giovedì 26 aprile 2012

Riforma del lavoro a spese delle donne e dei bambini: non è una novità

Riforma del lavoro a spese delle donne e dei bambini: non è una novità
Osservazioni sulla disposizione 7.3 Misure volte a favorire la conciliazione vita lavoro contenuta nella proposta “La riforma del mercato del lavoro in una prospettiva di crescita”
Una nota del Gruppo Nazionale Nidi Infanzia
 
“Al fine di promuovere la partecipazione femminile al mercato del lavoro, si intende disporre l'introduzione di voucher per la prestazione di servizi di baby - sitting. Le neo mamme avranno diritto di chiedere la corresponsione di detti voucher dalla fine della maternità obbligatoria per gli 11 mesi successivi in alternativa all'utilizzo del periodo di congedo facoltativo per maternità. Il voucher è erogato dall'INPS. Tale cifra sarà modulata in base ai parametri ISEE della famiglia. Le risorse a sostegno di questo intervento saranno reperite nell'ambito del già citato fondo per il finanziamento di interventi a favore dell'incremento dell'occupazione giovanile e delle donne.”

Edward mani di forbice si esercita sull'infanzia

Tempi grami per i servizi per l’infanzia: nell’impazzimento generale delle sforbiciate ovunque capiti, si stanno verificando incursioni che compromettono pesantemente la fascia zerosei. Nel decreto sulla riforma del lavoro compare una proposta di voucher per le mamme che sostituiscono parte del permesso di maternità con affidamento dei bimbi a badanti non meglio qualificate, nel Forum nazionale del PD ricompare la proposta di tagliare un anno alla Scuola dell’infanzia ottenendo con un colpo solo: di raggiungere il diploma superiore a 18 anni, non toccare le fasce di insegnanti più protetti, centrare senza colpo ferire gli obiettivi di Lisbona, darsi l’aria di occuparsi di scuola. Tutto questo ignorando brutalmente gli effetti sui bambini e distruggendo un sistema educativo (forse l’unico) che funziona bene in Italia e che andrebbe piuttosto valorizzato e sostenuto.
Se combiniamo le due mosse, otteniamo il risultato di ridurre la Scuola dell’infanzia a un servizio per bimbi da due a cinque anni (con buona pace dei tanti slogan sulla “prima scuola”) e svuotare il Nido voucherizzando il primo anno del bambino e passando i grandi alla Scuola dell’infanzia. E così non ci sono più problemi di costi perché non c’è più il servizio.
Le parole non bastano. Dobbiamo far sentire forte e viva la voce dei bambini, rifiutare una politica affidata ai nuovi Edward mani di forbice e riprendere una riflessione complessiva e organica su cosa debba essere il progetto e il percorso educativo che il nostro Paese desidera darsi per il bene dei bambini e per il suo futuro. 

giovedì 12 aprile 2012

®ESISTERE

Esistere si sa è duro di per sé,almeno nel senso di vivere. Infatti te ne capitano di tutte i colori fin dalla più tenera età. Certo, quelle che ti capitano da bambino magari, una volta diventato grande, ti fanno sorridere. Anche se questo non è vero per tutti i bambini,perché ce ne sono tanti nel mondo che non ci trovano niente da ridere nemmeno quando sono grandi,anche perché ad alcuni di loro capita proprio di non riuscire a diventare grandi e muoiono ancora bambini.

Comunque con un po’ di fortuna grande lo diventi. Ma quando? Dipende dal momento. A me ad esempio hanno detto che ero diventato grande a 14 anni. Oggi invece l’ISTAT considera giovani tutti i disoccupati anche fino a 35 anni.

Tanto che giovane è diventato sinonimo di disoccupato o precario.

Così sono per primi i giovani a parlare di vita precaria,che non dev’essere una gran bella esistenza. Infatti sono in mobilità permanente e anche nei rapporti personali sono molto flessibili: evitano di metter su famiglia e soprattutto di fare figli. Anche se molto più poi che prima, la gioventù passa e quando compi gli –anta tutti concordano sul fatto che sei un  adulto maturo. Talmente maturo che il lavoro,se l’avevi trovato, l’hai già perso e la famiglia ,se te l’eri fatta, si è già sciolta. A questo punto penseresti di cominciare a pensare alla pensione,ma è un’idea sbagliata. Vecchio sei proprio vecchio perché pensi ancora che dopo una esistenza di duro lavoro tu ti sia guadagnato il diritto alla pensione. Ma non è così “l’esistenza si è allungata”perciò devi stringere i denti (e la cinghia)e tirare avanti ancora per diversi anni.

