
accorgerci che il sacco stesso si sta bucando in più parti e si sta
velocemente svuotando dei suoi preziosi semi…</div>
Bambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-26843300996673657032016-01-08T14:40:00.000+01:002016-01-08T14:40:04.812+01:00Domandando si impara - Dicembre 2015. PERCHÉ I BAMBINI NON ASCOLTANO?<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFLJccIk1antw1DjCnNlMCOG0qRfUlwjmkXs9CEiNicOR-6YnmlUdEgCbGvRAwJQ7zPoJMRXFqi_cdumGLroh9F-vLyMZ8nMMstXrpcp_DWkWWyxoAMYIgc4L3Nj7f7qfurbARi26Ha_Ki/s1600/Domandando+si+impara_logo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiFLJccIk1antw1DjCnNlMCOG0qRfUlwjmkXs9CEiNicOR-6YnmlUdEgCbGvRAwJQ7zPoJMRXFqi_cdumGLroh9F-vLyMZ8nMMstXrpcp_DWkWWyxoAMYIgc4L3Nj7f7qfurbARi26Ha_Ki/s320/Domandando+si+impara_logo.jpg" width="200" /></a></div>
<div style="line-height: 120%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;">di
Elisabetta Marazzi</span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div style="line-height: 120%; margin-bottom: 0cm;">
Una delle cose su cui
sempre più spesso ci interroghiamo è il grande tema del rispetto
delle regole e dell’ascolto attivato dai bambini nei confronti
dell’adulto… Vengono alla mente situazioni in cui l’educatore
si trova a ripetere continuamente le stesse regole e a ribadire cosa
sia o non sia lecito fare. <span style="line-height: 120%;">In questa ripetizione siamo altrettanto
portati a sottolineare che le regole sono uguali per tutti e che se
alcuni le rispettano devono farlo anche gli altri.</span></div>
<div style="line-height: 120%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="line-height: 120%;"></span></div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Simili pensieri rimandano
a concetti come la non modificabilità della regola e il principio di
eguaglianza tra le persone e richiamano alla mente l’art. 3 della
Costituzione Italiana che così dice: <i>“Tutti i cittadini hanno
pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza
distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni
politiche, di condizioni personali e sociali”.</i></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
L’art. 3 sottolinea
come il rispetto dell’uguaglianza significa rispettare le diversità
e le specificità di ciascuno. Ecco quindi che se rispettiamo le
diversità, inevitabilmente le regole stesse dovranno essere
differenziate e/o ridiscusse in relazione ai singoli soggetti e ai
gruppi coinvolti nella relazione educativa.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Si potrebbe ipotizzare
che, nell’eccessiva diversità, la regola possa perdere di
significato ma, forse il valore della regola non sta nella regola
stessa quanto nei significati e nella valenza relazionale che
trasmette. Cosa vuol dire tutto questo? Vuol dire che il “no” e
il limite non stanno nella parola quanto negli atteggiamenti verbali
e non verbali che accompagnano la parola, nel modello che offriamo
rispettando noi in primis, come adulti, le regole che riportiamo ai
bambini, nel nostro modo di ragionare con loro sul senso delle regole
e nel nostro modo di essere.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Siamo tutti consapevoli
dell’importanza di avere/dare dei limiti, una cornice che contenga
facendoci sentire sicuri, riconosciuti, pensati e protetti, ma tale
contenitore perde di senso se deve essere letto solo come
un’imposizione e non come un obiettivo. Sovente quello che perdiamo
di vista nel dialogo con i bambini è che la regola e il limite
diventano sempre rappresentativi di qualcosa che non è possibile
fare. Forse la regola e il “no” possono divenire l’occasione
per cui c’è altro che può essere fatto: non il sacrificio, non il
vincolo come mancanza, non l’impedimento ma un’occasione per
vedere e cogliere le altre possibilità e occasioni che le regole
stesse offrono. È come quando i bambini, nel costruire il loro
gioco, spendono tempo a definire le regole del gioco stesso più che
a giocare… il vero piacere sta nella definizione di queste regole e
nell’occasione che stanno offrendo: ad esempio, l’opportunità di
conoscenza dell’altro, di ricerca di mediazioni e possibili
risposte, di sperimentazione di modelli comunicativi e punti di vista
differenti, di comprensione che una molteplicità di differenze
possono essere rispettate.
