Pubblichiamo questo commento di approfondimento, ricevuto in redazione a riguardo dell'articolo pubblicato sulla rivista nell'ottobre 2014.
Ho
trovato particolarmente interessante questo percorso per diversi motivi
che ora cercherò di evidenziare. Per prima cosa mi è piaciuto molto lo stile narrativo (ma
sempre in dialogo con i presupposti di senso), usato dalle colleghe di
Sasso Morelli, per raccontare l'esperienza. Sono un po’ ….entrata nel
vostro paese e me lo sono rappresentata, percependo (o forse solo
immaginando) la dimensione umana del posto.
E venendo alle motivazioni che hanno ispirato il percorso, condivido pienamente l’attenzione alla dimensione di socialità della
scuola. Ma una socialità attiva che esce dalle “stanchezze” dei momenti
codificati per rendere invece effettivo e circolare il dialogo
scuola-famiglia-territorio.
E, in seguito, la scelta educativa su come elaborare il senso della scoperta del proprio paese, attraverso la didattica laboratoriale.
Anche
nella mia scuola l’attenzione ai laboratori, alle proposte rivolte ai
genitori hanno sempre rappresentato un punto rilevante dei nostri
percorsi, ma la costruzione messa in atto dalle colleghe di Imola, mi
sembra particolarmente pensata. L’aspetto di “sedimentazione” del primo
approccio laboratoriale, poi ricalibrato coinvolgendo bambini e genitori
nell’ideazione (oltre che nella partecipazione), mi sembra un punto
qualificante e per niente scontato.
E
poi, a ricaduta, gli spazi della scuola che diventano flessibili e
permettono ai bambini di riappropriarsi dell’esplorazione del proprio
paese e di metabolizzare “a più voci” le conoscenze e le competenze acquisite.
In conclusione, grazie per la “naturalezza” del racconto, per la ricerca di senso, i contesti pensati e il lavoro a più mani.
Riprendo
la frase ispiratrice del vostro percorso “ l’uomo è per sua natura un
essere sociale” e penso: quanto senso civico, quanta democrazia possiamo
(o non) respirare nelle nostre scuole?
Natalina Colturi