di Caterina Merola
I genitori dei bambini frequentanti l’ultimo anno del nido “Il Giardino incantato” di Castel d’Azzano (Verona), dalla primavera del 2010[1][1], hanno acquisito l’abitudine di lasciare pensieri di ringraziamento e riflessioni personali su un quadernino che diviene un diario di fine viaggio. Nel narrare l’esperienza vissuta, il tema del viaggio è ricorrente: si descrivono paesaggi vissuti, si delineano nuovi orizzonti, destinazioni, mete possibili, avventure.
Nel ringraziamento, i genitori sentono di custodire
dentro di sé esperienze significative, come memoria vivente che accompagna
nella crescita di loro stessi e dei propri figli.
La lettura dei pensieri personali dei genitori
consente di percepire l’idea di scuola che sta dietro, i valori che muovono le
azioni, le virtù da coltivare nei piccoli gesti della quotidianità. I
ringraziamenti pongono l’enfasi su aspetti che i genitori ritengono rilevanti nel
fare degli insegnanti. Riporto alcuni estratti derivanti dagli scritti dei
genitori:
Grazie per aver fatto
crescere in me il valore dell’amicizia, del rispetto delle regole, della
condivisione, della diversità (mamma di Gloria, maggio 2012).
Penso che il punto
forte di questo nido sia questo: l’opportunità di scoprire quanto di bello la
natura ci offre e da qui partire per sperimentare e creare secondo quanto detta
la fantasia nel rispetto dei tempi di ogni bambino. Le maestre [...] punti
saldi nel far conoscere loro l’esperienza del limite nell’azione (mamma di
Anna, giugno 2011).
L’amicizia, nelle descrizioni dei genitori, emerge
come virtù essenziale, da praticare e per questo occorre andare oltre la
semplice simpatia per coltivarla e rafforzarla. Facendo riferimento alla
simpatia, Ricoeur non ritiene che la simpatia serva a fondare una metafisica
della persona e un’etica intersoggettiva della pietà in quanto anticipa
all’apertura all’altro senza averla guadagnata (Lévinas E., Marcel G., Ricoeur
P., 2008, p. LV).
L’amicizia cresce in un contesto, va coltivata e si amplia
in un paesaggio che circonda e diviene intimo.
Si intessono
relazioni, i bambini diventano amici e si ritrovano, si cercano, si
aspettano, con genitori e nonni che accompagnano. Le scale della chiesa, lo
scivolo, il piazzale e la fontana tonda diventano luoghi di ritrovo e gli spazi
della quotidianità diventano luoghi carissimi, intimi che si custodiscono. Il
filo d’oro luminoso e prezioso si muove nel nostro tempo e nel nostro spazio,
sfiora le nostre vite e insieme intrecciamo la trama della nostra storia che
diventa memoria da custodire e da testimoniare e si apriranno nuove
visioni e orizzonti radicati nel passato (mamma e papà di Davide, 21 giugno
2012).
Riportiamo le parole
di nostra figlia: “Ora che vado sulla Chiesa a fare le corse con Alice e Dade e
che vado all’asilo grande domani”. La nostra bambina porterà dentro di sé un
bagaglio pieno di ricordi, gioie, risate, pianti, tutto quello che ha messo
dentro in questi due anni vissuti con voi (mamma Ilenia e papà Riccardo, maggio
2012).
Abbiamo cercato di
cogliere, fissare tanti bei momenti per continuare a portare nel cuore il
ricordo delle belle esperienze (mamma Silvia e papà Luca, Giugno 2012).
Leonardo ha già
iniziato a riempire le sue valigie di ricordi, questa valigia sarà sua compagna
di vita ed ogni volta che l’aprirà per riempirla di altri ricordi, esperienze,
troverà voi maestre ad accoglierlo (mamma di Leonardo, giugno 2011).
“Immergere le mani
nella farina, nell’acqua saponata o creare una tavolozza con pigne e semi di
lino sono esperienze che lasciano emozioni davvero molto forti e pensiamo siano
dei doni che i nostri piccoli conserveranno sempre nei loro cuori (mamma
Barbara, papà Andrea, giugno 2011).
