lunedì 8 ottobre 2012

Caro nido ti lascio un pensiero

L’esperienza nella memoria immemorabile

di Caterina Merola

I genitori dei bambini frequentanti l’ultimo anno del nido “Il Giardino incantato” di Castel d’Azzano (Verona), dalla primavera del 2010[1][1], hanno  acquisito l’abitudine di lasciare pensieri di ringraziamento e riflessioni personali su un quadernino che diviene un diario di fine viaggio. Nel narrare l’esperienza vissuta, il tema del viaggio è ricorrente: si descrivono paesaggi vissuti, si delineano nuovi orizzonti,  destinazioni, mete possibili, avventure.



Nel ringraziamento, i genitori sentono  di custodire dentro di sé esperienze significative, come memoria vivente che accompagna nella crescita di loro stessi e dei propri figli.
La lettura dei pensieri personali dei genitori  consente di percepire l’idea di scuola che sta dietro, i valori che muovono le azioni, le virtù da coltivare nei piccoli gesti della quotidianità. I ringraziamenti pongono l’enfasi su aspetti che i genitori ritengono rilevanti nel fare degli insegnanti. Riporto alcuni estratti derivanti dagli scritti dei genitori:

Grazie per aver fatto crescere in me il valore dell’amicizia, del rispetto delle regole, della condivisione, della diversità (mamma di Gloria, maggio 2012).
Penso che il punto forte di questo nido sia questo: l’opportunità di scoprire quanto di bello la natura ci offre e da qui partire per sperimentare e creare secondo quanto detta la fantasia nel rispetto dei tempi di ogni bambino. Le maestre [...] punti saldi nel far conoscere loro l’esperienza del limite nell’azione (mamma di Anna, giugno 2011).

 L’amicizia, nelle descrizioni dei genitori, emerge come virtù essenziale, da praticare e per questo occorre andare oltre la semplice simpatia per coltivarla e rafforzarla. Facendo riferimento alla simpatia, Ricoeur non ritiene che la simpatia serva a fondare una metafisica della persona e un’etica intersoggettiva della pietà in quanto anticipa all’apertura all’altro senza averla guadagnata (Lévinas E., Marcel G., Ricoeur P., 2008, p. LV).
L’amicizia cresce in un contesto, va coltivata e si amplia in un paesaggio che circonda e diviene intimo.

Si intessono relazioni, i bambini  diventano amici e si ritrovano, si cercano, si aspettano, con genitori e nonni che accompagnano. Le scale della chiesa, lo scivolo, il piazzale e la fontana tonda diventano luoghi di ritrovo e gli spazi della quotidianità diventano luoghi carissimi, intimi che si custodiscono. Il filo d’oro luminoso e prezioso si muove nel nostro tempo e nel nostro spazio, sfiora le nostre vite e insieme intrecciamo la trama della nostra storia che diventa memoria da custodire e da testimoniare e  si apriranno nuove visioni e orizzonti radicati nel passato (mamma e papà di Davide, 21 giugno 2012).
Riportiamo le parole di nostra figlia: “Ora che vado sulla Chiesa a fare le corse con Alice e Dade e che vado all’asilo grande domani”. La nostra bambina porterà dentro di sé un bagaglio pieno di ricordi, gioie, risate, pianti, tutto quello che ha messo dentro in questi due anni vissuti con voi (mamma Ilenia e papà Riccardo, maggio 2012).
Abbiamo cercato di cogliere, fissare tanti bei momenti per continuare a portare nel cuore il ricordo delle belle esperienze (mamma Silvia e papà Luca, Giugno 2012).

Leonardo ha già iniziato a riempire le sue valigie di ricordi, questa valigia sarà sua compagna di vita ed ogni volta che l’aprirà per riempirla di altri ricordi, esperienze, troverà voi maestre ad accoglierlo (mamma di Leonardo, giugno 2011).

“Immergere le mani nella farina, nell’acqua saponata o creare una tavolozza con pigne e semi di lino sono esperienze che lasciano emozioni davvero molto forti e pensiamo siano dei doni che i nostri piccoli conserveranno sempre nei loro cuori (mamma Barbara, papà Andrea, giugno 2011).

