Troppi stranieri, ritiriamo i nostri
figli!7 italiani hanno ritirato i propri figli dalla prima classe elementare di
Corti, frazione di Costa Volpino (Bergamo).
In quella prima rimarranno 14 alunni: tanti rumeni, un
gruppo di marocchini, bosniaci, croati, albanesi. Perché?
Perché a Corti le case, spesso vecchie e senza manutenzione,
costano meno e vengono perciò affittate ai tanti immigrati che lavorano nei
campi e nelle fabbriche di Dalmine.
Nel luglio scorso nella prima di Guastalla (Reggio Emilia)
il 68% dei bambini è ”straniero”, perciò un gruppo di genitori ha scritto al
Sindaco. Nella scuola di Via Paravia del quartiere di San Siro a Milano, dove
erano state chiuse due prime fatte in maggioranza di “stranieri”, quest'anno si
riparte con due nuove prime con 7 italiani e 27 “stranieri ” il più alto numero
tra le scuole milanesi.
Sbaglierò ma per me nessun bambino è straniero, come nessun
vecchio è straniero. A dir la verità nessun uomo dovrebbe sentirsi straniero.
Quando per conto dell'Istituto Storico accompagno le classi 5° nel Vicolo
Squallore e mostro le case con tante finestre del ghetto ebraico di Modena, i
ragazzi mi chiedono perché abitavano tutti in quelle case e io rispondo
:”perché erano obbligati”.
Ovviamente per questo motivo erano concentrati anche nella
stessa scuola. Nel '38 i bravi
governanti italiani li hanno cacciati
dalle scuole pubbliche e sono stati costretti a farsi una scuola privata
nel ghetto. E' forse questo quello che vogliamo anche oggi? Se non vogliamo
fare delle leggi speciali come quelle dei fascisti dobbiamo dare la
cittadinanza a tutti quelli che vanno a scuola in Italia, case decenti nei
diversi quartieri o frazioni. In questo modo spariscono gli stranieri dalle
scuole e le concentrazioni degli immigrati in un solo quartiere. Nell'attesa
bastano brave maestre da subito nei nidi e nelle scuole per l'infanzia, serie
professioniste in grado di affrontare le diversità e di farle diventare una
risorsa per il successo formativo di tutti.
Altrimenti il problema è un altro e si chiama razzismo.
Arturo Ghinelli
Nessun commento:
Posta un commento