E’ a questo punto che capisci che più che esistere ti tocca r-esistere.

Chi dice donna…

8 marzo 2012

“Chi dice donna,dice danno””donna al volante,pericolo costante”e via di questo passo,il pensiero maschile ha avuto modo di farsi strada nel “senso comune”.
Per fortuna non sento più ripetere queste gocce di “sapienza”nemmeno dagli appartenenti al mio stesso genere,perché in quanto a danni noi uomini non ci facciamo superare da nessuno e spesso facciamo del male proprio alle donne.
Stupri e violenze e di ogni tipo sono all'ordine del giorno e si ripetono con una regolarità quasi quotidiana. Già solo questo dovrebbe farci vergognare. Come se non bastasse ci facciamo compatire anche nei lavori domestici e nell'allevamento dei figli,dove il nostro contributo è praticamente assente. Non ci facciamo mancare nemmeno una forte discriminazione nei confronti delle donne per quanto riguarda gli stipendi,anche a parità di lavoro,e i ruoli dirigenziali e istituzionali. Pensare che è ormai dimostrato a livello statistico e scientifico che le giovani riescono meglio negli studi dei maschi e ottengono migliori risultati. Quella che fino a qualche anno fa era un'impressione che noi insegnanti avevamo in base alla nostra esperienza professionale, oggi è finalmente una verità sancita dalle statistiche e dai grafici del MIUR. Nel Parlamento italiano ci sono meno donne di molti paesi “in via di sviluppo”. A onore delle donne va ricordato che nell'attuale Parlamento sono diminuiti i laureati e sono aumentati gli indagati.
Quando venne eletto Obama mia figlia commentò:”Piuttosto di eleggere una donna,gli americani si sono visti costretti a fare presidente un nero!”Certo le cose stanno faticosamente cambiando,non lo nego. Vedo anch'io giovani papà portare a spasso i figli sulla carrozzina e uomini soli che fanno la spesa al supermercato.

NEVICA,GOVERNO LADRO!

1 febbraio 2012


D’inverno nevica. Quella che può sembrare una banalità meteorologica,al momento opportuno e cioè in presenza dei fiocchi,diventa una imprecazione. Se poi capita al mattino appena alzati,per insegnanti e genitori scatta la domanda di riserva:”La scuola sarà aperta o chiusa?”Nei secoli passati la domanda non si poneva : si andava a scuola e al lavoro sotto la neve. Oggi invece le previsioni già dal giorno precedente ti informano della possibilità di una nevicata;per cui alla sera stiamo ad ascoltare i TG locali se annunciano la chiusura delle scuole. Non sempre il Prefetto dichiara la chiusura perché i “tecnici” annunciano un miglioramento delle condizioni o perché i dirigenti scolastici temono che si sfori il numero minimo di giorni di lezione. Si chiuda o non si chiuda sui giornali e sulla rete si sprecano le imprecazioni dei genitori che hanno affrontato la” tempesta” di neve per accompagnare i figli a scuola e degli insegnanti che andando a scuola si sono ritrovati la classe semivuota per le assenze dei ragazzi.
Le proteste dei genitori sinceramente non le capisco. Tengono a casa i figli in tante occasioni,non sono capaci di decidere autonomamente,senza aspettare il Prefetto o il Sindaco se è il caso di portarli a scuola durante la nevicata?Malignamente penso che qualcuno non veda l’ora di liberarsi dei figli lasciandoli a scuola,ma le peripezie che devono affrontare nel traffico intasato dalla nevicata e le lamentele dei pargoli che vorrebbero starsene a casa  o addirittura in cortile a giocare con la neve (orribili dictu)li rendono nervosi e se la prendono con chi ha deciso l’apertura delle scuole.
Gli insegnanti invece li capisco ma non condivido le loro proteste per la mancata chiusura,per il semplice motivo che sono pagati per lavorare a prescindere dalle condizioni atmosferiche. Piuttosto a proposito di lavoro si potrebbe fare come mi raccontava mio padre che,dopo una nevicata,i disoccupati venivano chiamati a sgomberare i binari del treno dalla neve,con la disoccupazione giovanile al 31% una nevicata potrebbe anche oggi essere occasione per offrire lavoro non per fermarlo.