martedì 17 maggio 2016

Esperienze in corso - Aprile 2016. INFANZIA, SERVIZI E QUESTIONI DI “GENDER”

Di Ginevra Rella

Negli ultimi mesi la polemica sui cosiddetti “libri gender” ha percorso l’Italia, talvolta riproponendosi nei servizi educativi purtroppo non nei termini di dialogo sull’educazione, quanto di battaglia ideologica.


Proverò qui a riposizionare il tema, poiché non ritengo la presenza di libri che parlano ai bambini di diversità, di famiglie al plurale, di legami affettivi, frutto di una volontà d’imposizione di valori nei servizi, quanto una tensione e una necessità sia etica che educativa. 
Accogliere ciascuno, riconoscendolo nella sua identità personale, familiare e culturale, è quanto ci richiede in primis la Convenzione sui diritti dell’Infanzia dell’ONU. Affinché queste non siano parole vuote, dobbiamo interrogarci su cosa rappresenti realmente nella quotidianità di un bambino o di una bambina di 2, 3, 4 anni sentirsi accolto e riconosciuto all’interno del contesto che la società ha predisposto per lui/lei. Non è sicuramente una citazione nel Progetto pedagogico o l’adesione del servizio a un’iniziativa per il 21 novembre, Giornata internazionale dei Diritti all’Infanzia e dell’Adolescenza che lo rappresenta: per un bambino o una bambina la differenza si colloca nella misura in cui si sentirà accolto/a insieme alla sua famiglia nella quotidianità del servizio, nella misura in cui potrà riconoscere la sua esperienza nei libri che percorre insieme ai pari e reinventarla attraverso i materiali di gioco...
Nell’incontro con l’esperienza dell’altro, ciascun bambino arricchisce la propria, acquisendo maggiore consapevolezza di se stesso, in modo progressivamente più ricco e articolato. Proprio uno dei testi messi “al bando” racconta in modo intenso il valore di riconoscersi nella diversità, ciascuno con il proprio modo di essere, lontano da ogni omologazione: Io e te (Côté, 2010) narra l’amicizia fra un coniglietto e un maialino che, dopo aver reciprocamente provato a trasformarsi l’uno nell’altro, scoprono quanto ci si possa voler bene nel riconoscimento delle rispettive diversità.
In quest’ottica, si evidenzia come i servizi educativi non si pongano l’obiettivo propagandistico di far aderire il bambino o la bambina a una visione del mondo univoca e magari in contrasto con quella familiare, quanto di aprire la persona in crescita all’idea che vi sono diversi modi di percorrerlo e pensarlo, riconoscendo l’esperienza di ciascuno, senza pretesa di posizionarle in una scala valoriale. 
Qui si colloca il dialogo con la famiglia: come servizi educativi, non ci si propone di giungere necessariamente a una coincidenza di valori, quanto di rendere possibili e reali un confronto e una negoziazione sulle prassi che da questi discendono (Vandenbroeck, 2010). A partire dal valore di fondo di cui il servizio si fa portatore, rappresentato dal rispetto dell’identità e della cultura familiare di ciascuno, è necessario impegnarsi a progettare contesti di confronto autentici, in cui dare spazio alle diverse voci e metterle in dialogo. Si potrà quindi leggere e discutere fra adulti dei testi che verranno proposti ai bambini e alle bambine, raccontando le modalità e il contesto in cui abbiamo progettato che ciò avvenga. Ci sarà modo di raccogliere spunti sulle modalità di coinvolgimento delle famiglie reinventando occasioni che non siano la “festa del papà a cui però può venire lo zio”, evitando che famiglie monogenitoriali, con padri lontani o diversamente composte si sentano escluse e, al contempo, senza che i papà stessi si sentano poco valorizzati. Sarà possibile un confronto con la famiglia sul racconto delle origini di un bambino che si interroga sulla “mamma di pancia” e la “mamma di cuore” che tanto incuriosisce i compagni e le compagne di sezione… Una molteplicità di situazioni, che nasce nello specifico di ciascun incontro fra un servizio, un gruppo di lavoro e le famiglie che il servizio lo vivono, molti interrogativi e possibilità che si traducono in un cammino che non arricchisce solo i bambini e le bambine, ma fa crescere anche gli adulti che insieme a loro lo percorrono.
Per raccogliere questa sfida educativa è necessario che educatori e insegnanti si aprano a una riflessione e a un confronto su svariati livelli.
Preliminare a ogni lettura proposta ai bambini o a ogni decisione sull’indire una festa “del papà”, o ”delle persone care”, è imprescindibile un confronto nel gruppo di lavoro. L’impegno è quello di aprire un dialogo in cui sensibilità e valori diversi possano emergere, affinché ciascuno possa riflettere su come i propri impliciti entrano in gioco nella relazione con la famiglia, vivendo al contempo in prima persona la coesistenza di diverse visioni del mondo.
Di fronte a questa diversità un rischio che potrebbe nascere è la scelta dell’astensione: non essendovi verità di scienza esatta, cosa potrebbe essere più sicuro che veleggiare lontano da questi temi, rimanendo sul terreno neutrale del gioco con i materiali naturali, dell’accostamento alla lingua inglese, della tempera?
Questo sì rappresenta a mio avviso un grande rischio: prescindere come contesti educativi dai temi dell’educazione affettiva e della diversità come riconoscimento di ciascuno nella sua personale esperienza, significa trasmettere attraverso tale “scelta agita” non solo il rifiuto dell’individuo nella sua identità ma altresì un’immagine di essere umano parziale, non riconoscendo la centralità nell’esperienza umana del vissuto familiare e della componente affettiva e comunicando così la “pericolosità” di tematiche su cui i cittadini di oggi e domani hanno diritto di essere accompagnati nella crescita.
Come professionista e come genitrice, mi sono a lungo interrogata su cosa vorrei trasmettere a mio figlio, per la sua esperienza nel mondo e per ciò che la sua esperienza porterà al mondo. Con quell’unico desiderio di un mago della lampada che ciascuno di noi prova a tradurre in mille scelte quotidiane, vorrei trasmettergli il rispetto per se stesso e per gli altri.


Côté G., Io e te, Nord-Sud, Milano, 2010.
Maalouf A., L’identità, Bompiani, Milano, 2008.
Manzani S., Figli di uno stesso sesso. Abbattere le barriere educative nei confronti delle famiglie omogenitoriali, Fernandel, Ravenna, 2011.
Marzano M., Mamma, papà e gender, Utet, Torino, 2015.
Nigris E., Ecologia della differenza. Conoscenza e valorizzazione delle differenze dei bambini nella Scuola per l’Infanzia, secondo i Nuovi Orientamenti della Scuola Materna, Edizioni Junior, Bergamo, 1997.
ONU, Convenzione Internazionale sui Diritti dell’infanzia, New York, 1989.
Vandenbroeck M., Educare alla diversità sociale, culturale, etnica, familiare, Edizioni Junior, Azzano S. Paolo (Bg), 20

Nessun commento:

Posta un commento