Di Claudia Ottella
Un nuovo anno solare, ci porta pensieri e propositi che
guardano al futuro, profila attese, aspettative, prospettive. Nei servizi
educativi peraltro abbiamo ogni giorno tra le mani il futuro, sono abitati e
vissuti dal futuro e quindi riflettere sulle prospettive di lavoro diventa un
impegno naturale ma necessario, una responsabilità da fare propria.
Il punto di vista dei
servizi
Ragionare in termini di
prospettiva nell’ambito di un servizio educativo vuol dire saper aprire gli
sguardi oltre il tempo e lo spazio, significa andare oltre i confini del
proprio tempo educativo e dei propri margini strutturali. I servizi educativi
hanno il delicato compito di lavorare nel qui e ora, nel rispetto dei tempi dei
bambini, ma con un occhio al futuro, immaginando il proprio impegno per
l’adulto che domani attraverserà il mondo.
In concreto tutto questo si
può realizzare nella partecipazione, nella continuità, nella documentazione:
sfaccettature diverse di un lavoro di progettazione condivisa che può
permettere di non ridurre il proprio ambito di intervento alle mura del nido o
della scuola, ma di far entrare, e di uscire incontro alla comunità, alle
famiglie, agli altri servizi. Il termine prospettive non deve dunque ricondurre
solo a obiettivi da raggiungere quanto piuttosto al favorire nei bambini il
divenire di un percorso, nella consapevolezza dell’essere solo una parte di
esso, e nell’impegno costante a trovare il giusto equilibrio. Questo significa
saper realizzare al proprio interno un’azione di orientamento (o di
ri-orientamento) di pratiche, abitudini, azioni facendole diventare il
risultato di scelte consapevoli, orientate al futuro ma fondate sul presente.
Il punto di vista dei
servizi
Ci sono famiglie per le quali
non è sempre facile intendere il percorso educativo dei bambini in termini di
prospettive, e che riservano al momento le preoccupazioni, gli impegni, le
possibilità: in questi casi tutto rallenta nell’ansia percepita che sia troppo
presto per pensare al domani. In altri casi all’opposto ogni azione è percepita
come funzionale solo al domani, in una rincorsa affannosa del tempo, nel timore
di perdere tappe, di arrivare in ritardo. Due casi opposti, in antitesi, dove
il termine prospettive deve essere ricondotto alla necessità di restituire una
visione di equilibrio tra reale e possibile: dare opportunità ai bambini
immaginando e dando fiducia in ciò che possono essere e possono fare, costruire
e ricercare occasioni di crescita, senza forzare, senza spingere troppo oltre.
Ripristinare armonia nelle prospettive delle famiglie significa restituire
un’immagine di bambino che non deve essere protetto da tutto ciò che nel mondo
può incontrare, ma nemmeno costretto in azioni orientate solo a conquistare un
risultato.
Ogni momento educativo e formativo ha il suo giusto tempo, un tempo che non è mai sprecato. E se
ogni processo è prospettiva fondante dei processi successivi esso deve adeguato
alle possibilità di esperienza del bambino. È dunque lo sguardo adulto che deve divenire uno sguardo aperto,
che deve saper andare oltre e catturare
come un grandangolo una prospettiva più ampia dell’immagine di bambino che
abbiamo di fronte.
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