L’attività del Governo Renzi può essere diversamente valutata
ma un punto fermo è certo: la quantità di riforme proposte impone il
ripensamento delle situazioni attuali e richiede la previsione di scenari
futuri. Anche il settore dei servizi rivolti alla prima infanzia non ne è
esente. La proposta di Legge 1260, le linee guida del terzo settore, la garanzia giovani, la riforma delle Pubblica
Amministrazione e la riforma della scuola si intrecciano fra loro e prefigurano scenari che è
necessario prevedere evitando di subirli.
È una legge che riconosce il percorso di crescita 0-6 e, riconoscendo ai diversi soggetti istituzionali ruoli e compiti chiari, rimanda a una definizione di criteri e condizioni per poter garantire servizi di qualità. È importante che la legge venga approvata quanto prima nella consapevolezza che anche nelle regioni dove tradizionalmente esistono servizi, la crisi economica minaccia la tenuta dei servizi. Bene quindi che la legge preveda spazi, condizioni organizzative, professionalità adeguate ma è necessario porre la massima attenzione a coniugare qualità e sostenibilità economica.
Una
buona legge non sostenibile non servirebbe a nessuno. In attesa del dibattito
sulla 1260, le
linee guida di riforma del terzo settore
produrranno forti cambiamenti in questo ambito che il Presidente del Consiglio
definisce il primo.
La
legge di riforma delle imprese sociali promuoverà la nascita di nuove imprese
sociali anche grazie ai 500 milioni promessi. Il certo finanziamento del 5 per
mille, la rivisitazione dello status giuridico delle Organizzazioni del terzo
settore attraverso la rivisitazione del libro I, titolo II, del Codice Civile,
il sostegno alla finanza etica, la costituzione di un’Autority di controllo
saranno azioni importanti così come importante sono le proposte legate alla
rivisitazione della Legge
328 e le riflessioni che vengono anticipate in
materia di voucher.
Tutto ciò potrebbe sostenere lo sviluppo di un terzo
settore maggiormente protagonista nella società italiana. Infine, la Garanzia giovani potrebbe
promuovere occupazione per i giovani dai 15 a 29 che non studiano e non lavorano
attraverso tirocini, apprendistato, formazione, lavoro all’estero, servizio
civile e non poche saranno le organizzazioni che operano nei servizi informali
all’infanzia (baby parking, assistenza domiciliare ecc.) che
coglieranno al volo l’occasione.
Il timore è che una buona
intenzione di fornire occasioni di impiego a giovani possa però essere
strumentalizzata e male interpretata da organizzazioni-“imprese” scarsamente
interessate alla qualità dei servizi e del lavoro. Bene quindi questo attivismo
riformista, ma orecchie e occhi dritti perché non sempre l’innovazione produce
cambiamenti positivi che per essere tali devono essere sostenuti da percorsi
partecipativi e sensibilità rispettose dei percorsi realizzati.
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