martedì 22 marzo 2016

Doppio punto di vista - Febbraio 2016. PROSPETTIVE

Di Claudia Ottella

Un nuovo anno solare, ci porta pensieri e propositi che guardano al futuro, profila attese, aspettative, prospettive. Nei servizi educativi peraltro abbiamo ogni giorno tra le mani il futuro, sono abitati e vissuti dal futuro e quindi riflettere sulle prospettive di lavoro diventa un impegno naturale ma necessario, una responsabilità da fare propria.



Il punto di vista dei servizi
Ragionare in termini di prospettiva nell’ambito di un servizio educativo vuol dire saper aprire gli sguardi oltre il tempo e lo spazio, significa andare oltre i confini del proprio tempo educativo e dei propri margini strutturali. I servizi educativi hanno il delicato compito di lavorare nel qui e ora, nel rispetto dei tempi dei bambini, ma con un occhio al futuro, immaginando il proprio impegno per l’adulto che domani attraverserà il mondo.
In concreto tutto questo si può realizzare nella partecipazione, nella continuità, nella documentazione: sfaccettature diverse di un lavoro di progettazione condivisa che può permettere di non ridurre il proprio ambito di intervento alle mura del nido o della scuola, ma di far entrare, e di uscire incontro alla comunità, alle famiglie, agli altri servizi. Il termine prospettive non deve dunque ricondurre solo a obiettivi da raggiungere quanto piuttosto al favorire nei bambini il divenire di un percorso, nella consapevolezza dell’essere solo una parte di esso, e nell’impegno costante a trovare il giusto equilibrio. Questo significa saper realizzare al proprio interno un’azione di orientamento (o di ri-orientamento) di pratiche, abitudini, azioni facendole diventare il risultato di scelte consapevoli, orientate al futuro ma fondate sul presente.

Il punto di vista dei servizi
Ci sono famiglie per le quali non è sempre facile intendere il percorso educativo dei bambini in termini di prospettive, e che riservano al momento le preoccupazioni, gli impegni, le possibilità: in questi casi tutto rallenta nell’ansia percepita che sia troppo presto per pensare al domani. In altri casi all’opposto ogni azione è percepita come funzionale solo al domani, in una rincorsa affannosa del tempo, nel timore di perdere tappe, di arrivare in ritardo. Due casi opposti, in antitesi, dove il termine prospettive deve essere ricondotto alla necessità di restituire una visione di equilibrio tra reale e possibile: dare opportunità ai bambini immaginando e dando fiducia in ciò che possono essere e possono fare, costruire e ricercare occasioni di crescita, senza forzare, senza spingere troppo oltre. Ripristinare armonia nelle prospettive delle famiglie significa restituire un’immagine di bambino che non deve essere protetto da tutto ciò che nel mondo può incontrare, ma nemmeno costretto in azioni orientate solo a conquistare un risultato.

Ogni momento educativo e formativo ha il suo giusto tempo, un tempo che non è mai sprecato. E se ogni processo è prospettiva fondante dei processi successivi esso deve adeguato alle possibilità di esperienza del bambino. È dunque lo sguardo adulto che deve divenire uno sguardo aperto, che deve saper andare oltre e catturare come un grandangolo una prospettiva più ampia dell’immagine di bambino che abbiamo di fronte.

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