di Michele De Angelis
Presidente del
C.d.A. “Prisma” Coop. Sociale onlus
Con
il Piano di Azione e Coesione (PAC), lo strumento di riprogrammazione
strategica e di innovazione ideato dal Ministero per lo Sviluppo e la Coesione,
il Governo intende recuperare i ritardi accumulati nell’uso dei fondi
strutturali 2007-2013 nelle quattro regioni Obiettivo Convergenza: Puglia,
Campania, Sicilia e Calabria.
Il Ministero dell’Interno è l’Autorità di
Gestione (AdG) responsabile dell’attuazione del programma nazionale che impegna
in favore delle Regioni convergenza quattrocento milioni di euro per i servizi
di cura all'infanzia stabilendo i seguenti obiettivi:
l’aumento
strutturale dell’offerta di servizi (nidi pubblici o convenzionati, servizi
integrativi e innovativi);
l’estensione
della copertura territoriale e il sostegno alla gestione delle strutture;
il
sostegno alla domanda e l’accelerazione dell’entrata in funzione delle nuove
strutture;
il
miglioramento della qualità e della gestione dei servizi socio-educativi.
Ma
le risorse in campo riusciranno a garantire nuovi servizi per i bambini o
saranno l’ennesima opportunità sprecata? Con il primo riparto sono stati
finanziati 13.257 posti nido e 9.707 posti in servizi integrativi: siamo dunque
di fronte a una svolta? Con questi numeri nei prossimi anni assisteremo a un
significativo incremento della presa in carico di bambini 0-2 anni? Purtroppo,
temo che ciò non avverrà; la gran parte dei Comuni procede troppo lentamente
nell’attuazione degli interventi. Le competenze amministrative negli Enti
locali sono poche e anche nel terzo settore non abbondano competenze
pedagogiche; i comuni campani, calabri e siciliani hanno programmato molti
servizi integrativi in territori dove mancano i nidi, nodi fondamentali della
rete dei servizi all’infanzia; questo denuncia l’assoluta mancanza di una
strategia locale di sviluppo dei servizi e la colpevole disattenzione di molti
rispetto al riconoscimento del sacrosanto diritto dei bambini a crescere in
spazi adeguati accompagnati da persone formate
che ne sostengano la crescita armonica. Di più, molti amministratori
temono di non riuscire a garantire gli stessi servizi programmati dopo aver
speso le risorse dei due riparti.
Qualora il PAC per i servizi
di cura non garantisse il raggiungimento dei risultati attesi, andrebbe ad
aggiungersi ai fallimenti del Piano Straordinario Nidi che al Sud non ha dato
risultati tangibili; dunque, che cosa fare perché il PAC non diventi l’ennesima
sconfitta? Perché ciò non accada, a mio parere occorre promuovere una
discussione dal basso nelle comunità locali sul tema dei diritti dei bambini e
dei genitori, che coinvolga le famiglie, la scuola, le organizzazioni
no-profit, pediatri, educatrici, maestre, amministratrici e amministratori
locali; occorre poi che i cittadini controllino che queste risorse vengano
spese e bene, generando servizi stabili e di buona qualità, che il Parlamento e
il Governo garantiscano il finanziamento.
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