Settembre, periodo di nuovi inizi: parte un nuovo anno
educativo con l’avvio di nuovi progetti, di nuovi percorsi lavorativi,
rinnovamenti nei gruppi di lavoro e soprattutto partenza di una nuova avventura
per molti bambini che iniziano la loro esperienza al nido o alla scuola
dell’infanzia.
È il periodo per eccellenza dell’ambientamento, un processo di
cui, in questa rubrica, non voglio parlare fornendo una lista di consigli utili
o approfondendo le pratiche, consapevole che ogni servizio le sviluppa secondo
modalità e caratteristiche che lo contraddistinguono. Vorrei invece provare
brevemente a focalizzare l’attenzione su due punti di vista, quello dei servizi
e quello delle famiglie, per riflettere su rappresentazioni, emozioni,
investimenti affettivi che caratterizzano questa fase, con apprensioni e
fatiche diverse ma al contempo molto simili.
Il punto di vista dei servizi
L’ambientamento
è quel periodo dell’anno carico d’impegno
professionale, non solo fisico, ma soprattutto emotivo; è il momento in cui le
proprie sicurezze spesso sono messe in discussione perché le strategie che hanno sempre funzionato con quel bambino non portano a nessun risultato, perché sembra impossibile
che il nuovo gruppo possa cominciare a conseguire il
livello di adattamento che ci si
aspetta… L’interazione con i bambini e le bambine
risulta particolarmente faticosa e fa emergere tutte le ansie rispetto alla
propria adeguatezza e competenza ma è proprio il momento in cui viene richiesto
di trasmettere, all’opposto,
sicurezza e serenità, raddoppiando la fatica. Lo richiedono i bambini, che
cercano negli adulti il riferimento di fronte al loro smarrimento, lo
richiedono le famiglie, che vivono sentimenti ambivalenti, lo richiedono spesso
le istituzioni, che impongono tempi e obiettivi.
Il punto di vista delle famiglie
Ogni famiglia ha
una storia, abitudini e appartenenza a una cultura che rendono differente
l’approccio a questo momento, ma non è certo scontato pensare che in ogni caso si tratti di un passaggio,
molto spesso da un vissuto di fusione affettiva della coppia madre-bambino alla
prima reale esperienza di separazione. Questo momento segna un mutamento degli
equilibri, non solo organizzativi e pratici, perché sovente segna per le mamme
anche la ripresa dell’attività lavorativa, ma soprattutto relazionali. Affidare
un figlio ad altre persone che non fanno parte della stretta cerchia familiare
implica vissuti di sensi di colpa, timori, ansie. Spesso dietro le eccessive
preoccupazioni e le continue richieste di rassicurazione si nasconde la
necessità di continuare a sentirsi l’unico riferimento per i propri piccoli,
mentre restano sempre i dubbi sulla scelta fatta: e ciò che accade dentro al
nido, nel momento in cui si comincia il processo di separazione, resta per i
genitori quasi un “mistero” carico di curiosità, che può essere anche vera e
propria preoccupazione rispetto al benessere del bambino, almeno finché, con il
trascorrere delle settimane non si concretizza quel rapporto di fiducia,
fondamentale per ristabilire il giusto senso di serenità nel momento del
distacco.
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