lunedì 22 aprile 2013

A proposito di...
La maestra

Quali i compiti dell'educatrice e dell'insegnante? Le indicazioni di Maria Montessori
di Battista Quinto Borghi
Bambini marzo 2013

UN TUFFO….NEL FUTURO!

di Antonella Panchetti e di Francesca Macii e delle studentesse di Scienze della Formazione Primaria di Firenze

Lasciandoci alle spalle quel cancellino in via Livio Toti, sono tante le sensazioni che abbiamo provato, ci siamo dette “che fortuna per questi bimbi”, che hanno le maestre, le quali oltre a svolgere un lavoro, portano avanti un progetto in cui credono e che condividono, e come è più facile arrivare quando sappiamo dove andare!
I bambini in questa scuola imparano ad “essere” e non solo a “sapere”.
Inoltre abbiamo riflettuto sul fatto che l'ambiente che stavamo visitando, rispecchia quello descritto nelle “Nuove Indicazioni per il curricolo per la scuola dell'infanzia e del primo ciclo” di settembre 2012, nelle quali è scritto che l'ambiente deve essere accogliente, curato, caldo…ma in realtà raramente questo succede nelle “nostre scuole”.
Questi bambini imparano il rispetto verso le cose e le persone e consequenzialmente verso loro stessi. Imparano a capire cosa sia la libertà, ma anche cosa sia l'impegno.
E sono la pace, il silenzio e la tranquillità che ti colpiscono appena entri in una Casa dei Bambini; classi miste composte da due insegnanti, bambini che lavorano in gruppo o singolarmente….liberi. Abbiamo visto una vera casa, che permette ai bambini di giocare da soli senza dover avere sempre qualcuno accanto, che proponga loro cosa fare. Sia nella Scuola dell'Infanzia che nella scuola Primaria abbiamo visitato un ambiente caldo accogliente, bello, pulito, in ordine, e adatto alle loro esigenze, dove possono trovare gli stimoli giusti per imparare. I bambini hanno la possibilità di muoversi liberamente e di scegliere da soli le attività che preferiscono svolgere, seguendo i propri stimoli ed interessi. Le aule sono strutturate in modo che i bambini, qualunque cosa decidano di utilizzare, siano portati a svolgere un'attività interessante, utile, studiata per il loro sviluppo. L'ordine diventa, quindi, una cosa naturale e spontanea e siamo sicure che i bambini lo ricercano “spontaneamente” e continueranno a farlo anche quando saranno grandi.
All'interno della Casa dei Bambini abbiamo osservato un approccio educativo basato sull' osservazione del bambino, sulle sue caratteristiche personali; i bambini mantengono un comportamento positivo non per paura della punizione, ma per rispetto di se, dell'altro e dell'ambiente, e questo succede anche nello svolgimento del compito, che ogni bambino sceglie di fare e nel farlo può collaborare serenamente con i compagni, con la maestra e può muoversi liberamente, scegliendo di rifare una cosa che ha dato loro particolarmente gioia nel farla, oppure che ha loro creato particolari problemi, per vedere se riescono a superarla. Imparare diventa, quindi, una piacevole attività che riempie la giornata. Il tempo è libero di essere occupato creativamente ad imparare. L'ambiente è predisposto all'apprendimento spontaneo, ma niente è lasciato al caso.
Abbiamo visto lunghi tappeti su cui poter stendere parole, che pian piano costruivano frasi e danno forma a progetti ed attività sulla grammatica. Abbiamo visto come quelle stesse parole con un semplice lavoro di associazione a forme geometriche si collegano alla matematica e ai numeri senza che ce ne rendiamo conto; bambini che lavorano in gruppo e bambini che lavorano individualmente, ma senza la fretta di dover terminare prima degli altri o l'ansia di fare qualcosa di sbagliato. Bambini seguiti da insegnanti, che quasi non si notano, perché immerse tra i loro alunni e restano disponibili al confronto in qualsiasi attività. Questa scuola ci ha lasciato l'immagine di una grande biblioteca fatta con oggetti legati all'esperienza. Una libertà che ha come presupposto il bisogno di regole e che queste siano rispettate e condivise.
Un interno suddiviso in ambienti pensati minuziosamente per i suoi piccoli abitanti, indaffarati nelle attività che li vedono protagonisti del loro percorso di crescita intellettuale, emotiva, cognitiva e sociale.