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Allora chi
non ascolta? L’adulto o il bambino? I bambini forse, ascoltandoci,
ci dicono che hanno bisogno di capire perché, che vogliono essere
parte attiva nel percorso di interiorizzazione delle regole, che
auspicano di poter stare in una relazione di fiducia con adulti che
si affidano consapevolmente a loro, non delegando ma scegliendo
responsabilmente… ci chiedono di accompagnarli in un cammino che
permetta loro di sostituire il dover essere con il voler essere! </div>
<br />
<div>
<div class="gmail_signature">
<div dir="ltr">
<div dir="ltr">
<div dir="ltr">
<br /></div>
</div>
</div>
</div>
</div>
Bambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-24283135557731062982016-01-08T14:38:00.004+01:002016-01-08T14:38:43.349+01:00Doppio punto di vista - Dicembre 2015. LAVORETTI<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgma1mlWtlE8brhp6qypxe3qIWSokt8-16ILgD-aIyvMCok6k_0Jt40f-zb_jPm73a0HVgkY9mZneDWfmY3o1y9Kc0cYGWWuaCsSeH-k4L_H3Dz1c34kBiWj2LaHgvosBvXNdBzWW1jkkZo/s1600/Doppio+punto+di+vista_logo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgma1mlWtlE8brhp6qypxe3qIWSokt8-16ILgD-aIyvMCok6k_0Jt40f-zb_jPm73a0HVgkY9mZneDWfmY3o1y9Kc0cYGWWuaCsSeH-k4L_H3Dz1c34kBiWj2LaHgvosBvXNdBzWW1jkkZo/s320/Doppio+punto+di+vista_logo.jpg" width="197" /></a></div>
<i style="font-family: 'Times New Roman', serif; line-height: 120%;">di Claudia
Ottella</i><br />
<div style="line-height: 120%; margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Con l’avvicinarsi del
periodo natalizio i nostri servizi sono tutto un fervore di attività
di allestimento: si predispongono spazi e addobbi, si preparano feste
e recite e si mettono a punto i tanto famigerati “lavoretti”. </div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Se
ogni ricorrenza va giustamente celebrata e vissuta, occorre forse
fermarsi e ragionare sul vero significato di questi momenti nella
realtà dei nostri servizi, soprattutto se consideriamo che
raccontano qualcosa di noi, del nostro modo di intendere il lavoro
educativo.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<b>Il punto di vista dei
servizi</b></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Il concetto di attività
creativa è spesso argomento e ampiamente dibattuto. Nei gruppi
educativi talvolta è fonte di discussione, specialmente in questo
periodo dell’anno, perché ci si trova divisi tra chi è molto
bravo in questo campo e chi si ritiene imbranato; e allora troviamo
chi, giustificato dalla propria inabilità, si defila e, per contro,
educatrici impegnate per ore a confezionare bellissimi lavoretti in
cui il contributo dei bambini spesso si limita a incollare –
rigorosamente guidati dalla mano dell’adulto – brillantini e
decori su un manufatto già preparato e preconfezionato. Bellissimo
alla vista, elegante o pacchiano poco importa, comunque perfetto e
identico per ogni bambino! Ma se, come diceva Munari, la creatività
è qualcosa che con i prestampati non ha nulla a che fare, la
crea-tività è anche qualcosa che con i lavoretti non ha nulla a che
fare. Resta da domandarsi qual è real-mente l’obiettivo che ci si
prefigge con queste attività: predisporre un dono per le famiglie,
se esso non racconta nulla del bambino, ma è frutto dell’impegno
dell’educatrice, ha senso? Dirigere tempo, energie, risorse su un
oggetto che non documenta affatto il percorso del bambino ma è solo
il risultato di un progetto adulto ha qualche significato?</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<b>Il punto di vista
delle famiglie</b>
</div>
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
In questo
ragionamento è giusto considerare che le famiglie attendono, certo
anche per abitudine e convenzione, il lavoretto di Natale (e poi di
Pasqua, della festa della mamma e del papà, e via dicendo…). Un
oggetto che spesso viene decantato ed esaltato di fronte ai bambini,
mostrato ai nonni e ai familiari, un oggetto a cui si riserva il
posto d’onore sull’albero o sulla tavola della festa. Ma a chi
realmente si riserva questo riconoscimento? Alla abile mano
dell’educatrice creativa o al bambino? Se l’impegno, il progetto,
l’idea sono nella quasi totalità frutto dell’adulto, appare
evidente che tutto ciò perde significato anche agli occhi dei
bambini. E se invece tutto questo prestigio fosse riservato a un
oggetto, magari meno bello, un po’ storto, strano, scomposto, ma
frutto nella totalità del lavoro del bambino? Certo la
soddisfazione, il rinforzo nel riconoscere competenze creative, il
compiacimento sarebbero realmente riposti. Indubbiamente occorre che
le famiglie comprendano il reale significato della produzione del
bambino e il valore e lo sforzo che ci sta dietro: occorre un lavoro
preliminare di documentazione, di sollecitazione di riflessioni, di
costruzione della rilevanza del percorso contrapposto al risultato.