Il paesaggio diventa intimo, si trasforma, così la fontana nella piazza viene vissuta diversamente: per i bambini diventa il cerchio attorno a cui rincorrersi, uno dietro l’altro; per le mamme e le nonne il centro della conversazione in un tempo presente che scorre e ritornerà nella memoria. I luoghi sono partecipati e intimi. Il tempo perduto si ferma in un’immagine che circonda, tornano i colori dei grembiuli dei bambini, i sorrisi, i volti, i le parole: fili di memoria che creano la trama dell’essere in un pensiero che evolve e non si ferma al passato . Come afferma Lévinas, il pensiero non è semplice reminiscenza, ma conoscenza del nuovo (ivi, p. 43). “Nell’intrigo dell’umano, il passato, il futuro e il presente si annodano in tempo, senza dedursi dalla semplice degradazione che l’Unità dell’Uno avrebbe potuto subire, disperdendosi in movimento […]” (Lévinas, 1998,p.212). Il passato si articola e si pensa senza ricorrere alla mera memoria, senza il semplice ritorno dei vissuti presenti, si apre un passato immemorabile che non è fatto di (rap) ri-presentazioni. “Passato che significa a partire da una responsabilità che incombe all’io, che gli è significata proprio come un comandamento […]; passato che acquista tutto il suo senso nell’imperativo che come volto d’altri comanda l’io. […]Passato immemorabile, significato a partire dalla responsabilità per l’altro e in cui l’obbedienza è il modo proprio dell’ascolto del comandamento (ivi,pp. 206-207). Il comandamento proviene dalla responsabilità per gli altri nel sentire “una sonorità eccezionale che, nella sua irriducibilità, suggerisce l’eventualità di una parola di Dio” (ivi, p. 207).

Il pensiero responsabile nella trama della quotidianità
La scuola diventa per i bambini un’occasione preziosa per stringere i primi legami di amicizia e i genitori stessi intessono relazioni significative con insegnanti, genitori e bambini. La comunità si allarga e i legami  sorgono dalla partecipazione, dall’impegno rivolto al “dedicarsi”, dalla cura per la scuola come istituzione desiderabile e per la quale si condividono idee, risorse, competenze, tempo prezioso. Ciascuno mette a disposizione un talento e nella reciprocità della condivisione, nell’aiutarsi, si cerca di costruire una scuola viva come comunità partecipante, tesoro per ciascuno. Spesso la scarsità delle risorse  cui far fronte spinge a ricercare nuove possibilità, guardando vicino, sviluppando nuove idee, spingendo verso forme di   fund raising[2][2]: parola che addensa un significato ulteriore, infatti oltre  al valore della raccolta fondi in sé, apre al valore della crescita, della coltivazione, del dar spazio al sorgere della novità. Per il Comitato di Gestione e i Rappresentanti di Sezione, ma per chiunque  si sente coinvolto nel progetto formativo della scuola,  nascono nuovi compiti che possono riguardare sia la progettazione di modalità e azioni per il raggiungimento degli obiettivi educativi stabiliti nel Piano dell’Offerta Formativa, sia lo svolgimento operativo legato ad esempio alla concretezza della raccolta fondi, con il chiaro perseguimento di finalità connesse al miglior funzionamento possibile della scuola.
Nel processo organizzativo della scuola, il Presidente, accanto ad un bilancio di gestione finanziaria, pone  il bilancio pedagogico e sociale che nasce come strumento  per rendere conto della prospettiva sia consuntiva sia programmatica della missione, delle strategie, delle attività, dei risultati, degli effetti raggiunti, ponendo al centro la dimensione educativa a cui la scuola tende. Ciò contribuisce a costruire un’identità di scuola in cui il valore aggiunto è costituito dalla partecipazione, dalla condivisione e dall’attenzione per una relazione significativa con  genitori, insegnanti, alunni. La relazione con i bambini è fondamentale: sono gli alunni verso i quali l’ agire è teso; per relazionarsi positivamente con essi è importante stare in ascolto e arrivare a comunicare, aprendosi al significato etimologico della parola: dal latino [communicare], mettere in comune, compiere  il proprio dovere con gli altri, mettendosi al servizio nella comprensione. Un’opera di comunione che implica un silenzio che non è chiusura ma riflessione per una comunicazione educativa autentica,  viva, nella cura alla vita. Cura è coltivazione. Ritornare alla terra implica attesa, silenzio, fatica, tenacia,  riflessi e riflessione.  Riflessi come dettagli e sfumature su cui soffermarsi, ai quali rivolgere lo sguardo,nella ricerca ulteriore.