Abbiamo constatato che esiste un metodo così completo da fornire al tempo stesso conoscenze oggettive e competenze sociali; un metodo che, attraverso l'autoregolazione e l'auto-correzione conduce naturalmente alla socialità e alla democrazia valorizzando i contenuti atti a sostenere una cultura di pace.
È stata una grande esperienza poter osservare la funzionalità di questo posto, che è riuscito negli anni, e riesce tutt'oggi ad intervenire come “maestro indiretto” sul bambino rendendolo, grazie, anche ad una libera possibilità di scelta e ad un'auto-educazione, un individuo responsabile, interessato, rispettoso e soprattutto autonomo.
All'interno di questo tipo di scuola sembra tutto normale, possibile ed anche “facile” quando, però, ti trovi ad insegnare ed a viver la scuola “pubblica” ti scontri con una realtà molto diversa e ti poni la domanda: è possibile far incontrare, coesistere e mischiare queste due differenti modalità di fare scuola e la cultura che portano con sé?
Un aspetto sul quale ci siamo interrogate è quello relativo a come si troveranno questi bambini usciti da una realtà Montessoriana. Come affronteranno la realtà scolastica cha abbiamo vissuto tutte noi? Come potranno vivere la restrizione dello spazio, la lezione frontale, il materiale carente, la fretta di dover portare a termine il programma e la valutazione? Potrebbero essere disorientati o forse potranno dare ottimi e validi aiuti anche a livello di metodo di studio ai loro compagni?
È vero è probabile che avvenga una crisi, ma è la crisi la migliore occasione per crescere e superare i propri limiti e allora come diceva Maria Montessori “ben venga la crisi”.
Forse coloro che si oppongono con un atteggiamento di critica verso le nuove generazioni dovrebbero fare un salto in questa scuola, per capire ciò che la Montessori aveva intuito già molto tempo prima, ovvero che questi bambini saranno domani quello che noi permettiamo loro di essere oggi.
Una delle immagini più belle che ci portiamo con noi è quella di un piccolino seduto sulla sua seggiolina a stirare (con un ferro da stiro vero!), mentre la compagna stende un panno sul piccolo stendino; non mancano gli artisti che dipingono alla parete, stendono ad un filo i loro capolavori per farli asciugare e ricominciano a disegnare. C'è armonia, tranquillità, serenità in tutto quello che fanno con molta autonomia, in quanto questa non viene vista con paura oppure con diffidenza, ma come un'opportunità di crescita.
Abbiamo riscoperto una visione di bambino come una di quelle tele bianche appese nella sezione della Casa dei Bambini, pronta per essere riempita di colore e molto altro, ma con la giusta passione e cura di tutto ciò che significa davvero essere bambino: “Aiutami a fare da solo…Aiutami a pensare da me…Aiutami a lavorare con te…”
Nel ringraziare vivamente l'Opera Nazionale Montessori in particolar modo Tina Giuliano e Marialuisa Tabasso e il personale direttivo della Scuola Montessori di via Toti a Roma, Lidia Panzerani, Ariella Saba e Giulia Mucci, che ci hanno gentilmente accolto con disponibilità aprendoci le porte e mostrando i progetti educativi, non posso ignorare le motivazioni che hanno spinto a quest'uscita didattica.
Tanti studenti, giovani e meno giovani, cercano nel percorso formativo universitario in Scienze della Formazione Primaria nuovi stimoli, nuovi input e si avvicinano ad approfondire nel primo biennio in maniera sistematica la conoscenza dell'organizzazione scolastica e il curricolo implicito della scuola dell'infanzia e primaria e, in particolare, a soffermarsi sulla cura degli spazi e del materiale, a riflettere sui tempi della giornata scolastica, sull'accoglienza come modalità di relazione e sull'importanza del gioco quale attività vera e propria per il bambino.
È stato proprio l'ascolto delle motivazioni degli studenti e a pensare a come correlarli agli obiettivi formativi del Corso di Laurea che ci hanno spinto ad organizzare un'uscita didattica a Roma, alla “Casa dei bambini” e alla “Scuola Primaria” di via Tito Livio, n.7. La partecipazione al convegno “La pedagogia di Maria Montessori. Una risorsa per la scuola del futuro” tenuto il 24 settembre 2011 presso l'Università degli studi di Bologna, Facoltà di Scienze della Formazione, ha favorito la curiosità di conoscere l'organizzazione di queste scuole “di metodo”.