Anche per le famiglie così non avrà importanza se sull’albero non
ci sarà una pallina perfetta con tutti i decori al posto giusto, ma
un oggetto plasmato dall’ini-zio alla fine dalle mani dei bambini.</div>
<br />
<div>
<div class="gmail_signature">
<div dir="ltr">
<div dir="ltr">
<div dir="ltr">
<br /></div>
</div>
</div>
</div>
</div>
Bambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-6961935669641530262016-01-08T14:37:00.001+01:002016-01-08T14:37:13.294+01:00Pensieri in libertà - Dicembre 2015. PER UN MONDO DIGITALE<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlQ4Aa9smvi847lT5ZKdqpHX6Qt8wnYmFBmDTrBZiKarK_1_M-d_YVdkEpVJbApvgjpkeLnJXVCcqJ3vIgXMjsdrvUHGg2HO_QTy927uxO5ixHwOq9IurA414fgMncEtYSN_jev_zHA5N8/s1600/Pensieri+in+liberta%25CC%2580_logo.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjlQ4Aa9smvi847lT5ZKdqpHX6Qt8wnYmFBmDTrBZiKarK_1_M-d_YVdkEpVJbApvgjpkeLnJXVCcqJ3vIgXMjsdrvUHGg2HO_QTy927uxO5ixHwOq9IurA414fgMncEtYSN_jev_zHA5N8/s320/Pensieri+in+liberta%25CC%2580_logo.jpg" width="193" /></a></div>
<div style="line-height: 120%; margin-bottom: 0cm;">
<span style="color: black;"><span style="font-family: Times New Roman, serif;"><i>di Daniele
Barca</i></span></span></div>
<div style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="line-height: 0.41cm; margin-bottom: 0cm;">
<br />
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Lo scorso 27 ottobre il
MIUR ha pubblicato il Piano Nazionale Scuola Digitale (PNSD)
<i><a href="http://www.istruzione.it/scuola_digitale/index.html">http://www.istruzione.it/scuola_digitale/index.html</a></i>: 35 azioni
e una serie di sinergie per far sì che il digitale a scuola non sia
un optional ma un diritto per tutti gli studenti. Che cosa c’entra
questo con la rubrica “Pensieri in libertà” in una rivista
dedicata all’educazione dei bambini più piccoli? C’entra, perché
il piano è proprio per loro.</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
<br /></div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
</div>
<a name='more'></a>Studiato con effetti temporali che
vanno dai 3 ai 5 anni, ha l’ambizione di pensare a Daniele, che
oggi a 3 anni gioca a scuola con il metodo Munari (mentre a casa
impazzisce per lo smartphone della mamma) e che allora sarà in prima
alla primaria, o a Veronica, che a 5 anni sforna pizze di plastilina
(e va matta per i film sempre più animati digitalmente e 3D) e alla
fine del Piano sarà alla secondaria di primo grado.<br />
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Immagino che tra molti
dei lettori le perplessità sul digitale siano tante. Soprattutto sul
web, sulla modificazione delle funzioni manuali e intellettive, sulla
trasformazione degli equilibri relazionali e sociali ecc. Anche io ne
ho. Ma confesso che mi interessa più la soluzione al problema che il
problema in sé.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Il Piano si articola in
tre parti: una dedicata agli strumenti, una alle competenze e una
alla formazione dei docenti. Il vero cambiamento di mentalità, però,
sta nelle prime pagine e in tutta l’impostazione. Qui non si parla
di informatica, di programmazione, di pc, di tablet o, perlomeno, si
parla anche di questo. Il focus però è sull’educazione nell’era
digitale. Il Piano dice: esiste questo mondo, fa parte delle nostre
vite, può la scuola o l’insegnante ignorarlo e starsene alla
larga? No, è utile, e questa è anche la mia posizione personale.
Anzi, si deve sporcare le mani, per capire ma anche indirizzare, per
conoscere, ma anche portare a suo vantaggio. Sennò a fare da
formatori ci saranno i software, le televisioni digitali, gli
strumenti stessi. Non nel senso che sparirà il docente, che ha
resistito anche all’e-learning che si trasforma continuamente, ma
nel senso che l’impostazione del nostro rapporto con i contenuti
(oggi sempre più digitali) sarà dettata da altri interessi.
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Questo Piano, con le sue
soluzioni coordinate, sa di scuola dell’infanzia: gli atelier, gli
ambienti per la didattica digitale integrata sono tutte idee che non
prendono solo il nome, ma anche la ratio dai campi di esperienza:
spazi – ci auguriamo belli, interattivi, comodi – dove i ragazzi
che verranno possano fare esperienza di digitale ma anche di
manualità, di creatività, di scienze, di letteratura, sempre più
esperienziali e laboratoriali. Il fare, la collaborazione, la
costruzione, finanche la manualità trovano un nuovo significato
nell’era digitale: che non è solo virtualizzazione o simulazione,
ma che è toccare con mano gli oggetti e renderli vivi con meccaniche
e ragionamenti. Quest’anno osservate le vetrine e gli scaffali dei
regali di Natale: oltre alle costruzioni di vario genere, si
moltiplicano i kit per animarle. Un famoso gioco meccanico francese
della mia infanzia riporta sulla copertina: adatto per le discipline
STEM (scienze, tecnologie, matematica).
