mercoledì 29 agosto 2012

IMPARARE AD IMPARARE: EDUCARE L’INTELLIGENZA A SCUOLA

            Si tratta del titolo relativo al Convegno che venerdì 16 e sabato 17 marzo 2012 ha coinvolto quasi duecento insegnanti appartenenti alle scuole dell’infanzia e primarie del Piemonte e della Lombardia, interessate all’approfondimento di tematiche in ordine allo sviluppo cognitivo e metacognitivo del bambino; tale numero comprendeva anche molte insegnanti delle scuole dell’infanzia comunali di Torino e paritarie FISM della Provincia, tra cui una Coordinatrice di Zona. Il Convegno, organizzato dal CIRDA dell’Università di Torino e dalla Cooperativa Sistema Multiproposta, e svoltosi presso le sedi dell’Università di via Verdi  e via Plana, ha portato l’attenzione dei partecipanti sull’importanza di educare, fin dai primi anni di vita, i processi di comprensione nell’apprendimento, distinguendoli da quelli percettivi e linguistici, pur necessari e funzionali.

I promotori del Convegno, G. Bonansea e M.T. Mignone, da più di vent’anni hanno dato vita ad un gruppo costituito da ricercatori ed insegnanti che indagano su tale questione in ambito scolastico sia approfondendo curricoli precostituiti come il Bright Start di C. Haywood, che cercando contributi teorici e realizzando esperienze quali sperimentazioni e ricerche azioni. I riferimenti scientifici appartengono principalmente all’ambito del costruttivismo in psicologia, dell’educazione metacognitiva in pedagogia e dell’espistemologia in filosofia, ambiti che hanno fornito gli orientamenti seguiti nell’individuare studiosi, mezzi, obiettivi di lavoro, ed hanno motivato sia gli incontri del gruppo a cadenza mensile che le scelte operative, come iniziative di formazione ed autoformazione, esperienze nelle scuole dell’infanzia e primarie, questionari, ecc. Il Convegno ha celebrato l’ avvicendamento all’interno del gruppo tra i fondatori e coloro che avranno l’impegno di dare continuità all’ampio e pregevole lavoro di sensibilizzare gli insegnanti riguardo la differenza, nell’apprendimento, tra riuscire e comprendere; la comprensione è un raffinato processo che si avvale anche di memorizzazione e percezione ma che supera tali operazioni e ne attiva di più astratte e generalizzabili.
            Il prof. J.L. Paour dell’Università di Aix-Marseille, infatti, ha presentato nella sua riflessione “Insegnare agli allievi a concettualizzare ciò che sanno dire e fare” l’importanza del processo di astrazione delle relazioni che avviene attraverso la concettualizzazione che comporta la scomposizione di elementi, l’identificazione di relazioni che intercorre tra le parti di un sistema (oggetto, fenomeno fisico o psichico, testo, ecc.), alcune inizialmente, e tutte in conclusione, la rappresentazione del sistema che consente di comprenderlo, spiegarlo e trasformarlo. Il prof. Paour ha presentato lo strumento per i bambini “Ordo” costituito da n. 72 sequenze appartenenti ad otto storie; lo scopo delle sequenze non è tanto quello di trovare il loro ordine quanto quello di risalire ai significati desunti dall’analisi delle immagini che giustificano un ordine, che viene progressivamente elaborato e spiegato. Solo quando il bambino motiva e rende ragione dell’ordine tra le sequenze la storia può dirsi compresa.
            La prof.ssa S. Cèbe dell’Università Blaise Pascal di Clermont-Ferrand ha presentato l’intervento “La comprensione in lettura non è un gioco da bambini: è un lavoro per gli allievi e i loro insegnanti” per sostenere che la comprensione di un testo richiede molte conoscenze ed innumerevoli competenze, tanto da non ridursi a saper rispondere a domande, rimettere in ordine le immagini e rievocare un racconto, pratiche abituali tra gli insegnanti ed interpretate come verifica della comprensione di un testo da parte del bambino. La prof.ssa ha utilizzato come esempio la storia Il doudou di Siyabou per chiarire quando si comprende un testo in profondità che avviene quando si accompagnano i bambini a porre attenzione a ciò che accade, a cosa pensano i personaggi, ai fini e ai motivi delle loro azioni, ai sentimenti e alle emozioni, alle conoscenze e ai ragionamenti. Un testo dunque comporta compiti di scoperta di “quel” testo, produzione di inferenze, riformulazioni e parafrasi, transfert per applicare le abilità acquisite e valutare la comprensione, ed i cosiddetti compiti “staccati” quali l’esercizio delle procedure inerenti la risoluzione delle attività scolastiche abituali.

Sabato mattina i convegnisti si sono suddivisi nei quattro gruppi “Cultura del compito”, “Valutazione dinamica”, “Lavoro sui giochi”, “Scuola-Famiglia”,  per affrontare le questioni inerenti la scelta di procedere metacognitivamente nell’apprendimento con riferimento alla individuazione del compito, alla valutazione dell’intelligenza, allo svolgimento di un gioco e al rapporto con i genitori. Procedere metacognitivamente nel processo di insegnamento/apprendimento implica che l’insegnante accompagni il bambino a comprendere e a spiegare come fa per portare a termine un’attività individuale o in gruppo; la consapevolezza relativa al “come”, cioè alle operazioni pratiche ed astratte poste in atto, sostiene una rappresentazione mentale, costantemente ridescritta, funzionale a sempre nuove acquisizioni durature e profonde. Tale stile dell’insegnante non può non coinvolgere anche i genitori affinché, pur nella distinzione dei ruoli, attivino la mente del bambino avvalendosi più di domande che di risposte, chiedendo spiegazioni, tollerando il conflitto cognitivo, giocando insieme, preoccupandosi più dei processi di comprensione che di anticipazioni mnemoniche.

            La partecipazione al Convegno è stata un’ulteriore conferma della specificità dell’azione didattica, la cui cura consente di rispettare i processi di comprensione e l’intelligenza dei bambini, assicurando quella competenza professionale all’insegnante di scuola dell’infanzia e all’educatore di nido dell’infanzia che ne onorano i ruoli nell’ambito del mondo del lavoro, le funzioni nell’ambito sociale e culturale e le passioni nell’ambito di una vita profilata di senso e di passione.


Milva Capoia

Pedagogista




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