lunedì 16 settembre 2013

Nessuno è straniero a scuola



Troppi stranieri, ritiriamo i nostri figli!7 italiani hanno ritirato i propri figli dalla prima classe elementare di Corti, frazione di Costa Volpino (Bergamo).
In quella prima rimarranno 14 alunni: tanti rumeni, un gruppo di marocchini, bosniaci, croati, albanesi. Perché?
Perché a Corti le case, spesso vecchie e senza manutenzione, costano meno e vengono perciò affittate ai tanti immigrati che lavorano nei campi e nelle fabbriche di Dalmine.
Nel luglio scorso nella prima di Guastalla (Reggio Emilia) il 68% dei bambini è ”straniero”, perciò un gruppo di genitori ha scritto al Sindaco. Nella scuola di Via Paravia del quartiere di San Siro a Milano, dove erano state chiuse due prime fatte in maggioranza di “stranieri”, quest'anno si riparte con due nuove prime con 7 italiani e 27 “stranieri ” il più alto numero tra le scuole milanesi.
Sbaglierò ma per me nessun bambino è straniero, come nessun vecchio è straniero. A dir la verità nessun uomo dovrebbe sentirsi straniero. Quando per conto dell'Istituto Storico accompagno le classi 5° nel Vicolo Squallore e mostro le case con tante finestre del ghetto ebraico di Modena, i ragazzi mi chiedono perché abitavano tutti in quelle case e io rispondo :”perché erano obbligati”.
Ovviamente per questo motivo erano concentrati anche nella stessa scuola. Nel '38 i bravi  governanti italiani li hanno cacciati  dalle scuole pubbliche e sono stati costretti a farsi una scuola privata nel ghetto. E' forse questo quello che vogliamo anche oggi? Se non vogliamo fare delle leggi speciali come quelle dei fascisti dobbiamo dare la cittadinanza a tutti quelli che vanno a scuola in Italia, case decenti nei diversi quartieri o frazioni. In questo modo spariscono gli stranieri dalle scuole e le concentrazioni degli immigrati in un solo quartiere. Nell'attesa bastano brave maestre da subito nei nidi e nelle scuole per l'infanzia, serie professioniste in grado di affrontare le diversità e di farle diventare una risorsa per il successo formativo di tutti.

Altrimenti il problema è un altro e si chiama razzismo.

Arturo Ghinelli

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