</div>
<div align="JUSTIFY" style="margin-bottom: 0cm;">
Chissà se Babbo Natale
penserà a Daniele e Veronica che, abbandonando il touch e la tv,
possano avere un Natale da maker e costruirsi il proprio giocattolo
(digitale).</div>
<br />
<div align="JUSTIFY" lang="it-IT" style="margin-bottom: 0cm;">
Ecco la
scuola digitale per come è raccontata nel PNSD è proprio questo:
offrire a tutti una nuova idea più cre-attiva del digitale. Per
Daniele e per Veronica.</div>
Bambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-5091584990372524852015-11-27T09:38:00.001+01:002015-11-27T09:38:11.683+01:00Pensieri in libertà - Novembre 2015. TI SCATTERÒ UNA FOTO<div class="Paragrafobase">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEht8gebZniCivsUXmCMWeHCNHNyE0AOUjW6xCVZRDB7xiWCblS2MUlXzKx5hTa_XdguxeS6lJWP-g8fsY3g75O6vRcCfQHdv05kPRu8eWobu20XHo-n_1FEQFBd24OUd4N8zwA6TP3Ek0/s1600/Pensieri+in+liberta%25CC%2580_logo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhEht8gebZniCivsUXmCMWeHCNHNyE0AOUjW6xCVZRDB7xiWCblS2MUlXzKx5hTa_XdguxeS6lJWP-g8fsY3g75O6vRcCfQHdv05kPRu8eWobu20XHo-n_1FEQFBd24OUd4N8zwA6TP3Ek0/s320/Pensieri+in+liberta%25CC%2580_logo.jpg" width="193" /></a><i><span style="color: windowtext; font-family: "Tahoma",sans-serif;">di Daniele Barca<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: "Tahoma",sans-serif;">Non
è passato ancora troppo tempo per dimenticare la foto di Aylan, il bambino
migrante ritratto morto su una spiaggia turca. O forse sì... Per dimenticare,
il tempo serve; soprattutto in questa “società del selfie”, in cui le immagini
si moltiplicano, affastellano, confondono. E non è passato abbastanza tempo
dalla diffusione delle immagini dei piccoli, armati di tutto punto, reclutati –
chissà come – dall’Isis.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: "Tahoma",sans-serif;"></span></div>
<a name='more'></a><br /><br />
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: "Tahoma",sans-serif;">Il
nostro atteggiamento “normale” nei confronti dei bambini è di protezione
rispetto a tali immagini: cambiare canale, evitare di mostrare, oscurare il
volto... Ma davanti a immagini di bambini in contesto violento anche noi siamo
sguarniti, indifesi. È il potere dell’immagine.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: "Tahoma",sans-serif;">Dovremmo
guardare insieme ai nostri piccoli.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: "Tahoma",sans-serif;">Durante
la settimana dei musei sono stato nel museo civico della mia città. Bella
l’animazione, ottima l’organizzazione. Abituati ai piccoli schermi del digitale
queste immagini di varie grandezze, alcune grandi come una parete e altre molto
in alto, scorrevano negli occhi delle mie bambine. Era la prima volta che
entravano in un museo – mea culpa! – ma è indubbio che in loro c’era difficoltà
a concentrarsi per più di un secondo. O, forse, la difficoltà era tutta mia.
Quella gallery murata, a ben pensarci, “veniva sfogliata” come si sfoglia una
gallery con il dito sullo schermo di uno smartphone o di un tablet. Via una
foto ne arrivava un’altra. Una velocità che non mi ha permesso di soffermarmi
sui particolari, che mi ha reso impossibile lo zoom: operazione che noi adulti
predigitali facciamo innanzitutto con gli occhi, con successiva concentrazione
sui dettagli.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: "Tahoma",sans-serif;">Non
sono un appassionato di arte, ma ricordo ancora il tempo passato al Museo del
Prado davanti a <i>Las meniñas</i> di Velázquez. Il gioco degli specchi, la
collocazione dei personaggi e dello stesso autore mi aveva affascinato e per
giorni mi restarono quelle immagini negli occhi. Al pari dei disegni degli
Aristogatti o del Robin Hood della Disney. Insieme alla lettura per i nostri
piccoli credo dovremmo praticare anche la lettura di immagini. Esistono grandi
albi di fumetti in cui possiamo leggere il testo delle vignette e far scorrere
le immagini con la lentezza della lettura della pagina. O anche bellissimi libri
per bambini sull’arte, su come nasce, con esempi di grandi pittori della
storia, da ridisegnare in un gioco continuo.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: "Tahoma",sans-serif;">Ma
ci sono anche le gallery per le ricerche on line in cui talvolta ci si imbatte
cercando un animale o un insetto che non si conosce. La stessa cosa va provata
con il nome di un artista che compare per caso nel dialogo con i piccoli.