Il paesaggio diventa intimo, si trasforma, così la fontana
nella piazza viene vissuta diversamente: per i bambini diventa il cerchio
attorno a cui rincorrersi, uno dietro l’altro; per le mamme e le nonne il
centro della conversazione in un tempo presente che scorre e ritornerà nella
memoria. I luoghi sono partecipati e intimi. Il tempo perduto si ferma in
un’immagine che circonda, tornano i colori dei grembiuli dei bambini, i
sorrisi, i volti, i le parole: fili di memoria che creano la trama dell’essere
in un pensiero che evolve e non si ferma al passato . Come afferma Lévinas, il
pensiero non è semplice reminiscenza, ma conoscenza del nuovo (ivi, p. 43).
“Nell’intrigo dell’umano, il passato, il futuro e il presente si annodano in
tempo, senza dedursi dalla semplice degradazione che l’Unità dell’Uno avrebbe
potuto subire, disperdendosi in movimento […]” (Lévinas, 1998,p.212). Il
passato si articola e si pensa senza ricorrere alla mera memoria, senza il
semplice ritorno dei vissuti presenti, si apre un passato immemorabile che non
è fatto di (rap) ri-presentazioni. “Passato che significa a partire da una
responsabilità che incombe all’io, che gli è significata proprio come un
comandamento […]; passato che acquista tutto il suo senso nell’imperativo che
come volto d’altri comanda l’io. […]Passato immemorabile, significato a partire
dalla responsabilità per l’altro e in cui l’obbedienza è il modo proprio
dell’ascolto del comandamento (ivi,pp. 206-207). Il comandamento proviene dalla
responsabilità per gli altri nel sentire “una sonorità eccezionale che, nella
sua irriducibilità, suggerisce l’eventualità di una parola di Dio” (ivi, p.
207).
Il pensiero responsabile nella trama della quotidianità
La scuola diventa per i bambini un’occasione preziosa per stringere i primi
legami di amicizia e i genitori stessi intessono relazioni significative con
insegnanti, genitori e bambini. La comunità si allarga e i legami sorgono
dalla partecipazione, dall’impegno rivolto al “dedicarsi”, dalla cura per la
scuola come istituzione desiderabile e per la quale si condividono idee,
risorse, competenze, tempo prezioso. Ciascuno mette a disposizione un talento e
nella reciprocità della condivisione, nell’aiutarsi, si cerca di costruire una
scuola viva come comunità partecipante, tesoro per ciascuno. Spesso la scarsità
delle risorse cui far fronte spinge a ricercare nuove possibilità,
guardando vicino, sviluppando nuove idee, spingendo verso forme di fund
raising[2][2]: parola che addensa un significato
ulteriore, infatti oltre al valore della raccolta fondi in sé, apre al
valore della crescita, della coltivazione, del dar spazio al sorgere della
novità. Per il Comitato di Gestione e i Rappresentanti di Sezione, ma per
chiunque si sente coinvolto nel progetto formativo della scuola,
nascono nuovi compiti che possono riguardare sia la progettazione di
modalità e azioni per il raggiungimento degli obiettivi educativi stabiliti nel
Piano dell’Offerta Formativa, sia lo svolgimento operativo legato ad esempio
alla concretezza della raccolta fondi, con il chiaro perseguimento di finalità
connesse al miglior funzionamento possibile della scuola.
Nel processo organizzativo della scuola, il Presidente,
accanto ad un bilancio di gestione finanziaria, pone il bilancio
pedagogico e sociale che nasce come strumento per rendere conto della
prospettiva sia consuntiva sia programmatica della missione, delle strategie,
delle attività, dei risultati, degli effetti raggiunti, ponendo al centro la
dimensione educativa a cui la scuola tende. Ciò contribuisce a costruire
un’identità di scuola in cui il valore aggiunto è costituito dalla
partecipazione, dalla condivisione e dall’attenzione per una relazione
significativa con genitori, insegnanti, alunni. La relazione con i
bambini è fondamentale: sono gli alunni verso i quali l’ agire è teso; per
relazionarsi positivamente con essi è importante stare in ascolto e arrivare a
comunicare, aprendosi al significato etimologico della parola: dal latino [communicare],
mettere in comune, compiere il proprio dovere con gli altri, mettendosi
al servizio nella comprensione. Un’opera di comunione che implica un silenzio
che non è chiusura ma riflessione per una comunicazione educativa
autentica, viva, nella cura alla vita. Cura è coltivazione. Ritornare
alla terra implica attesa, silenzio, fatica, tenacia, riflessi e
riflessione. Riflessi come dettagli e sfumature su cui soffermarsi, ai
quali rivolgere lo sguardo,nella ricerca ulteriore.