Le uscite didattiche sono un valore aggiunto rispetto alla didattica tradizionale, perché mostrano il collegamento diretto tra un paradigma teorico e l'organizzazione pratica del curricolo pedagogico a scuola; utilizzare un metodo che entri trasversalmente all'interno del sistema scuola e ne metta in evidenza i vari elementi con l'intento di dar vita ad una didattica il più possibile ‘a misura d'identità'.
La strategia utilizzata è stata quella di creare ‘mobilità mentale' e riuscire a ‘fare distinzioni' per riuscire a dare un senso a ciò che si fa, riprendersi il tempo per soffermarsi e riscoprirsi emozionati per piccole cose, per il valore aggiunto che ha un gruppo di lavoro motivato. Quindi ‘mostrare, riflettere, condividere' sono state le azioni su cui ci siamo soffermate. Soprattutto in questo momento storico è importante ‘nutrire' la passione e riuscire a condividerla con gli altri per “non attraversare il mondo senza vederlo”.
Si può sollecitare l'altro e promuovere la scoperta se in noi è ancora vivo il desiderio di scoperta e di crescita, si può creare l'intento alla costruzione di saperi e promuovere l'innovazione se, per primi, non si danno per scontate ‘verità' o certezze acquisite. In generale si può educare a divenire insegnanti di scuola dell'infanzia se siamo motivati, se ancora crediamo di poter cambiare il mondo della scuola.
Saper incanalare la produzione di conoscenze e competenze, saperle gestire e indirizzare, saper orientare e valorizzare le capacità individuali e riuscire a trasformare in assertività la frequente tendenza all'autocompiacimento nella difficoltà del quotidiano scolastico, scuotere dall'immobilismo prodotto dalla paura del cambiamento facendo leva sulla motivazione personale altrui, prevede, un proprio ‘saper essere': non appare infatti possibile poter condurre altri, laddove noi stessi non siamo ancora arrivati e dove agli altri non interessa arrivare.
È nella conoscenza delle molteplici “esperienze positive del nostro panorama nazionale” che, secondo me, le nuove generazioni di insegnanti devono rifugiarsi perché lontane dal diurno frastuono, possano imparare il mestiere più difficile e importante: riuscire a costruire da tanti bambini che arrivano a scuola, da tanti “io”, un gruppo affettivo e cognitivo, e quindi una comunità, un “noi”, in un contesto di cura e di apprendimento.
Vedere la scuola dell'infanzia e primaria con questo sguardo significa superare le concezioni di senso comune sull'infanzia, sull'apprendimento e sull'insegnamento in quest'ordine di scuola e cercare degli esempi significativi che aiutino ad aprire le menti e mostrino altri orizzonti che vadano oltre “il lavorino” e le attività stereotipate e omologanti. Significa prendere consapevolezza delle proprie responsabilità civili, ma soprattutto educative e sociali, comprendere il valore educativo di ciascuno spazio e immaginare contesti nuovi e proposte didattiche che abbiano riferimenti epistemologici e “alla pratica” coerenti alla nostra idea di bambino e di apprendimento. Significa anche cercare di aprire le menti nel ricercare soluzioni innovative di fronte a situazioni problematiche.
L'obiettivo di un tutor è forse, in fondo, creare occasioni per lo sviluppo dell'immaginazione creativa, mostrare scuole che funzionano non per fornire dei modelli, ma per capire che le vie possibili sono tante e non una sola, che c'è sempre spazio a contatto con i bambini per sperimentare la propria creatività.

Antonella Panchetti , insegnante di scuola dell'infanzia e tutor supervisore presso l'Università degli Studi di Firenze, Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria.
Francesca Macii , studentessa del Corso di Laurea in SFP di Firenze che ha selezionato e curato i contributi delle studentesse partecipanti all'iniziativa.

Il gruppo di studentesse che hanno partecipato all'uscita didattica sono: Barbara Albanese, Brunilda Aliu, Michela Bernardini, Giuseppina Corrias, Lucrezia Della Lena, Francesca Donatini, Viola Giorgeschi, Denise Guarisa, Francesca Macii, Francesca Marchi, Francesca Marras, Sara Masani, Camilla Masi, Martina Maccagnani, Carmela Monteverde, Ilaria Moscese, Valentina Nesti, Paola Nocentini, Giorgia Piattoli, Astrid Re, Lina Spadafora, Ghila Ventura, Eva Volterrani.
 

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