Siamo agli sgoccioli: davvero pochi giorni al convegno Educazione e Politica. Noi vi proponiamo ancora qualche spunto di riflessione e approfondimento.
Qui lo stralcio di una intervista a Vea Vecchi, riferita al testo "I cento linguaggi".
Buona lettura!
Gandini: Qual è
l’influenza dell’atelier sul funzionamento della scuola?
Vecchi: Sono convinta che includere un atelier nella scuola possa rendere il
processo educativo e l’esperienza di apprendimento dei bambini più ricca e
completa. I linguaggi espressivi non dovrebbero essere considerati opzionali o
marginali ma essenziali come le altre discipline (gli altri linguaggi). Sono
inoltre convinta che la struttura specifica dei linguaggi espressivi usati in atelier (visuali, musicali, verbali, del
corpo e altri) intrecciano insieme emozioni ed empatia con la razionalità in
modo naturale e inseparabile. Questo intreccio va a favore della costruzione
dell’immaginario e di un approccio più ricco alla realtà e contribuisce alla
formazione di una prospettiva più aperta e articolata dell’apprendimento. Penso
che questi concetti siano una parte essenziale su cui basare ulteriori
riflessioni.
Le connessioni e gli intrecci
tra differenti discipline e i linguaggi dell’atelier spesso producono, nei
nostri progetti, un cambiamento dei punti di vista predefiniti e favoriscono un
approccio più complesso ai problemi, rivelando gli elementi espressivi,
empatici ed estetici che sono inerenti a ogni disciplina o problema specifico. Non
è sorprendente, infatti, che l’integrazione delle tecnologie digitali abbia
avuto un impatto differente nelle scuole dell’infanzia di Reggio Emilia
rispetto a molte altre scuole: questa esperienza è stata, ed è tuttora, ricca
di immaginazione e scoperte, stimolo alla invenzione individuale e di gruppo e…
molto allegra.
Sono pienamente consapevole del
fatto che sia ingenuo supporre che sia sufficiente introdurre un atelier e un atelierista in una scuola e aspettarsi che ogni cosa sia
automaticamente trasformata e arricchita. Una trasformazione può avvenire solo
se l’intero programma educativo viene fondato su basi ricche e vitali di
insegnamento e di apprendimento. Inoltre, credo che, affinché l’atelier possa compiere il suo ruolo
efficacemente oggi, il lavoro debba essere fatto deliberatamente in quattro
aree. Per prima cosa, dobbiamo considerare che l’arte spesso ha la funzione di
stimolo: consiglia nuovi concetti di esplorazione e di elaborazione, offrendoci
visioni poetiche e non conformiste e interpretazioni della realtà non
convenzionali. L’arte dovrebbe perciò essere una delle risorse primarie di
ricerca e di ispirazione nelle scuole, con però alcune attenzioni. È importante
non assorbire solo la parte formale dei lavori artistici, come spesso succede,
ma lavorare sulle idee che le opere suggeriscono e concentrare l’attenzione sui
concetti che hanno generato i lavori artistici. Questo non può accadere se non
stimiamo i bambini e i ragazzi, non li lasciamo liberi di sperimentare i loro
punti di vista, non abbiamo fiducia nella loro capacità creativa. Uno dei
grandi insegnamenti dell’arte è la libertà di pensiero e il coraggio della
sperimentazione e della ricerca.
In secondo luogo, dobbiamo
rendere evidente e visibile, attraverso l’osservazione e la documentazione,
l’intreccio vitale fra i modi di conoscere di tipo cognitivo e quelli di tipo
immaginativo. Dobbiamo inoltre mettere in luce gli elementi personali così come
quelli sociali che fanno parte di ogni rappresentazione supportata dal binomio
apprendimento-insegnamento. Allo stesso tempo, è necessario rendere più
visibile il contributo dell’atelier, attraverso
la documentazione dello sviluppo dei progetti portati avanti in altri campi
della conoscenza, come la letteratura, la matematica, la scienza...
In terzo luogo, dobbiamo
rivolgere una particolare attenzione ai processi di apprendimento attraverso i
media digitali, un soggetto ancora poco esplorato dai bambini nell’ambito
educativo così come noi lo intendiamo. Troppo spesso l’esperienza digitale nella
scuola si esaurisce semplicemente nella sua forma funzionale e tecnica. Se
l’ambiente digitale fosse utilizzato anche in modo creativo e immaginativo,
rivelerebbe un alto livello di potenziali espressivi, cognitivi e sociali, così
come interessanti possibilità per lo sviluppo. È certo necessario riflettere e
comprendere meglio i cambiamenti che l’ambiente digitale introduce nel processo
di comprensione, ciò che aggiunge, toglie o modifica nell’apprendimento
attuale. La presenza e il contributo dell’atelier
può essere sorprendentemente innovativo nell’approccio e nell’esplorazione del
materiale digitale, così come dimostrano alcune esperienze che hanno avuto
luogo nel corso degli anni nelle nostre scuole.
Il quarto e ultimo aspetto da
considerare è la relazione tra le scuole e la città. È una relazione che la
cultura e la struttura comunicativa dell’atelier
può efficacemente supportare costruendo contesti per la visibilità e la
conoscenza della cultura dei bambini e della scuola e, più in generale, dell’importanza
dell’educazione. È una cultura che, se riconosciuta, può contribuire più di
quanto si pensi comunemente a una riconsiderazione radicale della città e a un
miglioramento della qualità della vita. La documentazione didattica è inoltre
stata, ed è ancora oggi, una testimonianza e un veicolo importante per far
conoscere, condividere e raccontare ciò che succede nelle scuole e alimentare
la discussione e il confronto con insegnanti e famiglie sulla conoscenza dei
bambini e sul valore dell’educazione.
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