di Angelo Campana,
Educatore professionale, Dottore in Scienze
dell’educazione
Sembra che ci
siano solo aspetti positivi nel lavorare in una Elterninitiative. La realtà,
ovviamente, è ben diversa. Io ho parlato di una particolare situazione che è
quella che vivo quotidianamente. Tra pochi mesi, il nostro kindergarten compirà
dieci anni e il processo di crescita, che ha accompagnato tutti i soggetti
coinvolti, ha visto il fiorire di possibilità e lo sfumare dei limiti. E la
strada da fare è ancora tutta da svelare...
Per la verità,
ci sono anche alcune questioni in ombra. Le Elterninitiative sono associazioni
di famiglie nelle quali i genitori prendono le decisioni. Se non c’è una chiara
divisione dei ruoli e dei compiti, si rischia che non ci sia incontro ma
scontro e imposizione. Esistono realtà dove i genitori si sentono
esclusivamente datori di lavoro. Superfluo sottolineare che tale modalità non
giova a nessuno, in particolar modo è svilente per il team educativo. Non
essendoci riconoscimento delle competenze pedagogiche, educatori ed educatrici
rischiano di perdere l’orientamento sentendosi esecutori di compiti e non
ricercatori di significati da condividere.
Inoltre, le
Elterninitiative sono piccole comunità che però rischiano di chiudersi, di
rimanere isole felici nelle quali entra soltanto chi ammesso. Se il gruppo
genitoriale e quello educativo non vogliono il confronto con la diversità o la
disabilità, non c’è alcun “obbligo” che vincoli le famiglie all’incontro con
tali situazioni. Così come non esiste una rete (al di là del sito internet) che
leghi le Elterninitiative tra loro. Ciò va a scapito della città tutta. Sempre
considerando che le Elterninitiative sono, a tutti gli effetti, una sorta di
“privato” se paragonate alle offerte presenti in Italia.
A Monaco
esiste un’associazione che si chiama KKT che aiuta le famiglie che decidono di
fondare una Elterninitiative (www.kkt-muenchen.de/Infohefte/Seite%20Infohefte%20mit%20Frame.htm). Fornisce gli elementi necessari per gestire le
fasi iniziali della nascita di nuove realtà e per seguirle man mano crescono.
Si occupa, inoltre, della gestione dell’ambito amministrativo (buste paga dei
dipendenti, rapporti con il Comune).
Propone anche
dei percorsi formativi, sia per educatori che per genitori, che aiutano nella
stesura di un progetto pedagogico e nella gestione quotidiana, a livello
organizzativo, delle strutture appena nate. Il carattere associativo lascia
libertà di aderire o meno a questa iniziativa.
Se nei
kindergarten e nelle krippe (scuole e nidi), nei luoghi resi vivi da bambini e
bambine si produce cultura, si trova il coraggio di parlare (attraverso tutti i
linguaggi che si possono scoprire) del mondo intorno, cosa ne facciamo, noi
grandi, di tutte le possibili scoperte, di tutto ciò che i più piccoli ci
dicono del mondo che noi grandi offriamo loro?
Siamo capaci di vederci come
educatori, accompagnatori rispettosi delle unicità che incontriamo strada
facendo e promotori di possibili incontri con l’alterità, oppure crediamo che
il nostro ruolo sia quello della guida turistica, che mostra come stanno le
cose ma prega anche di non toccare e non fare fotografie?
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