Il tema dell’istruzione, dagli asili nido all'università, è da sempre oggetto della campagna elettorale di tutti i
partiti politici, sia di destra che di sinistra. Negli ultimi vent'anni abbiamo
assistito a un incessante susseguirsi di riforme, culminate in quella del
luglio scorso denominata “Buona scuola”.
La legge n. 107 del 13 luglio 2015, tra le altre
modifiche, ha previsto l’istituzione di un “Servizio integrato di educazione e
istruzione dalla nascita ai 6 anni”, riconoscendo così un valore fondamentale all'istruzione prescolare. La scuola dell’infanzia statale smette di essere il
primo segmento del percorso scolastico, lasciando il posto a un sistema
integrato che da 0 a 6 anni garantirà servizi educativi per l’infanzia
attraverso strutture pubbliche, convenzionate e private.
Questa rivoluzione non fa altro che confermare quello che
pedagogisti, economisti e sociologi affermano da tempo: gli asili nido
costituiscono un tassello fondamentale nel percorso di vita dei bambini e delle
loro famiglie, ma anche nell'economia del Paese, nelle abilità della forza
lavoro, nel comportamento cooperativo. Perché non solo contribuiscono a formare
gli individui nell'età più ricettiva, favorendo l’integrazione e la socialità,
ma perché costituiscono un insostituibile servizio per la conciliazione dei
tempi di vita e lavoro dei genitori.
Nonostante quest’indiscutibile attenzione economica, sociale e
politica verso le tematiche dell’istruzione, nel Comune di Roma assistiamo a
una situazione particolare.
Nella Capitale le iscrizioni agli asili nido hanno
registrato, nell'anno in corso, un’imprevedibile e sensibile riduzione rispetto
al passato. Il Comune è corso ai ripari con un mini bando, ad anno iniziato,
rivolto esclusivamente alle famiglie i cui bambini erano già in lista di
attesa: quindi a chi, di fatto, avrebbe già avuto diritto a occupare un posto
vacante senza la necessità di ripresentare domanda.
Ma tale misura risulta insufficiente a risolvere
l’incredibile situazione che si è venuta a creare. Da un lato perché priva
famiglie e bambini di un servizio fondamentale, non aprendo a tutti la
possibilità di accedere ai servizi, in contrapposizione a tutte le indicazioni
contenute nella legge “Buona scuola”, dall'altro perché crea un danno economico
alle strutture private accreditate, che potrebbero essere costrette a ridurre
il personale o chiudere l’attività.
Pur volendo tenere in considerazione
una fisiologica riduzione della domanda, dovuta alla crescente crisi e
all’innalzamento dei livelli di disoccupazione (quindi, più genitori a casa), è
impossibile non imputare il calo delle iscrizioni anche alle procedure di
presentazione delle domande e alla scarsa assistenza fornita, sul territorio,
dagli uffici preposti. Siamo quindi di fronte all’urgenza di allargare a tutte
le famiglie la possibilità di presentare domanda, attraverso l’apertura
straordinaria e urgente di un nuovo bando di iscrizione rivolto a tutto il
territorio comunale, che preveda accanto alla procedura on line l’accoglimento
di domande presso i municipi o direttamente presso le strutture convenzionate
che hanno disponibilità di posti. Questo nel rispetto di chi ha l’inalienabile
diritto di accedere al sistema educativo-scolastico e di tutte quelle strutture
accreditate che, da anni, prestano un servizio di fondamentale importanza per
la comunità.
Nessun commento:
Posta un commento