Oppure fotografando oggetti di casa come se fossero opere d’arte. Operazioni
come questa possono aiutarci a trasformarci, insieme ai nostri bambini, da consumatori
di immagini a lettori e produttori di immagini. Per conoscere e per farlo
selezionando nel <i>mare magnum</i> di foto che inonda la nostra esistenza.<o:p></o:p></span></div>
<br />
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: "Tahoma",sans-serif;">Salvatore
Settis in un articolo di più di un anno fa, su “La Repubblica”, a proposito di
selfie ricordava l’importanza dello sguardo: <i>“La neo mania dei Selfie
sdoganati come performance individualista... inonda il web di foto ricordo che
certificano non la curiosità culturale ma la presenza rituale del turista. Non
archiviano il ricordo, sostituiscono lo sguardo: perciò la loro quantità è più
importante della qualità!”.</i><o:p></o:p></span></div>
Bambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-16109548359346564512015-11-27T09:36:00.000+01:002015-11-27T09:41:54.769+01:00Esperienze in corso - Novembre 2015. POSTI VACANTI NEI NIDI<div class="Paragrafobase">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtsHcPAW7KVC3x56BUPN1qgkOecJxQkhHS9wUPQBIZHYsNVkMFrmQrToN8ngg_j9V4IoGW11_dpEkmirqb6zLrXbrfd7nD4n4FQ0ObOxQpIo2s1Sgz2WDjqi3ohuh-UDEjTioYdgoA4OZy/s1600/Esperienze+in+corso_logo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtsHcPAW7KVC3x56BUPN1qgkOecJxQkhHS9wUPQBIZHYsNVkMFrmQrToN8ngg_j9V4IoGW11_dpEkmirqb6zLrXbrfd7nD4n4FQ0ObOxQpIo2s1Sgz2WDjqi3ohuh-UDEjTioYdgoA4OZy/s320/Esperienze+in+corso_logo.jpg" width="195" /></a><i></i><br />
<div style="text-align: justify;">
<i><i><span style="color: windowtext;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Di Anna Vettigli</span></span></i></i></div>
</div>
<div class="01testobaseGandhiSerif">
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
</div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;">I<span style="letter-spacing: -0.1pt;">l tema dell’istruzione, dagli asili nido </span><span style="letter-spacing: -0.133333px;">all'università</span><span style="letter-spacing: -0.1pt;">, è da sempre oggetto della campagna elettorale di tutti i
partiti politici, sia di destra che di sinistra. Negli ultimi </span><span style="letter-spacing: -0.133333px;">vent'anni</span><span style="letter-spacing: -0.1pt;"> abbiamo
assistito a un incessante susseguirsi di riforme, culminate in quella del
luglio scorso denominata “Buona scuola”.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif; letter-spacing: -.1pt;"></span></span></div>
<a name='more'></a><div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="letter-spacing: -0.1pt;">La legge n. 107 del 13 luglio 2015, tra le altre
modifiche, ha previsto l’istituzione di un “Servizio integrato di educazione e
istruzione dalla nascita ai 6 anni”, riconoscendo così un valore fondamentale </span><span style="letter-spacing: -0.133333px;">all'istruzione</span><span style="letter-spacing: -0.1pt;"> prescolare. La scuola dell’infanzia statale smette di essere il
primo segmento del percorso scolastico, lasciando il posto a un sistema
integrato che da 0 a 6 anni garantirà servizi educativi per l’infanzia
attraverso strutture pubbliche, convenzionate e private.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="letter-spacing: -0.1pt;">Questa rivoluzione non fa altro che confermare quello che
pedagogisti, economisti e sociologi affermano da tempo: gli asili nido
costituiscono un tassello fondamentale nel percorso di vita dei bambini e delle
loro famiglie, ma anche </span><span style="letter-spacing: -0.133333px;">nell'economia</span><span style="letter-spacing: -0.1pt;"> del Paese, nelle abilità della forza
lavoro, nel comportamento cooperativo. Perché non solo contribuiscono a formare
gli individui </span><span style="letter-spacing: -0.133333px;">nell'età</span><span style="letter-spacing: -0.1pt;"> più ricettiva, favorendo l’integrazione e la socialità,
ma perché costituiscono un insostituibile servizio per la conciliazione dei
tempi di vita e lavoro dei genitori.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="letter-spacing: -0.1pt;">Nonostante quest’indiscutibile attenzione economica, </span><span style="letter-spacing: -0.15pt;">sociale e
politica verso le tematiche dell’istruzione, nel Comune di Roma assistiamo a
una situazione particolare.</span><span style="letter-spacing: -0.1pt;"><o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="letter-spacing: -0.2pt;">Nella Capitale le iscrizioni agli asili nido hanno
registrato, </span><span style="letter-spacing: -0.266667px;">nell'anno</span><span style="letter-spacing: -0.2pt;"> in corso, un’imprevedibile e sensibile riduzione rispetto
al passato. Il Comune è corso ai ripari con un mini bando, ad anno iniziato,
rivolto esclusivamente alle famiglie i cui bambini erano già in lista di
attesa: quindi a chi, di fatto, avrebbe già avuto diritto a occupare un posto
vacante senza la necessità di ripresentare domanda.<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="letter-spacing: -0.1pt;">Ma tale misura risulta insufficiente a risolvere