“L’attaccamento alla vita e il ritorno alla natura; la ricerca della felicità, anche collettiva e comunitaria; l’apprezzamento per un lavoro onesto, silenzioso e solitario, per una fatica generosa e libera, per uno sforzo tenace che lascia traccia, e che l’inquadramento in qualsiasi ufficialità rischierebbe di vanificare. I risultati  di questo lavoro fanno pensare che, malgrado tutto, la condizione umana sia ammirabile, poiché da essa può nascere un’opera degna di Dio”   (Giono J.,1996).

Il sapere dell’esperienza come afferma Mortari (2009,p. 110) è un sapere pensoso, richiede di mantenere uno sguardo attento sulla pratica per individuare zone critiche e  ipotizzare strategie educative da sottoporre nuovamente al vaglio dell’esperienza secondo una processualità più o meno ricorrente nel tempo. Per elaborare un sapere capace di costruirsi  come orizzonte di senso per la pratica è necessario coltivare un pensare radicato nella pratica cioè che prenda le mosse dall’esperienza viva e che a questa rimanga legato (ivi, p. 112). La riflessione si apre attraverso la comunicazione, il silenzio si fa voce e si apre la metafora ontica di un lumen naturale nell’uomo a cui Heidegger fa riferimento. Essa indica la struttura ontologico-esistenziale dell’uomo, la propria relazionalità: l’essere illuminato significa che è in se stesso aperto nella radura  in quanto essere nel mondo. L’Esserci è la sua apertura (Heidegger M., 2008,p. 165).

Bibliografia

Giono J., 1996, L’uomo che piantava gli alberi, Milano, Salani
Heidegger M., 2008, Essere e tempo, Milano, Longanesi
Lévinas E., 1998, Tra noi. Saggi sul pensare-all’altro, Milano, Jaca Book
Lévinas E., Marcel G., Ricoeur P. (a cura di Franco Riva), 2008, Il pensiero dell’altro, Roma, Edizioni Lavoro
Merola C., 2012, La memoria. Per una pedagogia dell’essenziale, in Cooperazione Educativa, vol.61, n.2, pp. 59-63
Mortari L. (2009), Ricercare e riflettere, Roma, Carocci


[1][1] Il nido integrato “Il Giardino Incantato” è sorto nell’autunno 2009,  in una struttura che lo lega direttamente alla scuola dell’Infanzia “Don Ippolito” . Il Comitato di Gestione è costituito da genitori volontari (tra cui lo stesso Presidente),  e la coordinatrice pedagogica è Suor Agostina Magnoni delle Figlie di Gesù. La Scuola appartiene alla FISM (Federazione Italiana Scuole Materne).
[2][2] Il fund raising è una parola inglese che non è traducibile semplicemente in raccolta fondi. "To raise" ha il senso di: far crescere, coltivare, sorgere, ossia di sviluppare i fondi necessari a sostenere un'azione senza finalità di lucro. Infatti il fund raising trova le sue origini nell'azione delle organizzazioni non profit, quelle organizzazioni che hanno l'obbligo di non destinare i propri utili ai soci, ma di reinvestirli per lo sviluppo delle proprie finalità sociali. Tuttavia attualmente il fund raising viene praticato anche da enti e servizi pubblici e da aziende che promuovono iniziative a scopo sociale. (Wikipedia)

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