lunedì 29 ottobre 2012

Materne statalizzate? Costano di più

Il ministero dell'Istruzione 'gela' quei Comuni che come quello di Bologna, invocano la statalizzazione delle scuole dell'infanzia a loro carico. Molto esplicito in questo senso l'intervento che ha fatto ieri all'assemblea Anci il sottosegretario Elena Ugolini. "Non credo che statalizzare la scuola dell'infanzia gestita dai Comuni- ha detto- sia una modalità con cui risolvere una difficoltà. Anche perché normalmente se si sposta il centro di spesa dalla periferia a Roma non cambia la quantità della spesa, normalmente cresce".

Inoltre, ricorda Ugolini, "non possiamo dare più di quel che abbiamo".

Il sottosegretario esalta piuttosto il mix di offerta statale e comunale da un lato e convenzioni col privato dall'altro.

"Questo modello- sostiene Ugolini- ha permesso all'Italia di fare una proposta di qualità a livello mondiale e di fare in modo che quasi tutti i bambini possano avere questo tipo di proposta educativa". Guai comunque aspettarsi che l'esecutivo nazionale risolva ogni problema: "Ḗ fondamentale dare risposte a livello di Governo, ma dico anche che in dieci mesi non si possono risolvere i problemi enormi che sono stati annodati nel corso degli anni".

 (DIRE - Notiziario minori) Roma, 19 ottobre

Sempre più anziani e nonni "babysitter"

Sono sempre di più i neonati affidati ai nonni. Gli errori commessi dai nonni nell'accudire il bambino, però non mancano, come spiega la ricerca dell'Università dell'Alabama presentata al meeting della American Academy of Pediatrics a New Orleans. Questi errori dovrebbero essere corretti prima di tutto dai pediatri, visto che in Usa, ma anche in Italia, chi porta il neonato alle visite è spesso proprio il nonno.

''Le raccomandazioni sulla salute e la sicurezza sono in costante evoluzione - spiega Kathryn Hines, uno degli autori dello studio, che ha anche certificato un aumento del 20% dei "nonni babysitter" in Usa negli ultimi dieci anni - e molte di queste sono probabilmente cambiate da quando i nonni che accudiscono i bimbi hanno curato i propri figli''.

Gli sbagli più comuni sono stati individuati con un questionario di 15 domande somministrato a un gruppo di nonni dell'Alabama.

''La necessità di informare meglio i nonni c'è, al punto che stiamo studiando dei veri e propri "corsi di aggiornamento" insieme a Federanziani per insegnare loro come si devono comportare rispetto ad alcuni problemi - spiega Giuseppe Mele, presidente della Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp) - questo è ancora più necessario alla luce degli ultimi studi che abbiamo fatto che vedono 12 milioni di nonni in Italia prendersi cura di 7 milioni di bambini. Alcuni suggerimenti possono essere dati anche direttamente dal pediatra, visto che il 63% delle visite vede proprio i nonni come accompagnatori." Inotre, continua il dottor Mele, "quello che vediamo noi è una grande voglia di imparare e aggiornarsi anche perchè c'è consapevolezza di avere un ruolo sempre più importante".
 
(Centro Maderna, News del 24 /10/2012)

 

venerdì 26 ottobre 2012

Diamo voce al nostro futuro.

La” sezione primavera” e’ un servizio socio educativo,
nato allo scopo di agevolare le famiglie in difficoltà ,con bambini che non trovavano posto al nido, o per fornire una risposta in quelle situazioni nelle quali il nido d’infanzia non esiste ancora perché gli enti pubblici non hanno effettuato investimenti in questo senso. Le sezioni primavera si propongono perciò, esplicitamente ed essenzialmente, come risposta ad un problema sociale, particolarmente presente in alcune realtà del nostro paese. E’ avvenuto così che molte famiglie hanno trovato una soluzione in assenza, come detto, di un impegno adeguato dei comuni e delle regioni.
La ragione è tuttavia anche un’altra: iscrivere un bambino ad una sezione primavera costa decisamente meno che non iscriverlo ad un nido.

martedì 9 ottobre 2012

Il mio viaggio nella formazione dei futuri insegnanti di scuola dell’infanzia: tra inesperienza e competenza.