l’incredibile situazione che si è venuta a creare. Da un lato perché priva
famiglie e bambini di un servizio fondamentale, non aprendo a tutti la
possibilità di accedere ai servizi, in contrapposizione a tutte le indicazioni
contenute nella legge “Buona scuola”, </span><span style="letter-spacing: -0.133333px;">dall'altro</span><span style="letter-spacing: -0.1pt;"> perché crea un danno economico
alle strutture private accreditate, che potrebbero essere costrette a ridurre
il personale o chiudere l’attività. <o:p></o:p></span></span></div>
<div style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="01testobaseGandhiSerif">
<div style="text-align: justify;">
<span style="color: windowtext; font-size: 12pt;"><span style="font-family: Verdana, sans-serif;">Pur volendo tenere in considerazione
una fisiologica riduzione della domanda, dovuta alla crescente crisi e
all’innalzamento dei livelli di disoccupazione (quindi, più genitori a casa), è
impossibile non imputare il calo delle iscrizioni anche alle procedure di
presentazione delle domande e alla scarsa assistenza fornita, sul territorio,
dagli uffici preposti. Siamo quindi di fronte all’urgenza di allargare a tutte
le famiglie la possibilità di presentare domanda, attraverso l’apertura
straordinaria e urgente di un nuovo bando di iscrizione rivolto a tutto il
territorio comunale, che preveda accanto alla procedura on line l’accoglimento
di domande presso i municipi o direttamente presso le strutture convenzionate
che hanno disponibilità di posti. Questo nel rispetto di chi ha l’inalienabile
diritto di accedere al sistema educativo-scolastico e di tutte quelle strutture
accreditate che, da anni, prestano un servizio di fondamentale importanza per
la comunità.</span></span><span style="color: windowtext; font-family: "tahoma" , sans-serif; font-size: 12.0pt;"><o:p></o:p></span></div>
</div>
Bambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-56256456116373000052015-11-26T16:43:00.000+01:002015-11-26T16:44:27.242+01:00Doppio punto di vista - Novembre 2015. FUORI!<div class="Paragrafobase">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjD0a_x5oiVA0aJTGFduXrx6h8JiNtoPFpnzLXcSwM-GsHe2ruHtHe6x0mHz1H0z4Fdrse65fEiMhq0ah-PfgX1gSi4x5Q6jdy6ssbRMJKUXRH-kcj7FtGePIQcjHF0wGA6KiKyxyQo53Rk/s1600/Doppio+punto+di+vista_logo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjD0a_x5oiVA0aJTGFduXrx6h8JiNtoPFpnzLXcSwM-GsHe2ruHtHe6x0mHz1H0z4Fdrse65fEiMhq0ah-PfgX1gSi4x5Q6jdy6ssbRMJKUXRH-kcj7FtGePIQcjHF0wGA6KiKyxyQo53Rk/s320/Doppio+punto+di+vista_logo.jpg" width="197" /></a><i><span style="font-family: Verdana, sans-serif; mso-bidi-font-family: MuseoSlab-500Italic;">di Claudia Ottella<o:p></o:p></span></i></div>
<div class="Paragrafobase">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="Paragrafobase">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="Paragrafobase">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 16.0pt; line-height: 120%; mso-bidi-font-family: MuseoSlab-500Italic; mso-bidi-font-style: italic;">FUORI!<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; letter-spacing: -0.1pt;">Fuori
è una parola che nei servizi per l’infanzia si sente poco o quasi per niente.
Fuori dalla scuola si può andare solo quando vi sono condizioni climatiche di
eccezionale favore e solo, e se, gli ambienti esterni garantiscono il massimo
grado di sicurezza rispetto a ogni possibile rischio. </span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; letter-spacing: -0.1pt;"></span></div>
<a name='more'></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; letter-spacing: -0.1pt;">In questo caso, molto
spesso, per convenzione o per comodità i punti di vista di chi opera nei
servizi e delle famiglie collimano, perché è certamente più facile, sicuro,
comodo stare dentro. Ma, non solo ai bambini piace stare fuori, loro devono
stare fuori!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: none; mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-autospace: none; vertical-align: middle;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPSMT;">Il punto di vista dei servizi<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; letter-spacing: -0.1pt;">Sovente
si pensa che, per portare i bambini fuori, sia necessario dirigere immensi
sforzi organizzativi ed economici nella preparazione di gite, escursioni,
uscite didattiche. Pur essendo tristemente vero che alcune real-tà hanno
possibilità molto ridotte di offrire quotidianamente esperienze all’aperto nel
mondo naturale, è altrettanto vero che la natura è dappertutto e quindi non può
essere una scusa per non uscire. Chiaramente, tutti desidereremmo all’interno
dei nostri servizi spazi da dedicare a esperienze all’aperto ricche e
variegate, ma ci sono anche modi semplici e poco costosi di arricchire e
abitare anche l’ambiente più sterile.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; letter-spacing: -0.1pt;">Un’altra
perplessità che hanno molti insegnanti è che le esperienze all’aperto siano da
riservare o allo sfogo puro, privo di qualsivoglia obiettivo educativo se non
