Pedagogista
La riflessione più avanzata che ci ha
lasciato Loris Malaguzzi negli ultimi anni della sua vita è un approfondimento
sui diritti dei bambini, degli insegnanti/operatori e dei genitori[1].
Il diritto alla cura e all’educazione
è un diritto speciale perché sta alla base di molti altri diritti: è il diritto
a diventare uomo, a entrare nella cultura e fa riferimento alla comunità che
accoglie un nuovo membro, lo accompagna nel periodo più sensibile e importante
di ogni persona per offrirgli tutte le opportunità di sviluppo e diventare un
membro attivo, critico e responsabile della comunità.
I diritti civili e sociali, nella
nostra Costituzione[3],
sono legati strettamente al riconoscimento dei livelli essenziali delle
prestazioni da parte dello Stato da garantire a ogni cittadino,
indipendentemente dall’età e dal luogo di vita. In questi anni che ci separano
dalla revisione costituzionale si è parlato spesso di una loro attuazione ma le
ottiche e gli approcci sono molto diversi e spesso opposti. Partire dai
fabbisogni e dai costi standard[4]
e non dai diritti per affrontare la problematica complessa dei livelli
essenziali è un’operazione bacata da un realismo esasperato e ragionieristico
che non approderà a nulla e che non fa ben sperare nel futuro. È un prendere
atto della situazione attuale di crisi e ritornare, sotto altre spoglie, a un
welfare assistenziale, lontano dal concetto universale di diritto.
Va dato atto al pool di associazioni
che fanno riferimento a “Batti il cinque” di avere approfondito il tema dei
livelli essenziali per l’infanzia e l’adolescenza[5],
di averli ancorati saldamente ai diritti e di avere avanzato una proposta fatta
propria dall’Autorità garante per l’infanzia in vista di ulteriori
approfondimenti e confronti a livello istituzionale.
L’ISTAT[6]
ci segnala che la spesa sociale dei Comuni invece di aumentare, in questo
periodo di grandi difficoltà per molti nuclei familiari, è diminuita: L’opposto
di quello che qualunque persona di buon senso si aspetterebbe. Il bene pubblico
e il benessere di tutti i cittadini, soprattutto i più indifesi, non sono in
testa ai pensieri dei decisori tecnici e politici[7].
Inoltre mentre si è particolarmente sensibili ai richiami della Commissione
europea sul versante del patto di stabilità non altrettanto si è attenti e
ricettivi verso altri importanti documenti europei[8]
che insistono sull’urgenza degli investimenti precoci sull’infanzia e sui suoi
servizi per costruire comunità più giuste e solidali.
In Italia dal 1997[9]
è istituita la Commissione
parlamentare per l’infanzia ma è da tempo che non batte un colpo e non ci
risulta che sia frequentata assiduamente dai parlamentari e dalle parlamentari.
Come è possibile che i componenti la Commissione per l’infanzia diano la propria
approvazione a documenti di programmazione economica e finanziaria o a leggi di
stabilità che non contemplano fondi, non dico sufficienti ma almeno
accettabili, per le politiche rivolte alle famiglie e ai servizi per
l’infanzia? Come è possibile accontentarsi di cerimonie come le conferenze
nazionali sull’infanzia e adolescenza che non lasciano tracce di sé nella vita
delle persone? O di piani d’azione[10]
che puntualmente rimandano a risorse da prevedersi nelle finanziarie, che a
loro volta non fanno accenno all’infanzia e adolescenza? O commemorazioni
annuali, come quella del 20 novembre, intrise di riconoscimenti retorici che
celano gravi disattenzioni verso i cittadini più piccoli e nessuna volontà di
cambiamento?
L’unico segnale positivo a livello
nazionale e che ha riportato l’attenzione sull’infanzia e sul sistema educativo
per bambini in età 0-6 anni è il Disegno di Legge n. 1260[11]
che se venisse approvato in tempi brevi costituirebbe un rilancio e una
attuazione dei diritti alla cura e all’educazione di ogni bambino. È ora di
mobilitarci, di uscire dal letargo e fare sentire la nostra voce perché siamo
ben consapevoli che quando i diritti sono negati nell’infanzia saranno disconosciuti
per sempre e questa è responsabilità di tutta la comunità e non solo di chi ci
governa.
[1] Una
carta per tre diritti, Reggio Emilia, Centro Documentazione e Ricerca
Educativa Nidi e Scuole dell’Infanzia, 1993.
[2] Approvata il 20 novembre 1989 e ratificata
dall’Italia il 27 maggio 1991 con legge n. 176.
[3] Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n.
3; vedi Titolo V e in particolare l’art.117.
[4] Cfr. art. 2, legge 5 maggio 2009, n. 42.
[5] Cfr. “Proposta di Batti il Cinque sui
livelli essenziali” (documento),
http://images.savethechildren.it/f/download/Networking/li/livelli-essenziali.pdf?_ga=1.185118378.264716945.1411034763
[6] Vedi capitolo 4 del Rapporto annuale 2014 - La situazione del Paese.
[7] Vedi il fondamentale apporto dei Rapporti
annuali CRC, frutto di un serio lavoro di documentazione, http://www.grupponidiinfanzia.it/documenti/
[8] Comunicazione del 17 febbraio n. 66/2011 e
Raccomandazione del 20 febbraio n. 112/2013.
[9] Art. 1, legge 23 dicembre 1997, n. 451.
[10] Ci si riferisce ai Piani nazionali d’azione
e di interventi per la tutela dei diritti e lo sviluppo dei soggetti in età
evolutiva, vedi www.minori.it
[11] Ricerca il disegno di legge sul sito del
Gruppo Nazionale www.grupponidiinfanzia.it
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