“L’attaccamento alla
vita e il ritorno alla natura; la ricerca della felicità, anche collettiva e
comunitaria; l’apprezzamento per un lavoro onesto, silenzioso e solitario, per
una fatica generosa e libera, per uno sforzo tenace che lascia traccia, e che
l’inquadramento in qualsiasi ufficialità rischierebbe di vanificare. I
risultati di questo lavoro fanno pensare che, malgrado tutto, la
condizione umana sia ammirabile, poiché da essa può nascere un’opera degna di
Dio” (Giono J.,1996).
Il sapere dell’esperienza come afferma Mortari (2009,p. 110)
è un sapere pensoso, richiede di mantenere uno sguardo attento sulla pratica
per individuare zone critiche e ipotizzare strategie educative da
sottoporre nuovamente al vaglio dell’esperienza secondo una processualità più o
meno ricorrente nel tempo. Per elaborare un sapere capace di costruirsi
come orizzonte di senso per la pratica è necessario coltivare un pensare
radicato nella pratica cioè che prenda le mosse dall’esperienza viva e che a
questa rimanga legato (ivi, p. 112). La riflessione si apre attraverso la comunicazione,
il silenzio si fa voce e si apre la metafora ontica di un lumen naturale
nell’uomo a cui Heidegger fa riferimento. Essa indica la struttura
ontologico-esistenziale dell’uomo, la propria relazionalità: l’essere
illuminato significa che è in se stesso aperto nella radura in quanto
essere nel mondo. L’Esserci è la sua apertura (Heidegger M., 2008,p. 165).
Bibliografia
Giono J., 1996, L’uomo
che piantava gli alberi, Milano, Salani
Heidegger M., 2008,
Essere e tempo, Milano, Longanesi
Lévinas E., 1998, Tra
noi. Saggi sul pensare-all’altro, Milano, Jaca Book
Lévinas E., Marcel G.,
Ricoeur P. (a cura di Franco Riva), 2008, Il pensiero dell’altro, Roma,
Edizioni Lavoro
Merola C., 2012, La
memoria. Per una pedagogia dell’essenziale, in Cooperazione Educativa, vol.61,
n.2, pp. 59-63
Mortari L. (2009),
Ricercare e riflettere, Roma, Carocci
[1][1] Il
nido integrato “Il Giardino Incantato” è sorto nell’autunno 2009, in una
struttura che lo lega direttamente alla scuola dell’Infanzia “Don Ippolito” .
Il Comitato di Gestione è costituito da genitori volontari (tra cui lo stesso
Presidente), e la coordinatrice pedagogica è Suor Agostina Magnoni delle
Figlie di Gesù. La Scuola appartiene alla FISM (Federazione Italiana Scuole
Materne).
[2][2] Il fund raising è una parola inglese
che non è traducibile semplicemente in raccolta fondi. "To raise" ha
il senso di: far crescere, coltivare, sorgere, ossia di sviluppare i fondi
necessari a sostenere un'azione senza finalità di lucro. Infatti il fund
raising trova le sue origini nell'azione delle organizzazioni non profit,
quelle organizzazioni che hanno l'obbligo di non destinare i propri utili ai
soci, ma di reinvestirli per lo sviluppo delle proprie finalità sociali.
Tuttavia attualmente il fund raising viene praticato anche da enti e servizi
pubblici e da aziende che promuovono iniziative a scopo sociale. (Wikipedia)
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