quello di liberare le energie; o, all’opposto, a complicate esplorazioni naturali,
dove quindi occorre avere importanti conoscenze in questo campo per affrontare
le domande dei bambini. La natura e gli spazi esterni offrono opportunità di
movimento, di esplorazione, di indagine, di ricerca, di analisi e
sperimentazione quasi senza fine per molte importanti abilità che non sono né
solo motorie né solo scientifiche.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; letter-spacing: -0.1pt;">Fuori
c’è una scuola che è una risorsa meravigliosa per molte aree disciplinari e i
benefici per i bambini dello stare all’aria aperta vanno oltre la ricreazione:
certo occorre la cura nella progettazione anche di questi spazi e di questi
momenti.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-hyphenate: none; mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-autospace: none; vertical-align: middle;">
<b><span style="font-family: Verdana, sans-serif; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPSMT;">Il punto di vista delle famiglie<o:p></o:p></span></b></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; letter-spacing: -0.15pt;">Sembra
assurdo, dato il clima di cui godiamo nel nostro Paese per buona parte
dell’anno e la bellezza del nostro ambiente, ma “fuori”, per le famiglie
italiane, è un vocabolo difficilmente compreso. Fuori fa freddo, ci sono
pericoli, fa caldo, ci si sporca, ci si ammala... Sembra quasi che molti adulti
abbiano dimenticato la loro infanzia, i loro giochi, le possibilità di cui
godevano, trasformando gli stessi spazi, le stesse circostanze in situazioni
irte di pericoli. Fuori però ci sono infinite possibili esperienze di crescita
per i bambini e in quanto adulti ci dovremmo chiedere quali obiettivi ci
poniamo nel-l’educazione dei nostri bambini, ovvero se vogliamo consentire loro
di ricevere, oltre alla giusta dose di cure e affetto, anche la necessaria
fiducia nelle loro capacità, che fuori indubbiamente si costruisce meglio,
perché la natura in questo è maestra indiscussa.<o:p></o:p></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; letter-spacing: -0.1pt;">“Fuori!” dovrebbe diventare
un doppio imperativo per la scuola e la famiglia, perché il gioco in natura,
attraverso le sue sfide positive, offre quotidianamente reali opportunità di
crescita.</span><o:p></o:p></div>
Bambinihttp://www.blogger.com/profile/02074244558478424434noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-5155674058900029311.post-62533329996063666522015-11-26T16:41:00.001+01:002015-11-26T16:44:13.551+01:00Domandando si impara - Novembre 2015. I BAMBINI NON POSSONO USARE LE FORBICI, VERO?<div class="Paragrafobase">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwDudjRWeGWzT1mzeS8ZP-_-DxJrKXDC4joFn7Fdio9pmjXLpN2JifW1PWy3tlqEyViJBj5y8RR8N3dkGfhJ93hJA6A2-sDuoNGYPMuK4Lwl3vabVDzwS4s3J81slV8bSMTW-5xaSaFkfV/s1600/Domandando+si+impara_logo.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjwDudjRWeGWzT1mzeS8ZP-_-DxJrKXDC4joFn7Fdio9pmjXLpN2JifW1PWy3tlqEyViJBj5y8RR8N3dkGfhJ93hJA6A2-sDuoNGYPMuK4Lwl3vabVDzwS4s3J81slV8bSMTW-5xaSaFkfV/s320/Domandando+si+impara_logo.jpg" width="200" /></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif; mso-bidi-font-family: MuseoSlab-500Italic; mso-bidi-font-style: italic;"><i>di Elisabetta
Marazzi</i><o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="01testobaseGandhiSerif">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; letter-spacing: -.1pt; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPSMT;">Ripensare lo
spazio, allestire il contesto, aggiungere o togliere materiali e strumenti
rimanda alla nostra idea di bambino, di ruolo dell’educatore, ai nostri
riferimenti culturali, rimette in gioco conoscenze, aspettative, stereotipi e
ansie!<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; letter-spacing: -.1pt; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPSMT;"></span></div>
<a name='more'></a><span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="letter-spacing: -0.1pt;">I bambini si fanno
male, i bambini devono essere controllati perché non sono capaci di gestire
alcuni strumenti, non possono giocare con alcuni materiali perché sicuramente
ne fanno un uso errato con il rischio di fare del male a sé o ad altri…
Talvolta ci diciamo che non è possibile mettere a disposizione le forbici, che
per mangiare non si possono dare le forchette d’acciaio o che, per quanto ne
potesse dire Elinor Goldschmied, molti dei materiali presenti nel cestino dei
tesori sono </span><span style="letter-spacing: -0.133333px;">tutt'altro</span><span style="letter-spacing: -0.1pt;"> che sicuri, primi tra tutti castagne, catene e
specchietti!<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="letter-spacing: -0.1pt;">A partire da
queste incertezze e perplessità si aprono domande </span><span style="letter-spacing: -0.133333px;">sull'adeguatezza</span><span style="letter-spacing: -0.1pt;"> di quanto
dato ai bambini (un certo materiale è sicuro?), sulle organizzazioni che
