venerdì 17 aprile 2015

Pensieri senza frontiere - Marzo 2015. EDUCAZIONE “ALTERNATIVA” PER BAMBINI “STANDARD”

di Stefania Cannalire

Educatrice professionale e Dottoressa in tecniche psicologiche


Pochi mesi fa sono stata in Austria, precisamente a Ried im Innkreis, in una scuola democratico montessoriana (“Bildungswerkstatt Knittlingerhof”), con scuola dell’infanzia annessa di ispirazione ibrida: principalmente a Montessori e Pikler.



Questa, come altre da me vissute, è stata un’esperienza dal sapore complesso: a tratti piacevole e a tratti meno.
Da un lato, è stato bello ed esaltante osservare la concretizzazione di una teoria educativa, quella – appunto – democratico montessoriana, ammirare il reale sforzo di perseguire il progetto dichiarato, la totale fiducia nella pedagogia in quanto scienza e nell’educazione in quanto strumento per la realizzazione della felicità dell’individuo. D’altro canto, però, alcune resistenze hanno fatto capolino tra i miei pensieri cercando di riportarmi alla sicurezza del già noto, alla consuetudine vissuta durante la mia formazione e che vediamo ancora oggi riprodotta nelle nostre scuole statali. In un certo senso mi infastidiva vedere, al posto di maestre impegnate a spiegare e ragazzi seduti testa china sul libro, totale autonomia di movimento, libertà di apprendimento, assenza di limiti e costrizioni imposte dall’alto.
A ogni modo, in questa sede non è di metodo che vorrei parlare ma delle domande che mi pongo ogni volta che vado all’estero. Come mai in Italia facciamo così fatica a discostarci dalla tradizione? Come mai siamo quelli che hanno bisogno di studiare di più per fare gli educatori (ci occorre una laurea e non un diploma) ma allo stesso tempo i nostri modi di agire sembrano non cambiare mai? Certo, non voglio generalizzare, abbiamo anche noi esempi illustri di esperienze educative illuminate, eppure anche queste tendono a diffondersi maggiormente al di fuori nostro Paese. Osservo che, per la maggior parte dei mie connazionali, quando si parla di educazione libertaria, di metodo Pikler o addirittura Montessori (che se pur attualissimo non possiamo certo considerare novità), lo si fa pensando a qualcosa di esotico, quasi New Age o comunque a qualcosa che esula dalla normalità. Una volta un papà mi disse di preferire la scuola così com’è rispetto a qualsiasi altra sperimentazione perché solo la prima rispecchia la realtà mentre per tutto il resto si tratta di micromondi edulcorati che offrono libertà di espressione e azione che nella vita reale non esistono.
Quasi nessuno dei genitori conosciuti nella scuola austriaca faceva un lavoro artistico o legato alle teorie New Age; molte persone poi erano di istruzione media, ma non occorre essere dei luminari per fidarsi della pedagogia come scienza.
Nel mondo che mi circonda noto come abbiano fatto meno fatica a diffondersi esperienze che si discostano enormemente dalle nostre radicate abitudini alimentari e mediche, piuttosto che la fiducia nel fatto, per esempio, che mettere un bambino in castigo non sia produttivo.
Nel mio intorno, riscontro ancora spesso sguardi interrogativi sulla reale attuabilità di teorie e pratiche pedagogiche nuove, la mancanza di voglia di mettersi in gioco, il retropensiero che "sono tutte belle parole, ma la realtà è diversa".

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