Antonella Panchetti, insegnante di scuola dell’infanzia e tutor supervisore presso l’Università degli Studi di Firenze, Corso di Laurea in Scienze della Formazione Primaria

Istruire l’infanzia è scolpire nella pietra.
(Proverbio arabo)

Fino alla legge 341/90 bastava aver fatto tre anni di scuola magistrale (istituita dalla Riforma Gentile del 1923) quasi interamente gestita da istituzioni private religiose, nel cui ambito le esigenze di professionalizzazione erano disattese perché la scuola dell’infanzia per molti anni è stata considerata un semplice luogo di accoglienza, l’asilo, affidata prevalentemente a istituzioni private. Come diceva un parlamentare: «le insegnanti non conoscono orari, non hanno stipendi, non hanno trattamento di quiescenza… aspettano il loro compenso nell’aldilà». [1]

Pedagogia- porte aperte ad un futuro incerto

Parlando della Germania
di Roger Prott

C’erano dei tempi in cui i bambini in Europa girovagavano liberi per gran parte delle giornate – anche prima che raggiungessero l’età per andare a scuola. I bambini stavano all’aperto insieme ad amici e fratelli sia durante l’estate, sia durante l’inverno. Quando capitava che stessero in casa per troppo tempo, si diceva loro: “Vai fuori a giocare!”

Al giorno d’oggi, l’infanzia è vissuta in modo molto diverso da quanto accadeva allora: le nascite calano continuamente, le ansie dei genitori nei confronti dei figli aumentano, l’intenso traffico per le strade limita lo spazio “esplorabile”, quasi ovunque i bambini devono frequentare Servizi Educativi per la Prima Infanzia. In particolare, quest’ultimo aspetto implica che essi passino la maggior parte del loro tempo in spazi circoscritti: quattro mura, un tetto, un cortile delimitato e adulti appositamente formati per gestire questi contesti - i pedagogisti -.

Pedagogisti, e non insegnanti!

Gli angeli custodi dei bambini

Veronica Tresoldi, psicologa 

Nella società contemporanea dove il lavoro di entrambi i genitori si configura sempre più spesso come un’importante prerogativa per il benessere ed il mantenimento economico della famiglia e gli asili nido non rappresentano una realtà capillarmente diffusa, il ruolo dei nonni acquista una grande rilevanza e si delinea come una preziosa risorsa nella gestione della vita familiare delle giovani coppie con figli.

Per queste ragioni da alcuni anni si è pensato di introdurre nel calendario delle festività laiche una ricorrenza che ci permetta di celebrare la loro funzione e di ricordare l’importanza che ha avuto per noi la loro presenza nella nostra vita, inizialmente solo in qualità di nipoti ed in seguito anche nella posizione di  genitori.

lunedì 8 ottobre 2012

Gli insegnanti: “ponti” dinamici nel processo educativo

Francesco Barone 
Pedagogista - Docente di Metodologia del gioco Università di L’Aquila 

La consapevolezza dell’efficacia e dell’urgenza diapprendimenti “sul campo”, oggi rischia di essere travolta da un triste e  pericoloso approdo alle realtà virtuali, distanti dalla vita dei bambini, dalle loro esperienze e dalla possibilità di un vissuto emotivo autentico. Emerge sempre con maggiore intensità, che l’impianto educativo disciplinare scava un solco profondo tra saperi ed esperienze scolastiche ed extra-scolastiche, tra epistemologie del controllo procedurale ed epistemologie dell’evoluzione. L’idea pedagogica sottesa all’interesse per i luoghi e gli spazi “formali ed informali”, vuole ispirarsi a una visione pratica dell’apprendimento, volta a stimolare la relazione interpersonale, l’osservazione e la ricerca dei significati. In poche parole, si insegna e si impara ascoltando, facendo e vedendo fare. Questo tipo di apprendimento è certamente molto importante, in quanto, gran parte di ciò che si apprende in molte situazioni della vita di ogni giorno, deriva dall’osservazione diretta delle cose e delle persone. Come per esempio, un bambino impara osservando le espressioni e i comportamenti della “sua” educatrice/insegnante.

Caro nido ti lascio un pensiero

L’esperienza nella memoria immemorabile

di Caterina Merola

I genitori dei bambini frequentanti l’ultimo anno del nido “Il Giardino incantato” di Castel d’Azzano (Verona), dalla primavera del 2010[1][1], hanno  acquisito l’abitudine di lasciare pensieri di ringraziamento e riflessioni personali su un quadernino che diviene un diario di fine viaggio. Nel narrare l’esperienza vissuta, il tema del viaggio è ricorrente: si descrivono paesaggi vissuti, si delineano nuovi orizzonti,  destinazioni, mete possibili, avventure.