permettono di utilizzare alcuni strumenti (quante educatrici sono presenti
quando ai bambini vengono lasciati i colori o le forbici?), sulle
caratteristiche dei bambini che consentono certe sperimentazioni (quali
competenze hanno i bambini quando vengono lasciati liberi di muoversi
autonomamente </span><span style="letter-spacing: -0.133333px;">all'interno</span><span style="letter-spacing: -0.1pt;"> di laboratori o in spazi in cui siano presenti
scale?) e, soprattutto, si aprono – o meglio dovrebbero aprirsi – domande su se
stessi e sulle proprie idee di educazione. Ecco quindi che forse le questioni
più appropriate da porsi potrebbero essere: me la sento di farli provare? Posso
pensare che le mie aspettative siano afferenti </span><span style="letter-spacing: -0.133333px;">all'area</span><span style="letter-spacing: -0.1pt;"> dell’immaginario e
dello stereotipo e non necessariamente dati di realtà? Sento di voler vedere
oltre idee preconcette tali per cui il controllo deve farla da padrone rispetto </span><span style="letter-spacing: -0.133333px;">all'accompagnamento</span><span style="letter-spacing: -0.1pt;"> e alla progettazione? Decido di voler rischiare? Decido di scegliere pensando ai bambini che ho di fronte e a una idea di educazione atta
a sostenere l’autonomia?<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; letter-spacing: -.1pt; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPSMT;">Parlare di
educazione significa necessariamente parlare di autonomia, nel senso di
sostenere l’autonomia dei soggetti nel riconoscere i propri limiti, le proprie
risorse, i propri saperi e le possibili strategie che ciascuno mette in campo.
Significa altrettanto cogliere l’imprevisto nella molteplicità di significati e
di possibilità. Infine, comporta partire dalla capacità di cambiamento che
hanno le persone per arrivare a un ulteriore cambiamento.<o:p></o:p></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><span style="font-family: TimesNewRomanPSMT; letter-spacing: -.1pt; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPSMT;">Far questo vuol
dire forse assumersi dei rischi progettati relativamente al ruolo
dell’educatore e all’idea di bambino: </span><i><span style="font-family: TimesNewRomanPS-ItalicMT; letter-spacing: -.1pt; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPS-ItalicMT;">“La
relazione tra il progettista di un intervento, gli operatori e i destinatari
dell’intervento stesso costituisce un rapporto di potere in cui si realizza
un’influenza decisionale ambita da scelte di fondo e valori di riferimento, e
che richiede l’assunzione di responsabilità e la consapevolezza delle proprie
azioni” </span></i><span style="font-family: TimesNewRomanPSMT; letter-spacing: -.1pt; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPSMT;">(D. Felini, R. Trinchero, a cura di, </span><i><span style="font-family: TimesNewRomanPS-ItalicMT; letter-spacing: -.1pt; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPS-ItalicMT;">Progettare la media education</span></i><span style="font-family: TimesNewRomanPSMT; letter-spacing: -.1pt; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPSMT;">, Franco Angeli, Milano, 2015).<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><i><span style="font-family: TimesNewRomanPS-ItalicMT; letter-spacing: -.1pt; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPS-ItalicMT;">“Il bambino
è spesso visto come un piccolo scienziato che, esplorando il mondo, scopre i
principi del suo funzionamento. A volte ci dimentichiamo che, mentre lo
scienziato lavora ai limiti della conoscenza umana e scopre cose che nessuno
ancora sa, il bambino scopre esattamente quello che tutti già sanno” </span></i><span style="font-family: TimesNewRomanPSMT; letter-spacing: -.1pt; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPSMT;">(B. Rogoff, </span><i><span style="font-family: TimesNewRomanPS-ItalicMT; letter-spacing: -.1pt; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPS-ItalicMT;">Imparando a
pensare</span></i><span style="font-family: TimesNewRomanPSMT; letter-spacing: -.1pt; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPSMT;">, Raffaello Cortina, Milano, 2006).<o:p></o:p></span></span></div>
<div class="MsoNormal" style="mso-layout-grid-align: none; mso-line-height-alt: 11.5pt; mso-pagination: none; text-align: justify; text-autospace: none; text-justify: inter-ideograph; vertical-align: middle;">
<span style="font-family: Verdana, sans-serif; letter-spacing: -.1pt; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPSMT;"><br /></span></div>
<span style="font-family: Verdana, sans-serif;"><br /></span>
<div class="01testobaseGandhiSerif">
<span style="color: windowtext; font-family: Verdana, sans-serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: TimesNewRomanPSMT; mso-fareast-language: IT;">Pensandoci, forse, i bambini possono usare le forbici!</span><span style="color: windowtext; font-family: "times new roman" , serif; font-size: 12.0pt; mso-bidi-font-family: GandhiSerif-Regular;"><o:p></o:p></span></div>
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