giovedì 10 gennaio 2013

I vizi della rivoluzione digitale a scuola

I nuovi profeti della informatizzazione integrale stanno conducendo da tempo e con forze sempre più agguerrite la loro campagna di conquista della scuola. Come dargli torto? Posto che un giorno ciò possa avvenire, si tratta di un territorio che può fruttare dividendi enormi per chi si dovesse accaparrare la commessa di LIM e tablet su scala nazionale…
Per carità, lungi da me l’idea di voler maleficare questi strumenti straordinari: si tratta di giocattoli assai affascinanti e che hanno indubbiamente il merito di svecchiare procedure didattiche logore e di introdurre il medium visivo in un ambiente che ne è rimasto fin troppo digiuno.
La questione è più radicale però. I nuovi teoreti della digitalizzazione scolastica ammantano le loro proposte con una retorica ben nota, in ambito educativo, che fa riferimento alla didattica della ricerca, al learning by doing, all’apprendimento cooperativo (cfr. Ferri – Moriggi, su Agenda digitale, dicembre 2012). Tutte bellissime cose, anche se un po’ datate per la verità, la ricerca in classe si faceva già negli anni ’60, seppure certo con strumentazioni meno sofisticate… e per quanto riguarda il learning by doing, è uno degli slogan più declamati e però poi scarsamente realizzati, nella sua intima complessità, dell’intera storia del pensiero pedagogico.

Inidicazioni per il curricolo e scuola dell'infanzia


Il Coordinamento per le Politiche dell’Infanzia e della sua Scuola, formato dai rappresentanti di settore delle associazioni professionali, AIMC, ANDIS, CIDI, FNISM, MCE e delle organizzazioni sindacali CISL Scuola, FLC-CGIL, SNALS Confsal e UIL Scuola esprime condivisione per l’itinerario tratteggiato dalle Indicazioni Nazionali per il Curricolo, che delinea uno sviluppo verticale, coerente e coordinato del percorso di istruzione, capace di ricomprendere, a pieno titolo, il ruolo e il contributo della scuola dell’infanzia, che si rivolge, come richiamato nel testo “a tutte le bambine e i bambini dai tre ai sei anni di età ed è la risposta al loro diritto all'educazione e alla cura...".