venerdì 8 gennaio 2016

Doppio punto di vista - Dicembre 2015. LAVORETTI

 di Claudia Ottella


Con l’avvicinarsi del periodo natalizio i nostri servizi sono tutto un fervore di attività di allestimento: si predispongono spazi e addobbi, si preparano feste e recite e si mettono a punto i tanto famigerati “lavoretti”. 


Se ogni ricorrenza va giustamente celebrata e vissuta, occorre forse fermarsi e ragionare sul vero significato di questi momenti nella realtà dei nostri servizi, soprattutto se consideriamo che raccontano qualcosa di noi, del nostro modo di intendere il lavoro educativo.

Il punto di vista dei servizi
Il concetto di attività creativa è spesso argomento e ampiamente dibattuto. Nei gruppi educativi talvolta è fonte di discussione, specialmente in questo periodo dell’anno, perché ci si trova divisi tra chi è molto bravo in questo campo e chi si ritiene imbranato; e allora troviamo chi, giustificato dalla propria inabilità, si defila e, per contro, educatrici impegnate per ore a confezionare bellissimi lavoretti in cui il contributo dei bambini spesso si limita a incollare – rigorosamente guidati dalla mano dell’adulto – brillantini e decori su un manufatto già preparato e preconfezionato. Bellissimo alla vista, elegante o pacchiano poco importa, comunque perfetto e identico per ogni bambino! Ma se, come diceva Munari, la creatività è qualcosa che con i prestampati non ha nulla a che fare, la crea-tività è anche qualcosa che con i lavoretti non ha nulla a che fare. Resta da domandarsi qual è real-mente l’obiettivo che ci si prefigge con queste attività: predisporre un dono per le famiglie, se esso non racconta nulla del bambino, ma è frutto dell’impegno dell’educatrice, ha senso? Dirigere tempo, energie, risorse su un oggetto che non documenta affatto il percorso del bambino ma è solo il risultato di un progetto adulto ha qualche significato?

Il punto di vista delle famiglie
In questo ragionamento è giusto considerare che le famiglie attendono, certo anche per abitudine e convenzione, il lavoretto di Natale (e poi di Pasqua, della festa della mamma e del papà, e via dicendo…). Un oggetto che spesso viene decantato ed esaltato di fronte ai bambini, mostrato ai nonni e ai familiari, un oggetto a cui si riserva il posto d’onore sull’albero o sulla tavola della festa. Ma a chi realmente si riserva questo riconoscimento? Alla abile mano dell’educatrice creativa o al bambino? Se l’impegno, il progetto, l’idea sono nella quasi totalità frutto dell’adulto, appare evidente che tutto ciò perde significato anche agli occhi dei bambini. E se invece tutto questo prestigio fosse riservato a un oggetto, magari meno bello, un po’ storto, strano, scomposto, ma frutto nella totalità del lavoro del bambino? Certo la soddisfazione, il rinforzo nel riconoscere competenze creative, il compiacimento sarebbero realmente riposti. Indubbiamente occorre che le famiglie comprendano il reale significato della produzione del bambino e il valore e lo sforzo che ci sta dietro: occorre un lavoro preliminare di documentazione, di sollecitazione di riflessioni, di costruzione della rilevanza del percorso contrapposto al risultato. Anche per le famiglie così non avrà importanza se sull’albero non ci sarà una pallina perfetta con tutti i decori al posto giusto, ma un oggetto plasmato dall’ini-zio alla fine dalle mani dei bambini.


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