Cinzia Mion è Psicopedagogista e
Psicomotricista; già dirigente scolastico e membro della Commissione
Ministeriale Pari Opportunità di Roma, collabora con varie università. In questo contributo affronta il tema dell'accesso alla scuola primaria anticipato a 5 anni.
E pensare che sono passati già
parecchi anni dal libro di Neil Postman “La scomparsa dell’infanzia”, cosa
dovremmo dire allora oggi che la
Ministra di turno torna alla carica con la proposta di “decapitare”
la scuola dell’infanzia di un anno per proporre tout court l’anticipo a 5 anni
della scuola primaria?
La sollecitazione deriva
dall'annoso problema (è veramente un problema?) di equiparare agli altri paesi
europei il percorso scolastico che dovrebbe terminare ai 18 anni invece che ai
19 come attualmente accade.
Prima di individuare questo come
“il” problema perché invece non impariamo qualcos'altro dagli altri paesi europei...
Nell'inserto del Corriere “La
lettura”, c’era negli scorsi giorni un bellissimo articolo di Andra Bajani su
quello che dovrebbe diventare la nostra scuola che non sa più stupire... e
perde il contatto vitale con i suoi studenti...
Ma ritorniamo al tema di fondo:
che razza di proposta è quella che scaturisce non da un’analisi seria “dalla
parte dei bambini” della problematica in questione ma da una specie di
“pensiero scorciatoia” (come tempo fa è stato definito da Michele Serra)
considerato quasi una deleteria deriva sociale che si sta diffondendo proprio
quando da più parti si raccomanda invece il pensiero riflessivo. Dobbiamo ridurre
di un anno il percorso scolastico? Perché non intervenire subito: tanto i
bambini quando arrivano alla scuola primaria sanno per la maggior parte già
leggere e scrivere? (ah... le pratiche scriteriate di addestramento da parte di
docenti sprovvedute che così riempiono di didattiche approssimative, ma guidate
da pubblicazioni infauste, il loro vuoto creativo e la difficoltà a stupirsi
davanti all'età meravigliosa dei bambini/e che hanno davanti, affascinati sempre dalla scoperta e
dall'esperimento).
Zacchete: il gioco è fatto! Si
inizia l’obbligo a 5 anni. Gli edifici sono pronti, non esiste il problema di
generalizzare la scuola dell’infanzia, caso mai qualcuno pensasse di applicare
l’obbligo al terzo anno della scuola dell’infanzia...
Per fortuna sono già comparsi
parecchi articoli, che invito a reperire e leggere, da parte delle associazioni
professionali contrarie a questa
proposta (MCE, CIDI ecc.) con argomentazioni diverse ma in parte simili
e articolate, come quella che la scuola dell’infanzia è ancora un baluardo
importante nei confronti del disagio socio-culturale e che il suo intervento
precoce e significativo è utilissimo nei confronti del disagio di “non
apprendere”. Una scuola intera però, non dimezzata.
Purtroppo è già troppo presente
di per sè, da parte di alcuni genitori narcisisti, la voglia di mettere in
pista i loro bambini il più presto possibile; se dopo ci si mette anche la
politica istituzionale, che per dettato esplicito dovrebbe garantire il diritto
allo studio per tutti, sostenuto però da riflessioni di spiccato spessore
pedagogico (com'erano dal dopoguerra agli anni Novanta i provvedi- menti
legislativi), allora siamo proprio fritti!
Se invece di aiutare i genitori
nel loro compito educativo, sempre più difficile da assumere, si solletica la
loro già eccessiva enfasi sulle prestazioni dei figli (scolastiche, sportive,
artistiche ecc.) – come ha recentemente sottolineato Massimo Recalcati – non si
fa un buon servizio alla comunità educante.
I bambini oggi giocano pochissimo (è quasi sparito il
gioco libero); usano poco le mani (fra un po’ avranno soltanto polpastrelli
ipertrofici per un precocissimo uso degli strumenti digitali touch; si muovono poco (trasportati
da passeggini fino a età improponibile e poi scarrozzati con l’automobile –
come denuncia il movimento Moving School 21); stabiliscono e praticano relazioni significative quasi solo a scuola
(incontrare i loro amici risulta essere la prima motivazione esplicitata nei
sondaggi per cui è piacevole andare a
scuola); subiscono la devastante valutazione su scala numerica decimale a
partire dalla prima classe della primaria...
(e ora qualcuno vuole anticipare
questo stress a 5 anni?).
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