Con l’avvicinarsi del
periodo natalizio i nostri servizi sono tutto un fervore di attività
di allestimento: si predispongono spazi e addobbi, si preparano feste
e recite e si mettono a punto i tanto famigerati “lavoretti”.
Se
ogni ricorrenza va giustamente celebrata e vissuta, occorre forse
fermarsi e ragionare sul vero significato di questi momenti nella
realtà dei nostri servizi, soprattutto se consideriamo che
raccontano qualcosa di noi, del nostro modo di intendere il lavoro
educativo.
Il punto di vista dei
servizi
Il concetto di attività
creativa è spesso argomento e ampiamente dibattuto. Nei gruppi
educativi talvolta è fonte di discussione, specialmente in questo
periodo dell’anno, perché ci si trova divisi tra chi è molto
bravo in questo campo e chi si ritiene imbranato; e allora troviamo
chi, giustificato dalla propria inabilità, si defila e, per contro,
educatrici impegnate per ore a confezionare bellissimi lavoretti in
cui il contributo dei bambini spesso si limita a incollare –
rigorosamente guidati dalla mano dell’adulto – brillantini e
decori su un manufatto già preparato e preconfezionato. Bellissimo
alla vista, elegante o pacchiano poco importa, comunque perfetto e
identico per ogni bambino! Ma se, come diceva Munari, la creatività
è qualcosa che con i prestampati non ha nulla a che fare, la
crea-tività è anche qualcosa che con i lavoretti non ha nulla a che
fare. Resta da domandarsi qual è real-mente l’obiettivo che ci si
prefigge con queste attività: predisporre un dono per le famiglie,
se esso non racconta nulla del bambino, ma è frutto dell’impegno
dell’educatrice, ha senso? Dirigere tempo, energie, risorse su un
oggetto che non documenta affatto il percorso del bambino ma è solo
il risultato di un progetto adulto ha qualche significato?
Il punto di vista
delle famiglie
In questo
ragionamento è giusto considerare che le famiglie attendono, certo
anche per abitudine e convenzione, il lavoretto di Natale (e poi di
Pasqua, della festa della mamma e del papà, e via dicendo…). Un
oggetto che spesso viene decantato ed esaltato di fronte ai bambini,
mostrato ai nonni e ai familiari, un oggetto a cui si riserva il
posto d’onore sull’albero o sulla tavola della festa. Ma a chi
realmente si riserva questo riconoscimento? Alla abile mano
dell’educatrice creativa o al bambino? Se l’impegno, il progetto,
l’idea sono nella quasi totalità frutto dell’adulto, appare
evidente che tutto ciò perde significato anche agli occhi dei
bambini. E se invece tutto questo prestigio fosse riservato a un
oggetto, magari meno bello, un po’ storto, strano, scomposto, ma
frutto nella totalità del lavoro del bambino? Certo la
soddisfazione, il rinforzo nel riconoscere competenze creative, il
compiacimento sarebbero realmente riposti. Indubbiamente occorre che
le famiglie comprendano il reale significato della produzione del
bambino e il valore e lo sforzo che ci sta dietro: occorre un lavoro
preliminare di documentazione, di sollecitazione di riflessioni, di
costruzione della rilevanza del percorso contrapposto al risultato.
Anche per le famiglie così non avrà importanza se sull’albero non
ci sarà una pallina perfetta con tutti i decori al posto giusto, ma
un oggetto plasmato dall’ini-zio alla fine dalle mani dei bambini.
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